mercoledì 28 febbraio 2018

Sindaca Raggi, a quando le valigie?

"Se vogliamo intervenire seriamente dobbiamo avere il coraggio di adottare maniere forti. Bisogna intervenire sulle cause, non soltanto sugli effetti", l'ha scritto la signora Virginia Raggi su facebook.
E se lo dice lei non possiamo che avviarci all'azione: dopo l'improvvida dichiarazione al C40 Women4Climate in tema di fermo dei veicoli diesel non possiamo che auspicare la maniera forte, vale a dire la destituzione di una sindaca che a Città del Messico ha dimostrato scarsa conoscenza dei problemi di una città come Roma, oltre ai gravi effetti che sta già causando. Mi domando se si è resa conto che quel sasso in piccionaia avrebbe avuto ripercussioni negative su più fronti: iniziativa inaccettabile dalla prima amministratrice della capitale d'Italia.
Avevo sempre giustificato le falle nella gestione attribuendole a dirigenti e funzionari, ma in questa occasione, dove ha  fatto tutto da sola, ecco emergere quei limiti che la capitale d'Italia, ma anche solo il  capoluogo di una regione, non può permettersi.
Sì, se ne vada accompagnata da tutti i suoi consiglieri nutriti di idee demagogiche quanto utopistiche in tema di ambiente. 

martedì 27 febbraio 2018

DIESEL, la boutade elettorale della sindaca Raggi

Non può che considerarsi un nonsense, seppur come uno dei tanti con preciso scopo elettorale, la decisione della sindaca di Roma di vietare l'accesso dei veicoli a gasolio nel centro dell'urbe.
I sondaggi non ufficiali e comunque un ampio parere della gente rivela che il M5s non otterrà il successo sperato nel Lazio ed allora ecco la "grande" decisione: un contentino a sedicenti ambientalisti.
Certo che se l'amministrazione di Roma vuole prendere esempio nell'analogo provvedimento adottato da città tedesche come Stoccarda (620.000 abitanti), Dusseldorf (600.000) e Lipsia (550.000)... non credo siamo proprio sulla stessa linea di Roma che ne conta cinque volte tanto...
Esprimo preoccupazione per i romani perché significa che la giunta capitolina non ha ancora capito che città sta amministrando.
Una decisione del genere deve essere suffragata dal sostegno di dati tecnico-economici perché ignora tutti i veicoli commerciali, dai furgoni in su, che hanno motori diesel.
A questo si aggiunga che il 50% degli autoveicoli va a gasolio e che Roma, come Milano, è circondata da un anello autostradale, il GRA, dove circolano ogni giorno decine di migliaia di veicoli sia a gasolio che a benzina: inquinano tutti, gentile signora Raggi.
Vorrei anche ricordarle che l'inquinamento di Roma (e Milano) è da ricercarsi su flussi mossi dalle correnti, oltre che dai motori che circolano all'interno della città. Roma, che non ha servizi pubblici all'altezza del suo ruolo di capitale, dispone di una metropolitana ripartita su tre linee per complessivi 59 k mentre la rete di Milano è lunga ben 101
Ah, dimenticavo, la sindaca e i suoi consiglieri si informino anche sulle decine di migliaia di lavoratori che portano a casa lo stipendio nella  produzione di motori diesel e dei validi ricercatori da anni intenti nel produrli sempre meno inquinanti (si leggano i risultati dell'euro 6): questo provvedimento li mortificherà tutti dimostrando che la politica percorre una strada divergente rispetto al mondo reale.
Ho trovato ampiamente esaustivo l'articolo del Prof. Pier Luigi del Viscovo sul Sole 24 ore, è tutto da leggere   http://www.ilsole24ore.com/art/motori/2018-02-26/diesel-addio-e-davvero-vicino-probabilmente-no-183919.shtml?uuid=AEKwZH7D
La propulsione elettrica, come alternativa al gasolio, è tuttora utopia, e non saranno certo siffatti divieti ad incrementare la loro diffusione; queste vetture, una volta completata la rete nazionale, avranno un bisogno tale di energia che per produrla servirà  ...inquinare. Proprio un bel risultato!
Ecco, si pensi a tutto questo prima di emettere sparate del genere, e il fatto che sia sotto elezioni mi puzza più di una accelerata di motore.
Si auspica che Sala, sindaco di Milano, non la imiti altrimenti perderebbe qualche consenso portandosi al livello di discredito politico ottenuto dalla gestione Pisapia.

