domenica 21 gennaio 2024

30 Km/h cui prodest?

L’adozione del limite di velocità a 30 km/h nel Comune di Bologna sta facendo discutere; ci si domanda perché non ci sia stata pari eco anche a Milano dove la specifica segnaletica c'è già da qualche mese, probabilmente perché non sono state ancora attivate le rilevazioni elettroniche e quindi elevate le contravvenzioni. Indipendentemente dal parere negativo espresso dai partiti dell’opposizione in entrambi i Consigli comunali, è contraria anche l’ACI Milano che, con tutto rispetto per chi emana divieti, ha un'autorevole esperienza in tema di traffico e viabilità. A sostenerne invece la validità sono una serie di argomentazioni che mi sembrano più superficiali, ideologiche, che di sostanza. Cominciamo con l’inquinamento. Sarebbe certo abbattuto se, senza interruzioni, percorressimo entro il limite dei 30 km/h una strada di almeno un paio di chilometri (in pianura potremmo anche viaggiare in seconda tenendo il minimo). Cosa impossibile nella rete viaria cittadina dove il passare frequentemente tra le marce inferiori sarebbe certo più inquinante. Serve a tutelare i ciclisti? Ma quali? Si potrebbero evitare i contatti se sia loro che le auto mantenessero ognuno il proprio corso di marcia. Avete mai notato ciclisti che, pur di non fermarsi, continuano a pedalare accanto ad autobus e camion nelle curve dove è ridotta la visibilità di chi è al volante? Il limite, in questo caso, rischia di essere pura demagogia elettorale anche perché non ho ancora sentito un esponente politico biasimare pubblicamente quei ciclisti che ignorano il semaforo rosso o pedalano disinvolti contromano o sul marciapiede. Vogliamo aggiungere l'estemporanea guida dei monopattini elettrici? Ho l'impressione che il limite dei 30 km/h l’abbiano deciso più i politici che i tecnici della materia perché non credo proprio che addetti ai lavori come i vigili urbani avrebbero espresso parere favorevole tout court. Riscontro con autovelox? Mi chiedo se si è verificato che velocità raggiunge un'auto subito dopo aver svincolato un incrocio, quindi pochi secondi dopo aver inserito la seconda marcia. Attenzione che facilmente si è già sui 35-37 km/h, quindi in infrazione e, con la spada di Damocle di ricevere una fotomulta, non ritengo sia prudente guidare ansiosi con l'occhio fisso sul tachimetro. Anche il più irriducibile ambientalista comincerà a storcere il naso appena gli arriverà da pagare la contravvenzione. A favore dell'iniziativa della Giunta di Bologna si associano i pensieri dei Sindaci di Treviso e Nuoro. Con il dovuto rispetto è un supporto che non regge. Ce lo siamo chiesto quanti abitanti hanno queste città? Poco meno di 400mila a Bologna, 85mila Treviso e 35mila a Nuoro. Una situazione viabilistica forse più governabile rispetto a Milano che conta 1.400.000 abitanti e per almeno sei ore al giorno è interessata dal ragguardevole traffico in entrata e uscita dei pendolari. Da un articolo della Redazione ANSA (8 luglio 2016) riprendo due brani della relazione presentata dall'Anci alla Conferenza nazionale sulla mobilità sostenibile: "Ogni giorno Milano accoglie, per studio e lavoro, 474.680 city users", molti meno Roma e Napoli. Più avanti: "Nelle città metropolitane ci si muove prevalentemente in auto (65,9%), a piedi o in bici il 19,2% e con i mezzi pubblici il 12,4%." Allora, chiedo, perchè vogliamo renderci la vita ancora più difficile? Cui prodest? Forse solo a una improduttiva demagogia perchè credo che, alla prova dei fatti, tale divieto sia destinato a sollevare soprattutto del malcontento. A chi rendere conto se si raccoglieranno più problemi che frutti e constateremo di avere speso tanto denaro pubblico in inutile segnaletica verticale e orizzontale? Le arrabbiature le lasciamo fuori contabilità. Nei fondamentali del management si insegna a prefiggersi obiettivi concreti e realizzabili. Domando a chi ha deciso per tale provvedimento, compreso chi votò per ordine di partito più che per consapevolezza, se ci ha riflettuto bene. Presumo che un più rigoroso controllo del limite dei 50 km/h darebbe risultati più soddifacenti.

