giovedì 5 dicembre 2013

IVA confermato il flop e diminuiscono i consumi

Cosa affermavo nel mio post del 30 settembre?
L'erario incassa meno dalle imposte indirette, lo riconosce il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni.
"Nei primi dieci mesi del 2013 risulta in flessione del 3,9% Meno negli scambi del mercato interno e meno dalle importazioni", lo riporta oggi Repubblica.it; altre trsti segnalazioni arrivano da Qui Como.it
Il passaggio dal 21 al 22% non ha migliorato le nostre finanze; in un momento di recessione devi incoraggiare i consumi perchè, come ho dichiarato una decina di giorni fa durante un convegno, il negozio è l'anello terminale di una catena economica che parte dalla produzione; passiamo con disinteresse davanti alla saracinesca chiusa di un negozio aperto fino al giorno prima mentre piangiamo e chiamiamo giornalisti e telecamere se una fabbrica chiude i cancelli.
Questo è il peccato originale che ha indotto politici incompetenti ad aumentare l'iva (che doveva invece tornare al 20%, al pari del Regno Unito mentre in Germania è del 19%). Una dimostrazione ce la dà il Lussemburgo, la nazione col più alto tenore di vita nell'UE dove la spesa quotidiana (per non parlare della benzina che è la più economica in tutta l'area) costa tanto quanto (se non di meno) dell'Italia: è infatti solo del 15%
L'iva incide anche sulle prestazioni professionali, i pedaggi (in Francia è il 20% mentre in Italia è ora del 22%)
Siccome abbiamo dei sedicenti esperti che decidono delle nostre tasche ecco aumentare di un punto l'iva scoraggiando spese ed investimenti che, invece, con un'aliquota ridotta sarebbero stati affrontati, sostenuti.
I nostri VERI Esperti prendono le valigie e vanno all'estero a portare qualità, quelli che ci restano sono strapagati dalla politica e  affamano il Paese.

mercoledì 4 dicembre 2013

Manifestazione a tutela del MADE IN ITALY

Sono a fianco delle migliaia di allevatori e coltivatori italiani che in queste ore stanno protestando al Brennero. Non manifestano solo per i loro prodotti ma per tutta la produzione italiana che viene danneggiata dalla concorrenza che, sotto vari sinonimi e fantasiose denominazioni,  viene commercializzata in Italia.
Non si tratta solo di formaggi e salumi, ma anche di calzature e abbigliamento che, dietro un generico "Italian style", celano la produzione in paesi lontani, quando non lontanissimi, dall'Italia. Oltre al danno economico per le nostre aziende c'è anche quello di immagine perchè quei prodotti stranieri non hanno le stesse caratteristiche dei veri "made in Italy".
Non si parli solo della protesta, dunque, ma delle importanti ragioni che vuole esprimere. Bene dunque che tra loro ci sia anche il nostro ministro De Girolamo: solidarietà e uno stimolo all'azione dei nostri (strapagati) europarlamentari