giovedì 22 febbraio 2018

BOLLETTE LUCE - un commento dal cuore

Scoperta la bufala dei "pareri" di Altroconsumo e che la prossima bolletta sarà gravata di 30-35 euro, rimprovero la pertinente Autorità per non avere chiarito subito quantificando il maggior onere registro che tra le numerose reazioni che mi sono pervenute riporto quella di un nostro Connazionale, un Italiano a cui addebitare anche solo 1 (UN) centesimo di quanto non pagato da altri si configurerebbe come un'appropriazione indebita.

"Io ho 3 figli da mantenere, ho sempre pagato le mie bollette e insieme a tanti cittadini onesti mantengo con le trattenute che mi gravano ogni mese ....."

Con tutto il rispetto alle funzioni di Tar, Consiglio di Stato e Arera, ritengo che le deliberazioni che porterebbero a ripartire su corretti  utenti dell'energia elettrica i mancati introiti delle grandi compagnie sia un mettere le mani nelle tasche di ONESTI Italiani sebbene, come ha precisato oggi l'ENEL, l'extra sarà di entità modesta, intanto il Codacons specifica "non riguarda i consumi ma gli oneri di sistema non pagati dagli operatori ai distributori di energia".
In ogni caso, oltre ad essere un aggravio (seppur di modesta entità) che non deve essere scaricato sulle spalle di onesti cittadini, può prospettarsi un pericoloso precedente.
Ribadisco quanto già dichiarato:
NON si deve gravate l'utente/cliente onesto di balzelli non pertinenti al suo ruolo per almeno due buone ragioni:
- lo Stato ha già incrementato gli oneri di sistema che ritemgo di discutibile attinenza con la fornitura
- si creerebbe un precedente gravoso, pericoloso e quindi INTOLLERABILE

Non sia mai; pertanto, anche per evitare l'avvio di pur legittimi ricorsi, sarebbe opportuno che intervenga al più presto il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda. 

BOLLETTE LUCE, nessun addebito extra a carico degli utenti onesti e corretti, SIANO TUTELATI dallo Stato!

Torno su questo increscioso argomento per attirare l'attenzione sui miei post di ieri e del 19 febbraio per invitare ad un'ampia azione comune affinché nessun utente debba vedere vilipesa la propria correttezza. 
Si invita il ministro dello Sviluppo economico CARLO CALENDA a cancellare ogni azione amministrativa derivata dalle deliberazioni 50 e 52/2018 dell'ARERA ai danni degli utenti corretti perché rappresentano un vero insulto ai milioni di cittadini italiani la cui "colpa" è quella di avere rispettato le regole assolvendo al pagamento delle forniture della rete elettrica.
Impensabile quindi aggirare i contratti e offendere i punti fondamentali della legge: pago per il bene o servizio ottenuto, ma non per gli altri, quindi gli utenti corretti NON DEBBONO PAGARE ONERI PER COLPA DI CHI NON HA PAGATO, non siamo una snc.
Si invitano TUTTI gli organi di stampa a porre in assoluto rilievo questo grave problema che finisce per rendere franchi i disonesti, i "turisti della bolletta".
Frattanto, via Whatsapp, sui cellulari circola un messaggio secondo il quale ALTROCONSUMO suggerisce di non pagare in attesa del TAR. 
NON E' VERO, E' UNA BUFALA!!!  
Lo afferma la stessa Associazione sul proprio sito; infatti le due deliberazioni ARERA, come ho risposto a tutti coloro che mi interpellavano a questo proposito, non può avere senso un ricorso al Tar quando le deliberazioni sono il compendio proprio di sentenze del TAR e del Consiglio di Stato.
In ogni caso l'utente/cliente onesto NON deve essere gravato di balzelli non pertinenti al suo ruolo per almeno due buone ragioni:
- lo Stato ha già incrementato gli oneri di sistema che ritengo di discutibile attinenza con la fornitura
- si creerebbe un precedente gravoso, pericoloso e quindi INTOLLERABILE.
Per questo ritengo occorra un provvedimento dal piano più alto, dal ministro Calenda, e frattanto sollecitiamo i servitori dello Stato affinché siano tutelati gli onesti!
Chiedo a chi mi legge un commento così da avviare un'istanza ai ..piani alti.