giovedì 18 gennaio 2024

Quando la politica offende lo sport

Avere in uno stadio o in un palazzo dello Sport una squadra israeliana è sovente motivo di manifestazioni ostili ben lontane dal tifo. E' capitato anche stasera al Centre National Sportif Coque di Lussemburgo. Purtroppo anche in numerose altre occasioni sono frequenti i casi in cui la presenza di atleti israeliani è pretesto per contestazioni estranee alla passione agonistica. Stavolta, per le qualificazioni ai Mondiali di pallamano 2025, erano in campo le formazioni di Lussemburgo e Israele per la gara di ritorno. In quella di ieri la squadra del Granducato aveva vinto per 31 a 28 mentre oggi hanno subito la rimonta degli israeliani che, vincendo per 35 a 27, proseguono il cammino nel torneo e affronteranno la Slovacchia. Questo sul terreno di gioco mentre in tribuna un gruppo di scalmanati ha fischiato e sventolato bandiere della Palestina e del BDS (boicottaggio anti Israele) perfino durante l'esecuzione dell'inno israeliano. Possiamo ben comprendere quale ansia pervada qualsiasi atleta israeliano quando inizia ogni competizione in un tale clima di ostilità. Anche nell'agosto del 2016 decine di bandiere della Palestina vennero esposte da spettatori scozzesi prima, durante e dopo la gara di Champions League tra il Celtic Glasgow e Hapoel Be'er Sheva. Ci fu invece violenza in un'altra partita, stavolta amichevole (sic!), disputatasi nel luglio 2014 a Bischofshofen (Austria) tra Lille e Maccabi Haifa. Verso fine gara alcuni manifestanti, sventolando bandiere della Palestina, entrarono in campo aggredendo a pugni e calci i giocatori israeliani sotto lo sguardo sconcertato dei francesi. Ma l'antisemitismo varca anche i confini della conoscenza. Una decina d'anni fa la squadra di pallacanestro del Maccabi Tel Aviv, una delle più titolate in Europa, venne a giocare a Milano e sulla gradinata un gruppetto di scalmanati cominciò ad inveire contro di loro esponendo anche una grande croce. Premesso che c'è ancora da domandarsi come abbiano fatto a introdurla, non devono averne avuto chiaro il senso, certamente dimostrarono anche una certa ignoranza perché la crocifissione non era un supplizio ebraico, bensì romano. Tanto per scomodare la Storia, Marco Licinio Crasso riservò una atroce fine a centinaia di prigionieri seguaci di Spartaco: li fece crocifiggere lungo la via Appia da Capua a Roma (era il 71 a.C.). Sono alcuni degli episodi di intolleranza che, sotto i falsi abiti del tifo, oltraggiano i sani valori dello Sport. Fanno male perchè siamo lontani anni luce dallo spirito olimpico quando, nell'antica Grecia, si sospendevano tutte le ostilità, niente guerre per onorare i Giochi. Probabilmente quanto accaduto a Monaco, in occasione delle Olimpiadi del 1972, non ha insegnato nulla.

giovedì 11 gennaio 2024

OGNI SUCCESSO ALL'ESTERO...

Ogni successo ottenuto da un Italiano all'estero è momento d'orgoglio per qualsiasi nostro connazionale emigrato.

sabato 6 gennaio 2024

SOSTENIAMO L'ITALIANITA' NEL MONDO

Sono ormai stufo di leggere o sentire che questo o quel personaggio celebre o celebrato dai media è discendente da qualche nonno o trisavolo emigrante italiano. Bene, lodiamo allora l'avo che, con coraggio e spesso a prezzo di enormi sacrifici, ha lasciato la propria casa, la terra, parenti e amici per cercare fortuna lontano, quasi sempre oltre Atlantico. D'altronde, conta ormai oltre 6milioni la popolazione di Italiani residenti all'estero, vale a dire quanto quella del Triveneto, ma più di Emilia Romagna, Piemomte, Sicilia, Campania, tanto per dare un esempio; è una "regione" di nostri connazionali che, sparsi per il mondo, continua ad aumentare di anno in anno. Gente di cultura, imprenditori, operai, manager, ricercatori, pensionati o artisti che, nella loro quotidianità, sono il marchio dell'Italia che si distingue. Dal Dicembre 2015, sotto l'egida dell'ASI, ente nazionale a cui sono iscritte 12.500 associazioni e che poggia su 110 strutture territoriali, ho istituito il Premio Italiani nel mondo.
Vuoi per conoscenze dirette o raccogliendo utili segnalazioni ho finora premiato 21 Italiani sparsi in vari angoli del mondo: dagli Usa alla Svezia, dalla Gran Bretagna al Brasile, dal Lussemburgo al Canada e dall'Austria a Bermuda. Ci sono noti esponenti dello Sport, docenti universitari, professionisti, imprenditori, un direttore d'orchestra, una regista teatrale, una scienziata, perfino un missionario da 40 anni in Brasile, e da tutti loro la continua riconoscenza verso questa Italia che non li ha dimenticati, anzi. La ricerca continua grazie anche a chi sta leggendo queste mie righe. Se conoscete qualche connazionale che all'estero si sta distinguendo per la sua attività, oppure ha un trascorso degno di nota, segnalatelo scrivendo a gianmaria18@yahoo.it La partecipazione è assolutamente gratuita e non è legata ad alcun marchio commerciale, è solo un affettuoso gesto di riconoscenza verso esempi di lodevole italianità nel mondo. (nelle foto alcuni dei premiati: in alto Geno Auriemma coach Nazionale femminile USA di basket, qui sopra Bruno Roncarati decano presidente Alpini nel Regno Unito e qui sotto la regista Luisella Suberni Piccoli che ha creato una pregevole compagnia teatrale in Lussemburgo)