venerdì 13 marzo 2020

Covid 19 e si scoprirono le fabbriche

Dopo aver sentito celebrare lo smart working come il totem dell'attività lavorativa, ovviamente sostenuto da parolai della grande informazione che non hanno mai varcato la soglia di una fabbrica, ecco che un paio di giorni fa un collegamento de La7 con un'azienda del Nord Milano ha portato alla ribalta il lavoro manuale, il lavoro di operai e tecnici preoccupati per gli eventuali possibili contagi da coronavirus.
Questo ha fatto aprire un dibattito sui rischi, ma anche, indirettamente, sulla ineludibilità del lavoro manuale, della presenza fisica sul luogo di lavoro: la fabbrica, elemento capofila della nostra Economia.
In un post del 10 marzo ho scritto che se è ammesso uscire di casa per fare la spesa per approvvigionarci degli alimentari, non possiamo ignorare che tutti questi sono in una filiera industriale, dalla raccolta alla lavorazione, al confezionamento e alla mobilità per portarceli fino alla porta di casa.
E a proposito delle consegne a domicilio, anch'esse esaltate in qualcke talk show coma LA soluzione per non uscire di casa, nessuno si era preoccupato di informarsi sui tempi di consegna: almeno una settimana!
Trovo corretto integrare questa riflessione citando il comunicato di Confindustria lombarda del giorno 11 marzo dove  viene proposto un codice di autoregolamentazione che prevede "procedure misure anticontagio sul luogo di lavoro e in tutte le attività connesse". 

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