venerdì 28 febbraio 2020

Coronavirus e il fuoco amico

Dall'inizio di febbraio, da quando un'ammirevole squadra di scienziate dello Spallanzani di Roma isolarono il ceppo di questo nemico della nostra salute, media e politici occuparono le prime pagine e i primi piani televisivi per raccontare l'evolversi dell'epidemia.
Epidemia che è stata fronteggiata dall'alacre e lodevole lavoro di sanitari in vari centri ospedalieri: Spallanzani, Sacco, Codogno, primi fra tutti.
A nulla valse la dichiarazione della Dottoressa Gismondo, direttore di Macrobiologia clinica dell'ospedale Sacco di Milano, che gettò acqua sul fuoco degli allarmismi ingiustificati  definendo il coronavirus un livello più alto di influenza, perché sempre di influenza si trattava, non certo di una pandemia.
Ed esaminato lo stato clinico di quasi tutte le vittime ecco rivelato che era stato il loro  pregresso ad aggravare la situazione rendendola letale. 
Non fu sufficiente. 
Ogni giorno tutti i tg nazionali aprivano i loro notiziari con il numero dei contagi e, purtroppo, dei decessi: in pochi giorni  agli occhi di tutti  fu presentata una situazione da bollettino di guerra. Si appesantì la situazione inviando cronisti davanti agli ospedali e ai confini del Lodigiano, organizzando talk show con ogni sorta di esperti, pseudo tali, poi, esaurita la lista, esponenti della Cultura e opinionisti di cui, giustamente, non se ne può fare a meno. Occasione ghiotta anche per contestare il parere di colleghi: che piatto ghiotto per fare audience.
Ognuno è libero di esprimere quello che pensa, ma quando si tratta di salute in un momento in cui ogni colpo di tosse o starnuto può farci gridare "Dalli all'untore" di manzoniana memoria, la sobrietà sarebbe stata d'obbligo.
Il disordine fu tale che neppure i tempi per lavarci le mani dalle impurità trovarono un accordo: dapprima "abbondante acqua e sapone per venti minuti", poi al minuto tondo tondo dello spot con Michele Mirabella promosso dal Ministero della salute. 
Ci si misero anche i politici che non vennero mai meno ad ogni inquadratura di telecamera,  ad inviti nei vari dibattiti, perfino nei programmi d'intrattenimento, compreso il collegamento di Domenica in col Presidente del consiglio.
Le conseguenze si lessero sulla stampa di mezzo mondo ...e nelle quotazioni di Borsa.
Piangiamo chi ci ha lasciato, confortiamone i famigliari, ma reagiamo costruttivamente.
Prima qualche mugugno poi ecco le esplicite dichiarazioni di Confcommercio e Confindustria.
Infatti, repentinamente, ecco che ieri mattina tutti decisero che occorreva dissipare le nubi, fare autocritica scaricandosi tuttavia anche un poco di  colpe, un tentativo di autoassolversi. 
Intanto, però, i buoi erano già scappati dalla stalla.
E che si sia andati un po' fuori dalle righe l'ho riscontrato proprio stamane in piazza Duomo, qui a Milano, dove, tra i piccioni, non ci saranno state più di 200 persone, ma anche fotografi e quattro troupe televisive: tre italiane ed una francese.
Con la troupe di AFP tv
Ne ho avvicinate tre e da tutte ho raccolto l'ammissione che occorreva essere positivi; il perdurare nell'inseguire il triste crescendo del numero degli infetti, o anche solo dei "tamponati", andava messo in secondo piano rispetto ai passi compiuti nella ricerca, alla voglia della città, della società civile di riprendersi, di reagire e di vivere.
Non ho mancato ovviamente di dirlo al microfono di AFP tv, l'agenzia di France Press che mi ha intervistato in Galleria, a due passi da piazza della Scala: "è desolante constatare che la minaccia di questo virus tenga lontana la gente dal cuore della città, di questa Milano che è uno dei motori dell'Europa", la mia sintesi.
Chiudo ringraziando il Presidente Mattarella che stamane, ricevendo una delegazione Telethon, ha lodato l'impegno di sanitari e ricercatori ammonendo da "paure irrazionali ed immotivate".
L'auspicio è che il messaggio giunga alle orecchie e alla riflessione di molti e non ci si dimentichi di gratificare adeguatamente i tre incrollabili infermieri del reparto Medicina dell'ospedale di Codogno.