mercoledì 21 febbraio 2018

LUCE, inaccettabile che furbetti e altri la facciano pagare agli ONESTI. Appello a CALENDA

Avevo già lanciato il mio pensiero nel post di un paio di giorni fa; ora approfondisco citando la fonte di questa vera e propria ingiustizia ai danni degli utenti/clienti onesti che, talvolta a prezzo di enormi sacrifici,  pagano regolarmente la fattura del fornitore. Il tutto è racchiuso nel (lungo e cavilloso) testo della deliberazione 52/2018 dell'ARERA, l'Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, quindi un organo statale.
Prima di questo documento, datato 1° febbraio 2018, c'è l'ancora più lungo (22 pagine) della deliberazione 50/2018  a firma del suo presidente Guido Bortoni che, in modo esplicito, riprendendo una sentenza del Consiglio di Stato, e soprattutto del Tar Lombardia secondo il quale "ha ritenuto legittima la regolazione dell'Autorità nella parte in cui attribuisce al venditore l'obbligo di fatturare e riscuotere gli oneri generali di sistema presso i clienti finali (gli utenti, quindi) , corrispondendo il gettito all'impresa distributrice; ciò in quanto, da un lato, è "soltanto con il venditore che  il cliente finale intrattiene rapporti e non anche con il distributore" ecc... , viene scaricata sugli utenti (i finali utilizzatori) una parte dei mancati introiti.
Questo increscioso episodio dà fiato a chi ritiene che gli (strapagati) burocrati di Stato sappiano poco del mondo reale dove, pongo un esempio, un concessionario d'automobili non si rivale sugli altri clienti se qualcuno non finisce di pagare le rate della vettura che ha comprato. Gliela ritira, così i distributori di energia elettrica dovrebbero staccare la luce. E' così o no? 
Totalmente condivisibile quindi la sintesi "Si socializzano i debiti ma si privatizzano i profitti".
E dato che l'ARERA fa capo al Ministero dello Sviluppo Economico sarà compito di Carlo Calenda correggere questo "svarione" e lasciare gli utenti finali liberi da un onere, qualunque esso sia e comunque del tutto incomprensibile ed inaccettabile; va quindi a lui l'appello di tutti gli Italiani onesti.

martedì 20 febbraio 2018

Pistoia: teppisti contro disabile

Quattro minorenni adocchiano un anziano che cammina appoggiandosi al bastone; uno si stacca e,  mentre un compare riprende la scena col telefonino, con una manata spinge via il bastone facendo cadere l'uomo.
Posso solo immaginare cosa avrà provato, sia come dolore fisico che come umiliazione, quel poveruomo;  chissà se lo immaginano quegli apprendisti delinquenti che hanno poi voluto gloriarsi postando il filmato del loro gesto vigliacco.
Ecco, solo di questo "atto di forza" sanno esprimersi.
Nella serie di improperi e condanne contro quella che certa stampa, in modo alquanto soft, ha definito baby gang (termine quasi benevolo, un vezzeggiativo), quelli più frequenti sono stati di aperto biasimo verso i genitori.
Hanno lasciato crescere delle figure di dubbia utilità se non dannose alla società.
C'è da chiedersi se sapranno dove sta di casa la vergogna per l'educazione che si illudono di avere impartito loro, verso i ragazzi l'augurio di portare rimorso per tutta la vita.

