giovedì 18 gennaio 2024

Quando la politica offende lo sport

Avere in uno stadio o in un palazzo dello Sport una squadra israeliana è sovente motivo di manifestazioni ostili ben lontane dal tifo. E' capitato anche stasera al Centre National Sportif Coque di Lussemburgo. Purtroppo anche in numerose altre occasioni sono frequenti i casi in cui la presenza di atleti israeliani è pretesto per contestazioni estranee alla passione agonistica. Stavolta, per le qualificazioni ai Mondiali di pallamano 2025, erano in campo le formazioni di Lussemburgo e Israele per la gara di ritorno. In quella di ieri la squadra del Granducato aveva vinto per 31 a 28 mentre oggi hanno subito la rimonta degli israeliani che, vincendo per 35 a 27, proseguono il cammino nel torneo e affronteranno la Slovacchia. Questo sul terreno di gioco mentre in tribuna un gruppo di scalmanati ha fischiato e sventolato bandiere della Palestina e del BDS (boicottaggio anti Israele) perfino durante l'esecuzione dell'inno israeliano. Possiamo ben comprendere quale ansia pervada qualsiasi atleta israeliano quando inizia ogni competizione in un tale clima di ostilità. Anche nell'agosto del 2016 decine di bandiere della Palestina vennero esposte da spettatori scozzesi prima, durante e dopo la gara di Champions League tra il Celtic Glasgow e Hapoel Be'er Sheva. Ci fu invece violenza in un'altra partita, stavolta amichevole (sic!), disputatasi nel luglio 2014 a Bischofshofen (Austria) tra Lille e Maccabi Haifa. Verso fine gara alcuni manifestanti, sventolando bandiere della Palestina, entrarono in campo aggredendo a pugni e calci i giocatori israeliani sotto lo sguardo sconcertato dei francesi. Ma l'antisemitismo varca anche i confini della conoscenza. Una decina d'anni fa la squadra di pallacanestro del Maccabi Tel Aviv, una delle più titolate in Europa, venne a giocare a Milano e sulla gradinata un gruppetto di scalmanati cominciò ad inveire contro di loro esponendo anche una grande croce. Premesso che c'è ancora da domandarsi come abbiano fatto a introdurla, non devono averne avuto chiaro il senso, certamente dimostrarono anche una certa ignoranza perché la crocifissione non era un supplizio ebraico, bensì romano. Tanto per scomodare la Storia, Marco Licinio Crasso riservò una atroce fine a centinaia di prigionieri seguaci di Spartaco: li fece crocifiggere lungo la via Appia da Capua a Roma (era il 71 a.C.). Sono alcuni degli episodi di intolleranza che, sotto i falsi abiti del tifo, oltraggiano i sani valori dello Sport. Fanno male perchè siamo lontani anni luce dallo spirito olimpico quando, nell'antica Grecia, si sospendevano tutte le ostilità, niente guerre per onorare i Giochi. Probabilmente quanto accaduto a Monaco, in occasione delle Olimpiadi del 1972, non ha insegnato nulla.

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