venerdì 16 novembre 2018

Stop al Diesel? Il parere dell'Automobile Club Milano

"E' chiaro ed evidente che il contrasto allo smog debba rientrare nelle politiche di un Paese civile e di una Regione evoluta, ma non è accettabile che a prevalere siano sempre e solo i divieti".
Chi l'ha affermato? Ve lo rivelo tra una quindicina di righe.
Che talune autorità politiche, più che ad amministrare (come sarebbe nei loro compiti) siano più sovente inclini a proibire e a imporre nuove gabelle, è ormai cosa nota, tuttavia non deve essere un'ovvietà, una regola incontrovertibile.
Uno dei provvedimenti più discutibili varato negli scorsi mesi, e dei quali gli automobilisti si stanno rendendo conto, loro malgrado e solo adesso, è il fermo alle automobili che vanno a gasolio.
Il particolare non è di poco conto perché punisce nel portafogli i proprietari di automobili simbolo di un'attività quotidiana, e lo fa ingiustamente perché sono costretti ad utilizzare un carburante che di per sé certamente inquina più dell'acqua di sorgente, ma da cui non può derogare. Fortunatamente trova un alleato nell'industria automobilistica più attenta e lungimirante che si impegna nella ricerca per ridurre al minimo le emissioni nocive.
Perché dunque proibire tout court ?
Questi demagoghi dell'aria pulita, che peraltro ben poco sanno della direzione dei venti, ritengono che un proprietario di una vettura diesel euro 3  o euro 4  può passare con disinvoltura ad una costosa ibrida?

Una levata di scudi alquanto autorevole (non autoritaria!) l'ha fatta l'Automobile Club Milano attraverso, nientemeno, che il suo presidente Geronimo La Russa con un editoriale pubblicato da VIA!, il magazine dell'ACM dentro il quale, a pag 20, il direttore Maurizio Gussoni approfondisce dietro una domanda che non lascia alternative: "Ma sono davvero da buttare i Diesel?"

L'Automobile Club ha sempre rappresentato, per i più (me compreso), un efficace mezzo per godere di servizi e convenzioni a minor costo; oggi, e magari in ritardo, mi rendo conto che è una valida voce che sa interpretare le attese degli automobilisti.
A costo di ripetermi ribadisco il senso dei miei post del 17 giugno e del 3 agosto: il provvedimento sul fermo delle auto diesel va rivisto perché, così come varato, danneggia e mortifica anche i lodevoli risultati conseguiti dall'industria motoristica.

mercoledì 14 novembre 2018

Non solo gaffe dal M5s

Mentre tiene ancora col fiato sospeso la sorte della TAV per l'opposizione del M5s ritorna d'attualità l'affermazione, due mesi fa, di Boccia,  presidente di Confindustria: "Il ministro Toninelli farebbe bene ad andare a visitare il cantiere della Torino Lione. Un ministro delle infrastrutture non può essere contro le infrastrutture altrimenti è un altro ministro".
Non ricordo una simile bacchettata verso un ministro da parte di Confindustria.
Dai trasporti di files invece delle merci (smentiti dalle organizzazioni di categoria) al tunnel del Brennero (l'avremo, forse, nel 2026) alla galleria della Torino Lione che invece, secondo Toninelli "non c'è" per sorvolare sulle errate pronunce o citazioni: da almeno due anni le gaffe del M5stelle stanno occupando le cronache e, soprattutto, esprimendo sempre meno competenza per bocca di alcuni suoi principali ministri mettendoci in serio imbarazzo sulla scena internazionale.
Mentre ancora si cercava febbrilmente di salvare vite umane tra le rovine del crollo del ponte Morandi abbiamo udito l'efficienza del governo solo nelle imperative quanto inopportune invettive degli stessi Di Maio e Toninelli.
Ma fossero solo gaffe o fraintendimenti, siamo agli insulti ai giornalisti (che dovrebbero invece essere più critici) e alla dubbia capacità di gestire grandi appuntamento del Paese che solo un governo dovrebbe affrontare.
In questi giorni si profila la debacle Telecom dove l'Italia, a differenza di Francia, Germania e Spagna, sembra stare a guardare nell'uscita di scena della nostra maggiore industria di telecomunicazioni.
Ora, come se non bastasse,  lo schieramento pentastellato deve anche incassare le forti contestazioni interne da parte di Gregorio De Falco e Paola Nugnes che Grillo e Di Maio additano quali traditori mentre incassano i voti di senatori di FdI e di Forza Italia,  ...ma non sono "traditori" anche questi?.
La Lega cerca di rimediare pur di tenere in rotta la vita del governo.
Invece, proprio la Lega, forte anche dei crescenti consensi che sta raccogliendo, dovrebbe essere esplicita e mettere nell'angolo i partner di governo con cui non ha proprio nulla in comune.
Festeggeremo meglio il Natale se qualcuno salirà al Colle per rassegnare le dimissioni.

martedì 13 novembre 2018

DI MAIO, formatosi giornalista dove?