EMBRACO, tifiamo tutti CALENDA

Le schiette dichiarazioni del nostro ministro Ministro dello Sviluppo economico Calenda a proposito delle trattative per la soluzione del problema Embraco ci hanno (piacevolmente) sorpresi.
Ormai assuefatti dai discorsi in politichese di suoi colleghi di governo (soprattutto di ieri) hanno mosso le coscienze e resi tutti noi consapevoli che alcuni paesi, soprattutto quelli di recente ingresso, hanno fatto dell'Unione Europea un libero mercato dove attingere risorse a spese dei colleghi.
Se pensiamo che per un ventennio nostri governanti (tuttora operativi) ci hanno riempito di prediche dove dovevamo aiutare paesi in via di sviluppo, nazioni che si stavano scrollando di dosso il peso del Patto di Varsavia, spalancando loro le porte di accesso all'UE ci rendiamo conto che la loro sedicente lungimiranza si fermava alla sola teoria. Da una decina d'anni centinaia di aziende stanno lasciando il nostro territorio per insediarsi in paesi come Ungheria, Romania, Slovacchia o Polonia che fanno ponti d'oro per accoglierli fornendo facilitazioni di vario tipo e, soprattutto, una manodopera che costa un terzo di quella italiana e condizioni di lavoro che i nostri sindacati boccerebbero senza appello.
Ora la vicenda EMBRACO è riuscita a fare breccia in un'informazione tutta dedita alla campagna elettorale delle cento promesse e di una certezza, quella dei loro emolumenti.
Occorre che il nostro Ministro abbia l'appoggio incondizionato di tutte le forze politiche per ottenere assolute tutele dell'Italia in sede europea.
Più che uscire dall'euro mi sa che ora possa paventarsi l'idea di uscita dall'UE a cui stiamo dando, e tanto, da tempo

 p.s. A Carlo Calenda, al cui dicastero compete anche l'energia, si chiede inoltre di impedire che utenti onesti della fornitura elettrica paghino per chi corretto non è.

lunedì 19 febbraio 2018

LUCE, la paghiamo anche per chi non la paga?

Ebbene sì; è la sconcertante decisione del Consiglio di Stato: "l'obbligato al versamento degli oneri di sistema è il cliente finale". Riprende infatti una delibera dell'Arera, l'autorità per l'energia elettrica e il gas.
In altre parole una parte di quelle bollette non pagate da utenti morosi oppure da furbetti che, pur di non pagare il dovuto, passano repentinamente da un gestore all'altro, sarà ripartito sulle bollette degli altri, di quelli che, correttamente, pagano i propri consumi.
Basta seguire, per esempio, certe inchieste su appartamenti occupati abusivamente con allacciamenti elettrici truffaldini per renderci conto di quanto sia vasta la portata del problema. Che dire poi di aziende che hanno chiuso i battenti lasciano non pagati i dipendenti, figuriamoci bollette e fatture di fornitori...
Lo si apprende grazie ad un ben argomentato articolo a firma Jacopo Giliberto pubblicato il 14 febbraio da Il Sole 24 Ore che quantifica in circa un miliardo di euro l'insoluto totale.
Altrettanto ben dettagliata è la descrizione fatta da Federico Formica su Repubblica.it del 15.
Certo al Consiglio di Stato ci avranno pensato bene prima di pronunciarsi così, ma dovranno ammettere che è dai "piani alti" che ci viene fatto capire che ad essere onesti, rispettosi delle regole, ci si rimette.
E vogliamo credere che ora l'inadempiente avrà dei rimorsi? Ma figuriamoci.
In attesa di un doveroso chiarimento ricordo che lo Stato ha il compito di tutelare gli Onesti!

sabato 10 febbraio 2018

Memoria corta e vergogna nel GIORNO DEL RICORDO

La foto di una bambina che tiene stretta una valigia su cui campeggia la scritta   Esule Giuliana n° 30001    è forse il simbolo più toccante della diaspora giuliano dalmata.
(foto tratta da internet)
La bimba si chiama, perché tuttora vivente, Egea Haffner, nata a Pola nel 1941.
Dovrebbe essere osservata per qualche minuto da chi, non potendo invocare il negazionismo, sminuisce o distorce cosa ha rappresentato il forzato esodo di 350.000 Italiani dall’Istria e dalla parte settentrionale della Dalmazia.
Gente che, con la morte nel cuore, aveva messo in valigie e fagotti quanto più possibile era riuscita a trattenere per sé nel viaggio verso l’ignoto futuro …italiano.
Legittima preoccupazione se pensiamo che un noto quotidiano il 30 novembre 1946 pubblicò un articolo dove si poteva leggere 
“Non riusciremo mai a considerare aventi diritto ad asilo coloro che si sono riversati nelle nostre grandi città. Non sotto la spinta del nemico incalzante, ma impauriti dall’alito di libertà che precedeva o coincideva con l’avanzata  degli eserciti liberatori. Non meritano davvero la nostra solidarietà né hanno diritto a rubarci pane e spazio che sono già così scarsi”.
Quel giornale era L’Unità. 