giovedì 27 febbraio 2020

CODOGNO, eroismo e biasimo

Da una settimana gli infermieri del reparto Medicina dell'ospedale di Codogno non ricevono il cambio dai colleghi.
Per maggiore chiarezza ricordo che  il 21 febbraio, proprio in quell'ospedale, venne scoperto il virus su un paziente italiano e quella squadra (Dana, Fabio e Giovanna) aveva preso servizio il giorno prima.
Prima ancora che dalle pagine del Corriere ne aveva denunciato questa discrepanza Il Fatto Quotidiano sei giorni fa quando la squadra lavorava già da 30 ore. Ha fatto loro degna eco Huffingtonpost.
Ora la situazione si è fatta incresciosa e molto pericolosa per l'eventuale rischio che contraggano il virus.
Ora tutti i tg nazionali smettano di aprire i notiziari con i consueti bollettini di guerra e riportino questa notizia.  Non è forse questo un argomento concreto per i talk show che invece invitano opinion maker disquisendo "del nulla" per nulla concludere?
Se ne sono resi conto quei politici che fanno la passerella davanti alle telecamere ostentando numeri, competenza e strana tranquillità? Che provvedimenti hanno intenzione di prendere?
E quei colleghi che, senza alcun giustificato motivo, rinunciano a dare il cambio, con che spirito restano a casa?
Come saranno guardati dagli eroici* infermieri che hanno lasciato soli nella battaglia contro il virus?
Si autosospendano o cambino mestiere, se non domicilio per non essere additati con sprezzo dai vicini.
Intanto, a quei tre infermieri tuttora in servizio vada il pensiero riconoscente dell'Italia intera, il mio modesto abbraccio e sia avviata subito la pratica di conferimento della medaglia d'oro al valor civile.

* per chi sminuisse questo aggettivo ricordo: una settimana lavorando con abnegazione in un ambiente contagiato per assistere giorno e notte una ventina di pazienti. Serve altro?

INTEGRAZIONE Consiglio la lettura del pensiero di Massimo Gramellini (Tre infermieri - pubblicato su Corriere.it il 29 febb)

Patente, istruzioni per l'uso

...in realtà per l'uso del Permesso provvisorio di guida.
Questo  documento viene rilasciato dai Carabinieri o dalla Polizia di Stato quando denunciamo lo smarrimento o, peggio, il furto della nostra patente di guida.
Se non ce lo dice l'agente che verbalizza la nostra dichiarazione rischiamo seri problemi.
Cosa, quali? Su detto permesso non c'è scritto che è valido solo per l'Italia.
"Certo, potrebbe obiettare qualcuno, ma scritto in italiano,. quindiu lo capiamo solo noi"
Nient'affatto, non lo considerano valiudo neppure i gendarmi della Svizzera italiana, nel Canton Ticino che parlano la nostra lingua talvoltga meglio di noi.  E all'estero puoi trovare anche chi ti sequestra il veicolo.
Allora ecco due appunti:

  1. è doveroso che sia scritto "Valido solo per l'Italia", altrimenti tutto ciò che non è scritto può essere aleatorio
  2. dato che la patente di guida è europea anche il permesso dovrebbe essere equipollente, o no?


giovedì 20 febbraio 2020

Quando una Vita è di Vittorie

Pietro MAZZO
A Monza,  stamane verso le 10, hanno suonato alla porta di Pietro Mazzo.
Era un amico, e tra loro, che si conoscono e si stimano da venticinque anni, l'Amicizia si scrive sempre con l'iniziale maiuscola.
Una visita inattesa, informale, di quelle tra Amici che non hanno bisogno di planning o scheduling, ma un semplice: "Dai, vieni che ti aspetto; guarda che mi trovi in pantofole".
Di lì a poco: "Eccomi, Presidente, solo due minuti, il tempo di consegnarle questo; ci tenevo da tanto".
Il "questo" si prospetta come una cosa  fragile così l'ospite e Mazzo la tolgono con delicatezza dalla scatola e alla sorpresa per il dono, una coppa azzurra forgiata da maestri vetrai, si aggiunge la commozione per la dedica: 
"Pietro Mazzo, una Vita di Vittorie. 20 febbraio 2020"

