lunedì 11 novembre 2019

EGEA HAFFNER, l’esule giuliana 30001

Il manifesto che ha rivelato la celebre foto, ora icona dell'Esodo giuliano dalmata ©
 “Vivevamo a Pola e la sera del 1° maggio 1945, verso le 8, due titini suonarono alla nostra porta di in via Epulo; chiesero di mio padre Kurt. Come mai?  Lo tranquillizzarono dicendo che dovevano condurlo al Comando per avere delle informazioni, cosa di poco conto, una pura formalità. Mio padre, rassicurato, uscì con il vestito che aveva addosso e una sciarpa al collo. Da quella sera non si seppe più nulla di lui.  Non avevo ancora 4 anni; in seguito i miei mi raccontarono che, qualche giorno dopo, videro la sciarpa del mio povero padre attorno al collo di un titino”.
Egea HAFFNER TOMAZZONI  ©

Comincia così la rievocazione che mi fa Egea Haffner di quell’episodio così tragico per la sua famiglia: “La mia famiglia non si diede pace nel cercare sue notizie e, sperando che comunque potesse ritornare, mia nonna, ogni sera,  gli teneva via un pezzo di pane”.
Egea venne a sapere che quella delle visite informali, “tranquillizzanti”, erano una consuetudine da parte dell’OZNA, la famigerata polizia politica slava, e toccò decine di famiglie di quella zona istriana. Si diffuse la notizia che centinaia di Italiani, accusati superficialmente di essere “fascisti” quando erano semplici funzionari pubblici o nostri militari, erano già stati passati per le armi, soprattutto gettati nelle foibe,  profonde grotte carsiche così numerose in quel territorio. Persone che, senza alcun processo e senza alcun valido motivo e comunque senza colpe, dopo essere stati malmenati , seviziati , venivano legati con filo di ferro dietro la schiena ad altri sventurati e gettati in quelle voragini dove, dopo un’atroce agonia, vedevano spegnere  la loro vita. Si suppone che il papà di Egea sia stato gettato nella foiba di Pisino.
Narrazione di quella tragedia umana, con altre testimonianze, sono state raccolte da Elena Tonezzer nel libro Volti di un esodo.

Egea Haffner autografa il libro Volti di un esodo ©
e la sua consegna a Gianmaria Italia ©
Ma chi è Egea Haffner, un nome sconosciuto ai più? E’ la bimba di cinque anni dai capelli a boccoli,  ritratta con una borsa da viaggio, un ombrello ed un cartello “Esule giuliana 30001” scritto da suo zio Alfonso: il numero dei polesani più 1, lei, che stavano lasciando la città istriana, ricca di vestigia romane, per andare in Italia. Un doloroso esodo forzato che, al termine della Seconda Guerra Mondiale, rischiava di trasformarsi in una diaspora.
Egea Haffner Tomazzoni accanto al baule con i beni della sua infanzia

“Era il luglio del 1946 - mi racconta ora nella sua bella casa di Rovereto dove dal 1972 vive con suo marito, l’Ingegner Giovanni Tomazzoni, una persona davvero gradevole e di profonda cultura – la destinazione sarebbe stata Cagliari dove viveva una sorella di mia madre. Fummo accolti con grande affetto e io giocavo con i miei cuginetti mentre mia madre lavorava come parrucchiera. Si rimase lì per otto mesi, poi decise di raggiungere Bolzano dove, nel frattempo, si erano sistemati mia nonna e i miei zii paterni. Erano partiti, come profughi, da Pola imbarcandosi sulla nave Toscana il 10 febbraio 1947. Dato che parlavamo sia italiano che tedesco la scelta di Bolzano fu dettata dalla opportunità di mettere a frutto il bilinguismo. Vi arrivammo in aprile sistemandoci in un alloggio non molto agevole e lì iniziò la mia vita da esule. Bolzano fu molto importante per la mia vita perché nel 1962 conobbi  Giovanni, il mio futuro marito che sposai nel 1966”.
Egea Haffner con suo marito Giovanni Tomazzoni

Malgrado le vicende dell’esodo avessero interessato circa 350.000 italiani delle terre giuliane, istriane e dalmate, per il resto del Paese non ci fu grande risonanza, anzi, in alcune località erano malvisti, osteggiati perché accusati di togliere posti di lavoro ai locali, ma ignari di quale dramma li aveva condotti lì, lontani dalla loro terra, privati della loro casa, dei loro beni.
Trasferitasi con la famiglia a Rovereto ha cresciuto con il marito Giovanni, le figlie Ilse e Roberta e coltivando un hobby significativo: la pittura. 
Accanto ad alcuni suoi quadri ©
Qui, nel 1997, grazie alla sensibilità del Museo Storico della Guerra, venne organizzata la mostra Istria: i volti dell’esodo. Per la sua realizzazione, che ebbe grande successo e dove intervenne, fra gli altri, anche Fulvio Tomizza, furono raccolti cimeli e foto di quelle tragiche giornate; a simboleggiarla quella foto di una bimba dai capelli a boccoli, l’Esule giuliana 30001.


Il 29 aprile 2006 il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, su proposta di Silvio Berlusconi, conferì a Kurt Haffner, attraverso la figlia Egea, la "medaglia commemorativa del Sacrificio offerto alla Patria"
Le è appena giunta una notizia che le allarga il cuore: a Fertilia, comune nei pressi di Alghero che venne popolato del Dopoguerra da profughi istriani e dalmati, intendono creare un centro che ricordi l'esodo, si chiamerà proprio Egea. Lei  e  il marito sono stati invitati per la posa della prima pietra. 

Copyright, Le foto sono coperte dal diritto d'autore © proprietà riservata;

vedi anche   unavaligiadisperanze.blogspot.com 

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