Non so se furono solo quelle pagine ad incitare al rifiuto di altri Italiani; certo tristemente passato alla Storia è “il treno della vergogna”, un convoglio di carri merci su cui viaggiarono nostri profughi che, provenienti da Pola, erano sbarcati dalla nave Toscana ad Ancona  ed erano diretti a Bologna. In questa stazione li attendeva il massimo dell'ostilità: il treno venne preso a sassate mentre aderenti alla CGIL minacciarono di scioperare se a quegli esuli  fosse stato dato da mangiare.
Era il 18 febbraio del 1947 * 

Fu scritta una pagina vergognosa contro connazionali inermi e auspico un momento di riflessione per quanta sofferenza questi patirono espulsi dalle italiche terre giuliano dalmate.

*nel 2007 venne posta una lapide sul muro dell'ex mensa ferrovieri al binario 1. 

(articolo presente anche in  http://unavaligiadisperanze.blogspot.it/ )



giovedì 8 febbraio 2018

Alpini Bersaglieri e Fanti per l'obbligo del servizio militare

Dove è l’amore di Patria? Il Tricolore è da sventolare solo allo stadio? Quali riferimenti hanno oggi i giovani? Peraltro, fin dall’infanzia, eliminando perfino la bocciatura nella scuola primaria, è stato tolto loro ogni stimolo al miglioramento, l’orizzonte delle ambizioni. 
Negli ultimi anni si è sempre più diffusa una lagnanza mista alla rassegnazione: “certe cose non sarebbero successe se i giovani avessero fatto il militare”.
Le Associazioni Nazionali di Alpini, Bersaglieri e Fanti hanno raccolto questo anelito sociale e, sotto il titolo: “Ripristino di un periodo di servizio obbligatorio dei giovani a favore della Patria nelle modalità che la politica vorrà individuare”, hanno voluto scuotere l'opinione pubblica, ma soprattutto le forze politiche promuovendo una conferenza stampa che si è tenuta a Milano, al Palazzo delle Stelline lo scorso 7 febbraio.
La sala era strapiena di Alpini, ma anche di cittadini interessati dall'importante argomento.
Vuoi per questo, e mi auguro non l'abbiano fatto per l'approssimarsi delle elezioni, erano presenti anche noti esponenti politici.
Doverosa la loro presenza perché la "legge Martino", con cui si sospendeva l'obbligatorietà del servizio militare dal 1° gennaio 2005, fu approvata con 433 voti favorevoli, 17 contrari e 7 astenuti (i Verdi).
Da quel momento alle armi si poteva accedere solo per ferma volontaria e, col tempo, le conseguenze sociali si sono viste.
Anche io sono tra quelli che ritiene che nulla si è sostituito all'importanza del servizio militare; se vogliamo, e solo parzialmente, la pratica sportiva che non deve però essere interpretata solo di puro agonismo.
Ai nostri giovani è mancata l'opportunità di fare nuove conoscenze, di costruire aggregazione, imparare il rispetto delle regole, della gerarchia: parole bollate anche da molti opinion maker senza tener conto che la vita da adulti, soprattutto il mondo del lavoro, avrebbero imposto tutto questo.
Perché quindi non prenderne confidenza al termine delle scuole superiori con una ferma obbligatoria di 6 mesi?
Fino ad una quindicina d'anni fa il principale problema rappresentato dal servizio militare era l'interruzione dell'attività lavorativa o il ritardo nell'iniziarla; oggi, che in gran parte dei casi il posto di lavoro si fa attendere dopo la maturità o laurea, il trascorrere 6 mesi da soldato può essere un'utile, complementare esperienza formativa. 
A chi oppone i nei della vita di caserma si può rispondere che, tolti alcuni aspetti migliorabili se non solo perfettibili,  c’era comunque una inequivocabile risposta: il limite temporale, dopo una dozzina di mesi la naia finiva. Si tornava alla vita borghese dopo aver costruito, cementato rapporti umani e quanto di positivo era stato appreso "con le stellette" è testimoniato dalle centinaia di appelli che molte riviste pubblicano: congedati che, a distanza di anni, pubblicano fotografie della leva militare cercando commilitoni.
Sebastiano FAVERO - ANA  ©