Quella data è forse una ricorrenza, un anniversario?
No, Mazzo aveva già festeggiato i suoi 90 anni lo scorso 11 gennaio attorniato dall'adamantino amore dei figli Mauro e Roberto.
E allora?
Allora niente, è un giorno come tanti perché quella dedica esprime l'ammirazione per ognuno dei giorni della sua vita fatta davvero di vittorie; la prima vittoria contro quelle bombe su Milano, nel 1942, lo allontanò da morte certa. 
Una prescienza della volontà Divina? 
Forse, certamente fu poi una vittoria riuscire ed emergere, grazie ad un costante  impegno quotidiano anche nel conseguire il meritato diploma di ragioniere lavorando e studiando, nel costruire una famiglia, dando esempi positivi, nell'avviare un'azienda che è ora magistralmente condotta dai figli. Dal mecenatismo sportivo alle idee lungimiranti nella aggregazione sociale e sportiva che l'hanno eletto a figura di spicco, di esemplare riferimento nella vita pubblica monzese. E quando qualche evento ha voluto mettersi di traverso ecco che il suo stile ne è uscito vittorioso.
Lo stile Mazzo è una somma di elementi che si esprimono nella sua capacità di dialogare, rievocare, suggerire, guidare, senza mai ostentare o imporre.
E poi, immancabile, il suo "grazie" anche quando la gratitudine deve essere tua.
Sì, per lui è difficile spiegare cosa è il "fare del bene" perché gli è innato e lo frequenti perché da lui hai solo da imparare. 
La sua è dunque una Vita di Vittorie; ora si aspetta che l'undici nerazzurro gli doni un'altra vittoria, la soddisfazione per il 19° scudetto; e allora c'è da scommettere che indosserà, uno sull'altro, i tre accappatoi (uno bianco, uno azzurro ed uno rosso, tutti con lo stemma ufficiale della sua Inter), immancabile compagnia d'ogni mattina. 
Per i curiosi: anche le pantofole erano nerazzurre.
Allora, mister Antonio Conte, vogliamo deluderlo?
Avanti così, Presidente, ammirevole artefice di una Vita di Vittorie, nelle relazioni di ogni giorno e nello Sport.

(foto di Gianmaria Italia © proprietà riservata)

martedì 18 febbraio 2020

EMIGRAZIONE oggi conferenza a Milano


L'Emigrazione italiana è argomento di estrema attualità in migliaia di nostre famiglie, la provincia di Milano è quella fra le più interessate.
Un elogio quindi alla direzione della Biblioteca civica Harar che ha messo in calendario per oggi - mercoledi 19 febbraio alle ore 17,30 - questo incontro dove sarò il relatore.
La biblioteca Harar è in via Albenga 2, tra le vie Novara e Forse Armate, nei pressi dello stadio di S.Siro
Facilmente raggiungibile con la metro 5 (la lilla) o con le linee bus 49, 64 e 78
https://milano.biblioteche.it/library/harar/cal/una-valigia-di-speranze/

giovedì 13 febbraio 2020

Altri provvedimenti fiscali e poi il governo chiude?

Che il Governo sia ormai alle strette è sotto gli occhi di tutti a conferma che ogni convivenza con il M5s è insostenibile.
Non ha retto con la Lega e ancor meno con il PD che, tra l'altro, ha perso la frangia renziana andata a costituire un gruppo a sé: Italia Vera
Poteva sembrare ai più un atto di Matteo Renzi per accentuare la propria individualità, ma lasciando invariato l'assetto governativo; e invece i provvedimenti del ministro della Giustizia Bonafede hanno palesato una frattura che certamente non resterà isolata.
Nessuno frattanto si preoccupa del flop Reddito di cittadinanza.
Doveva essere un sostegno finanziario per accompagnare ad un impiego ed invece tre mesi fa si erano registrate solo un migliaio di collocazioni contro un investimento di spesa pubblica di 3 miliardi. E vogliamo aggiungere le incresciose scoperte di finti bisognosi che si abbeveravano al denaro pubblico, quindi al portafogli di onesti contribuenti?
Da più parti si era affermato che sarebbe stato solo un dispendioso assistenzialismo; "giammai, vade retro!"  Solo che adesso a sostenere che è un flop non lo dichiarano parti politiche ma autorevoli testate economiche quali Il Sole 24 Ore e Qui Finanza.
E allora, come la mettiamo?
Niente, si va avanti perché la greppia che nelle elezioni del marzo 2018 aveva permesso al M5s una ragguardevole raccolta di voti non può essere delusa, sarebbe un boomerang.
Il fatto è che loro stessi dovranno ora, nella coalizione con il PD, approvare quelle contorte manovre che sta elaborando il Ministero di Economia e Finanza perché l'Italia benevola, benefattrice, ma che "si fa politicamente prendere a schiaffi" sulla scena internazionale, non ha soldi per tutto e tutti: aumento quindi di alcune aliquote iva. Pardon, rimodulazione, e a me queste edulcorazioni per metterti le mani nel nostro portafogli puzzano sempre.
Non dimentico quel decreto salva-Italia che, tra i tanti provvedimenti per incamerare denaro, fece scomparire il valore delle lire e applicò l'imu "altri fabbricati" sulle case lasciate vuote e sfitte dai nostri emigranti. Fu un inaspettato salasso per migliaia di nostri emigranti, una vera e propria indecenza morale che tuttora esprime profili di incostituzionalità accentuata nel 2014 dal governo Renzi.
Per settimane si è parlato dell'ex ILVA di Taranto e di Alitalia ignorando che altre migliaia di italiani stavano restando senza lavoro: Whirpool, Mercatone Uno, Auchan, Mahle, Bosch, Air Italy
A Natale si contavano un centinaio di aziende in difficoltà mettendo a rischio il posto di 270mila lavoratori (fonte TGCom24)
E allora che si fa?
Il governo già traballa da solo, "rimoduleranno" l'iva o l'irpef e poco dopo il presidente Conte salirà al Colle. Tanto non avrà più niente da perdere perché non lo vorrà più nessuno. O no?
Poi aspettiamoci un governo di centrodestra allargato a ItaliaViva (centristi o ex comunisti?) che supplirà al ridimensionamento del M5s.