Il mondo del giornalismo si divide in due grandi settori che fanno capo all'Ordine:
giornalista professionista (alle dipendenze di un editore) e giornalista pubblicista (ha un'attività prevalente diversa  oppure è un free lance)
L'iscrizione all'Ordine da parte del signor Luigi Di Maio, allora 21enne, risale all'ottobre 2007.
Un lusinghiero traguardo, ma come sia diventato giornalista pubblicista  è oggi argomento di ricerche e interrogativi giustificati dopo certe pesanti definizioni al settore.
Le ricerche, che sono ben riportate da Il Giornale sotto il titolo "Il giallo del tesserino di Di Maio", hanno toccato testate locali in Campania come laprovinciaonline.info; ilPaesefuturo.it ;  il blog  http//pomigliano.org;  studigiurisprudenza.it  e puntoline.it  dove il giovanissimo Di Maio avrebbe mosso i primi passi in questa stimolante professione.
Dai risultati ivi ottenuti non sembra ci siano gli elementi per costruire quei requisiti minimi (70 articoli retribuiti in 2 anni di collaborazione per testate registrate in Tribunale) per ottenere la qualifica di giornalista.
Attenzione, questo non sminuisce alcuno dal fare il "giornalista", vale a dire di esprimere le proprie idee, ovviamente senza offendere alcuno; basta leggere l'art 21 della nostra Costituzione, è di un'ampiezza illuminante: "Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.  La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure."
Trova altresì pieno appoggio nella Dichiarazione universale dei Diritti dell'uomo del 1948 

Non toglierò ore al mio sonno per avere ulteriori notizie su come sia diventato collega il signor Luigi Di Maio, auspico invece che operi al meglio per il nostro Paese, magari stimolando la stampa ad essere cronista attenta ed obiettiva, anche suscettibile di stimoli e critiche costruttive, ma non certo di offese.
Giusto, l'informazione deve essere attenta, obiettiva e scrupolosa nel non citare Lei quale vicepremier quando opera nell'ambito dello Sviluppo economico, del Lavoro e delle Politiche sociali perché, essendo dicasteri di Sua pertinenza, è "semplicemente" ministro.

sabato 10 novembre 2018

Claudio Barbaro e gli oneri per la sicurezza negli stadi


"Se uno Stato non riesce a garantire la sicurezza dei propri cittadini non può garantire altri diritti; una  società che non protegge  dalla violenza, dalla prevaricazione, dalla criminalità, dal fanatismo e dal terrorismo, di fatto non è una società libera..."
Con queste parole il Senatore Claudio BARBARO ha aperto cinque giorni fa il proprio intervento sul decreto sicurezza.
Da sempre impegnato ad alti livelli manageriali nello Sport,  Barbaro ha dimostrato la propria indubbia competenza ricordando che il decreto non poteva ignorare anche i riflessi dell'ordine pubblico negli stadi; il Senatore l'ha fatto presente mettendo l'accento sul calcio. Ha ricordato quanto questo, ormai sempre più business e meno sport, sia un onere per lo Stato che ne sostiene costi sia economici (50 milioni di euro l'anno) che in risorse umane (1600 agenti feriti negli ultimi dieci anni e 165mila impegnati nel solo 2017)
Cifre piuttosto significative che si affiancano, come ha ricordato il Sen. Barbaro, ad un altro elemento: "l'Italia è l'unico Paese al mondo che, attraverso il Coni, finanzia la Federcalcio con un contributo annuo di 30milioni di euro". 
"Il calcio, ha poi  concluso, deve essere un patrimonio di tutti e non di pochi eletti"

da https://www.youtube.com/watch?v=mGYm9whcZO8

martedì 6 novembre 2018

Provvedimento del Governo: professore di fisica rimosso da docente di educazione fisica

Roberto Battiston, ordinario di Fisica sperimentale presso l'Università di Trento (dove era nato nel 1956)fino ad oggi, esattamente dal maggio 2014, dell'Agenzia Spaziale Italiana,   mandato che venne riconfermato lo scorso maggio con  scadenza nel 2022. 
Lo era (tempo quanto mai imperfetto) perché oggi il suo "capo", il ministro dell'istruzione Marco Bussetti (docente di educazione fisica) lo ha rimosso per motivazioni al momento poco definite. Il Ministero giustifica la destituzione con una non meglio chiarita "verifica sulle modalità di nomina": dopo 4 anni e mezzo? 
Credo sia l'adozione dello spoil system, vale a dire un cambiamento di vertice a seconda del cambio di governo.
Solo che con il prof Battiston non eravamo (anche qui tempo imperfetto) di fronte ad una poltrona politica, ma ad un giusto riconoscimento di alta professionalità a tutto vantaggio dell'Italia scientifica.
La notizia sta giustamente occupando i titoli di testa dell'informazione perché il provvedimento è opinabile.
Battiston si laurea nel 1979 presso l'Università di Pisa, lo stesso anno vince una borsa di studio per perfezionarsi a Parigi e nel 1982 ottiene  il Dottorato presso l'Università di Parigi XI, Orsay.
Nel 1990 inizia a collaborare con il prof. Samuel Chao Chung Ting, premio Nobel 1976.
La sua carriera prosegue e si affianca a ricerche nell'ambito dei raggi cosmici, del'Alpha Magnetic Spectrometer fino all'esperimento Lazio-Sirad nella stazione spaziale internazionale. E così via non dimenticando che è stato presidente della commissione dell'INFN per la Fisica Astroparticellare.
Per brevità ricordo che i risultati dell'attività scientifica del Prof Roberto Battiston sono espressi in 435 lavori pubblicati su riviste internazionali.
Probabilmente tutti questi meriti professionali ed accademici di Battiston non erano noti al ministro Bussetti che lo ha rimosso.
Questo "governo del fare", sostenuto da uno schieramento che annovera anche elementi di indiscutibile esperienza, avrebbe dovuto evitare questo avvicendamento dimostrando, sia in Italia che sulla scena internazionale, che privilegiava valori e competenze indipendentemente dalla linea politica di chi aveva posto il Prof Battiston al vertice dell'Agenzia Spaziale Italiana.