Daniele CAROZZI - ANB  ©

Gianni STUCCHI - ANF  ©
La vita militare ha rappresentato una grande palestra, una scuola di vita e io ho condiviso l'iniziativa illustrata in quella conferenza stampa da associazioni d'Arma rappresentate ai massimi livelli: Sebastiano FAVERO, presidente nazionale dell’ANA, Daniele CAROZZI, vicepresidente dell’Associazione Bersaglieri e Gianni STUCCHI,  presidente dell’Associazione del Fante in  rappresentanza di circa 400mila iscritti.
Mons Bruno FASANI  ©
Mons. Bruno FASANI, direttore della rivista L'Alpino, ha aperto l'incontro: "Non è un escamotage per rimpinguare le fila che si stanno assottigliando, ma fare fronte ad un problema morale, al vuoto educativo, occorre seminare nelle nuove generazioni il senso del servizio comune, educare alle responsabilità con nuove sensibilità",  Fra le motivazioni morali anche quella che questa iniziativa è da interpretare come un investimento, non un costo.
Davvero significativi e numerosi gli esponenti politici che hanno aderito; mancavano solo Forza Italia e il Mov. 5 stelle. Affido però alla lettura del mio articolo pubblicato su http://www.teleinsubria.net/  tutti i dettagli del dibattito; a me preme notare che si sono rilevate posizioni differenti, talvolta opposte sul modo di attuare la proposta, tuttavia nel porre un problema si è data anche la sua soluzione: alle forze politiche il compito di trovare il percorso per raggiungerla.


(foto di Gianmaria Italia © proprietà riservata)

leggi anche   unavaligiadisperanze.blogspot.it   il blog dedicato all'Emigrazione italiana



mercoledì 7 febbraio 2018

RIM JUNIOR 2017 un libro per conoscere l'Emigrazione Italiana

Ormai, quasi quotidianamente, le cronache ci propongono tristi immagini di migranti che, su mezzi  fatiscenti che spesso si rivelano fatali, raggiungono le nostre coste, approdi finali di viaggi durissimi attraverso percorsi che ne minano fisico e morale.
Questo mette in secondo piano o addirittura rappresenta un sipario ad un'altra migrazione, la mostra Emigrazione che aumenta ogni anno.
I viaggi dei nostri emigranti sono certo meno perigliosi, ma hanno un comune denominatore: si lasciano case, affetti per affrontare nuove realtà, nuovi ambienti, nuova gente, nuove lingue spesso alquanto differenti da quelle che credevano di avere ben imparato sui banchi di scuola. Soprattutto si confrontano con altri lavoratori, emigranti di altre nazioni. Insomma l'Emigrazione italiana è una costante che rappresenta ormai l'8% della popolazione nazionale, numeri e persone con cui è indispensabile confrontarsi.

La Fondazione Migrantes, confermando ancora una volta la sua attenzione a questo tema, ha voluto affiancare all'annuale Rapporto Italiani nel Mondo (510 pagine l'edizione 2017) un "fratellino" chiamato RIM Junior 2017, conta 190 pagine dalla grafica accattivante e ricca di illustrazioni opera di Carmela D'Errico.
L'autrice dei testi è  Daniela Maniscalco mentre preziosa ed autorevole è la collaborazione di Delfina Licata, curatrice e caporedattore del Rapporto. E' lei che introduce l'opera, che ha per sottotitolo Il racconto degli Italiani nel mondo, dichiarando "Questo non è un libro qualsiasi", e ce ne accorgiamo subito.
Presenta, descrive, illustra cosa è stata l'Emigrazione italiana che ha mosso i suoi passi fin dalla fine del XIX secolo. Rivela, con aneddoti e testimonianze, mestieri con cui nostri bisnonni raggiungevano terre straniere e, a prezzo di sacrifici non indifferenti, creavano nuove esistenze, nuovi stili di vita.
Scopriamo così che l'Italia emigrante è stata composta, oltre che da robuste braccia per l'agricoltura, per i cantieri o nelle miniere, anche da barbieri, musicisti, saltimbanchi, spazzacamini, atleti e ...modelli. Sì, quelli che posano per quadri o statue. La Ciociaria era una terra ricca di giovani le cui fattezze (e pazienza) ben si confacevano per queste espressioni artistiche.
Dopo averlo letto, non perdendo una riga, ho imparato molto, ho incrementato la mia conoscenza dell'Emigrazione italiana e, come me, molti altri ex adolescenti apprezzeranno questo Rapporto Italiani nel Mondo in edizione junior, forse per modestia. Quella modestia e rispetto che gli Italiani dovrebbero avere nel considerare ogni connazionale che parte come un messaggero delle nostre tradizioni, della nostra cultura, della nostra Patria.
Daniela Maniscalco e Don Gianni De Robertis
La Fondazione Migrantes, con il suo direttore generale Don Gianni De Robertis e Daniela Maniscalco, ha portato in Lussemburgo, nella Libreria Italiana (direttrice Luisa Maffioli Spagnolli), questa pubblicazione riscuotendo grande interesse e  ammirazione.
Don Gianni De Robertis dialoga con Italiani residenti in Lussemburgo
(testo e foto di Gianmaria Italia)




