martedì 21 novembre 2023

"Una morte orribile ad appena due anni"

Appena? Ma come si fa ad usare un avverbio come questo? Eppure è il commento di un giornalista che abbiamo ascoltato stasera, attorno alle 20,20 dal Tg2. Si riferiva al naufragio di due imbarcazioni al largo di Lampedusa. I soccorritori (a cui va un elogio infinito) erano riusciti a salvare una quarantina di naufraghi, ma non a rianimare una bimba di due anni. La mia osservazione non la rivolgo al giornalista che, nell'enfasi emotiva si era lasciato scappare quell'appena che certo molti, come me, avranno commentato: "allora se ne aveva trenta di anni chi se ne frega?". No, perchè, riascoltando il pezzo si sarà ammonito da solo, ma se esiste un capo, un direttore responsabile, sarà il caso di chiedere al Dottor Preziosi: "Lei avrà tante altre cosa a cui pensre, ma qualche suo caporedattore li controlla gli articoli prima di mandarli in onda?". A proposito, faccia fare attenzione anche al femminile quando capita di parlare di una vigile o una soldata: restano la vigile e la soldata perchè è proprio sbagliato declinare in vigilessa e soldatessa.

lunedì 20 novembre 2023

"In un mondo di maschi ci sono pochi uomini"

L'uccisione di Giulia Checchettin non va sottolineata come un episodio isolato, ma un esempio recente della pochezza, della debolezza, chiamiamola pure inferiorità, di tanti maschi (giammai chiamarli uomini) che trasferiscono nella violenza sulla donna, sia lei amica o asconosciuta, tutto il loro stato inconscio e latente di inferiorità. Non c'è alcun provvedimento di legge, pur lodevole, che possa risolvere questa realtà, tantomeno accentuare la punizione; è una tara che esiste e riaffiora nel momento in cui il soggetto si vede emarginato, superato da lei. Perchè, rendiamocene conto e facciamocene una ragione, la femmina, quando non ci è superiore, ben raramente è inferiore a noi.

GIULIA, figlia e sorella di tutti noi

lunedì 13 novembre 2023

Quando l'informazione non fa cultura, anzi

Potrà sembrare una piccolezza dedicare un post a un paio di errori nei quali ricade molto frequentemente la grande informazione; errori che, proprio perchè arrivano dai più diffusi telegiornali, finiscono per essere assimilati anche da chi li ascolta. Parlo di TIR e SOLDATESSA. Sentiamo definire tir qualsiasi autoveicolo di grosse dimensioni, ma sfido chiunque a trovare nelle enciclopedie e nei manuali per la patente che esista un veicolo che si chiami tir. Troverà autocarro, autotreno, autoarticolato, perfino bisarca; nel linguaggio corrente abbiamo camion o bilico. Allora perchè tir? Perchè qualcuno, vedendo il cartello con la scritta TIR affisso sul retro di autoarticolati ha pensato che quello fosse il suo nome, come se su un pullman si debba scrivere AUTOBUS o CORRIERA, invece TIR è l'acronimo di Transports Internationaux Routiers (trasporti internazionali stradali). Quindi una condizione di viaggio, non un veicolo. Tra l'altro può capitare che tale cartello lo si possa trovare anche su furgoni perchè stanno effettuando un trasporto internazionale. Se tir è un errore minore diventa grave nel caso di soldatessa. Grave per due motivi: a) basta consultare vocabolari autorevoli come Hoepli o Treccani, anche su Sapere.it, per leggere che il femminile è solo SOLDATA. b) soldato deriva dal verbo assoldare, cioè uomini in armi che, pagati, venivano ingaggiati da signorotti o monarchi. Riporto quanto pubblicato su Treccani "E' in uso anche soldatessa che però può avere un tono scherzoso o valore spregiativo" E, con quanto sta accadendo in Israele, non è proprio il caso di usare termini scherzosi o, peggio, spregiativi verso donne che stanno combattendo. 15 NOVEMBRE: ho appena avuto notizia che, su segnalazione di una mia lettrice, la Redazione di Repubblica ha corretto in SOLDATA un suo recente articolo. Un grazie alla Signora e complimenti alla correttezza di Repubblica: che sia un positivo riferimento per tutta la classe giornalistica, tg compresa.