lunedì 10 febbraio 2020

10 febbraio Giorno del Ricordo

...ma anche Giorno della commemorazione di una tragedia tutta italiana dove le popolazioni della Zona B (in Venezia Giulia), Istria e alta Dalmazia pagarono a carissimo e doloroso prezzo l'accondiscendenza dei vincitori della Seconda Guerra mondiale (Gran Bretagna in testa) alla Jugoslavia del comunista Tito.
A parte i quasi 400mila esuli, pure accettati con non poca diffidenza nelle località dove erano stati allestiti i campi profughi, preme avere ben presente che i titini, sovente appoggiati da comunisti italiani, mandarono a morte, vuoi con esecuzioni sommarie o gettandoli nelle foibe carsiche, non meno di 10mila italiani.
Da allora, per 45 anni ci fu un silenzio assoluto che ieri il Presidente Mattarella ha bollato come "superficialità o calcolo" rimarcando anche il perdurare di "deprecabili sacche di negazionismo".
Si dovette attendere le 12,20 di domenica 3 novembre 1991 quando Francesco Cossiga, primo Presidente della nostra Repubblica,  si recò a Basovizza inginocchiandosi davanti alla stele della tristemente celebre foiba.
Mi chiedo perché nessuno dei Presidenti che l'avevano preceduto abbia mai compiuto quel gesto, Non si dimentichi che per istituire il Giorno del Ricordo si è dovuto attendere la legge 30 marzo 2004; c'è da domandarsi perché questo lungo inqualificabile silenzio, forse per una ipocrita "governabilità"? Eppure altre celebrazioni, sotto una paternità di altre parti politiche, ne erano state festeggiate in gran numero.
E che dire della deprecabile "accoglienza" che sindacalisti della CGIL e attivisti di sinistra riservarono  martedì 18 febbraio 1947 agli Italiani che, profughi dall'Istria, erano arrivati a Bologna da Ancona viaggiando dentro vagoni merci? Vennero persino gettati a terra quei generi di conforto - pane e latte - predisposti dalla Croce Rossa e dalla Pontificia Opera di assistenza. Non a caso è passato alla Storia come il Treno della vergogna. Qui non può sostenersi il negazionismo perché l'episodio è ricordato da una lapide esposta - sessant'anni dopo - nella stessa stazione.
Fortunatamente c'è un'Italia superiore che sa proiettandosi al futuro rispettando la realtà storica; la settimana scorsa a Fertilia (Alghero), a Egea Haffner, la famosa "esule giuliana 30001",  è stato intitolato il Museo etnografico e lei, accompagnata dal suo ammirevole marito, l'Ing. Giovanni Tomazzoni, ha posato la prima pietra. Fertilia è una frazione di Alghero celebre per l'aeroporto, ma che nel 1948 ospitò un migliaio di profughi giuliano dalmati.  Passano gli anni ma la memoria resta.
Oltre a questo evento alquanto significativo suggerisco la visione del film Red land (Rosso Istria) interpretato, fra gli altri, da Geraldine Chaplin, Franco Nero e Selene Gandini, regia di Maximiliano Herrnando Bruno.

sabato 1 febbraio 2020

La memoria delle foibe

Stasera la RAI ha scritto una importante, direi grande pagina di Storia con la messa in onda di La memoria delle foibe nel Tg2 Dossier. 
Il servizio, ricco di toccanti testimonianze e fondamentali rivelazioni di incontrovertibile realtà storica raccolte e proposte dal giornalista Giuseppe Malara, ha rappresentato, a parere mio,  quella tessera che mancava al compimento del ruolo di veicolo di Cultura che la RAI deve assolvere.
Vada quindi, sia a Malara che al direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano il mio apprezzamento e un grazie che vorrei fosse corale dalla coscienza di tutti gli italiani che vogliono  orgogliosamente sentirsi tali. 

CORSA DEL RICORDO
Mi è frattanto giunta notizia che domenica 9 febbraio si disputerà a Roma la Corsa del Ricordo, gara nazionale di corsa su strada di 10 km organizzata dall'ASI.
L'importante evento, giunto alla settima edizione, intende commemorare i tragici fatti delle foibe e l'esodo delle popolazioni italiane dai territori giuliano dalmati.
http://www.corsadelricordo.it/

CONSIGLIO UN LIBRO
Consiglio la lettura di un interessante lavoro di Raoul Pupo:  "Il lungo esodo" - ediz BUR