ALPINI, la gaffe di Baglioni

"Ofelè, fa' el to mesté", vale a dire "Pasticcere, fai il tuo mestiere" verrebbe da dire a Baglioni dopo l'infelice frase "Non faremo un raduno degli alpini" pronunciata nella conferenza stampa di presentazione del 68° Festival di Sanremo.
Non si scopre adesso che Baglioni sia un ottimo cantante, mi sarei aspettato che fosse un altrettanto ottimo oratore, ma l'incipit sugli Alpini non mi è piaciuto.
Adunata Alpini a L'Aquila - da internet
Le adunate degli Alpini sono qualcosa di grande a cui ci si prepara, dai singoli piccoli gruppi fino ai più alti vertici, con uno scrupolo, un'attenzione degna solo di applausi; così sarà, perfettamente organizzata, anche la 91a edizione che  si  celebrerà in maggio a Trento.
Due anni fa ho assistito all'89° Raduno tenutosi ad Asti, festosamente "assediata" da 500mila persone giunte da ogni parte d'Italia e dall'estero, almeno 100.000 (centomila) erano le Penne nere in sfilata: posso testimoniare che raramente un evento di tale portata è stato così ben organizzato e gestito.
Legittimo quindi che tutti i quadri dirigenti degli Alpini si siano risentiti, forse anche indignati, per la definizione alquanto infelice, se non offensiva, che Baglioni, in qualità di direttore artistico del festival sanremese, ha scelto per classificare il proprio evento.
Stamane ho incontrato il comandante Sebastiano Favero, presidente nazionale dell'A.N.A.; si aspetta,  come tutti gli Alpini (e non solo), le scuse da parte di Baglioni. 
il Presidente Sebastiano FAVERO, foto di Gianmaria Italia

Da parte mia debbo dire che le emozioni che suscita un raduno degli Alpini restano indelebilmente scolpite nell'animo di ogni Italiano che vi partecipa; auguro a Baglioni che il suo festival raccolga almeno il 30 per cento di quei sentimenti.

lunedì 5 febbraio 2018

Concorso Magistratura, umiliata una candidata

Una candidata al concorso per magistrati che si teneva alla Fiera di Roma è stata perquisita da agenti della Polizia penitenziaria fino agli indumenti più intimi; lo denuncia la dottoressa Cristiana Sani sospettata, come altre candidate, di occultare bigliettini utili alla soluzione dei test. Si è sentita umiliata da questa violenza, certo non fisica, ma certamente morale.
L'episodio risale al 26 gennaio ma ho preferito attendere oggi per commentarlo sperando che nel frattempo la "grande informazione" (leggasi telegiornali, perchè molte testate nazionali l'hanno riportata) l'avessero posta fra le loro notizie più rilevanti e invece non l'ho sentita.
Quanto accaduto e denunciato mi sembra alquanto immotivato e comunque  è particolarmente lesivo alla dignità della persona.
In un momento in cui la violenza su una donna, comunque espressa, sta occupando le prime pagine, anche questo espisodio avrebbe dovuto destare ulteriore indignazione perchè attuato da esponenti  della Polizia penitenziaria; visto l'ampio orizzonte di solidarietà che si è aperto verso attrici che hanno subito violenza o anche solo molestie non credo sia azzardato ascoltare o leggere un analogo messaggio da parte di una famosissima fiamma azzurra, vale a dire della campionessa di pattinaggio Carolina Kostner.