martedì 29 ottobre 2019

La schiena diritta di AUTOMOBILE CLUB MiLANO

"Il bando alle vetture a gasolio in vigore da febbraio renderà inutilizzabili quasi 600 mila automezzi costruiti tra il 1999 e il 2010 e complicherà la vita a molte persone e categorie lavorative. Molte le alternative strategiche per combattere l'inquinamento. Ma si preferisce la solita scorciatoia dei divieti"
Questo il sommario che, sotto il titolo Diesel Ko! Ma la verità? che, a firma Giorgio Goggi introduceva un articolo pubblicato sul numero di Via! Magazine (dicembre 2018) edito dall'Automobile Club Milano.
Si potevano leggere tutte le conseguenze negative che la Zona B di Milano, vale a dire il progressivo fermo degli autoveicoli a gasolio, avrebbe provocato su migliaia di cittadini. A titolo personale aggiungo che si è trattato di un infierire su chi non può permettersi di cambiare l'auto; iniziativa di chi, invece, per il proprio ruolo, viaggia con vetture pagate dai contribuenti.
A conferma dell'autorevolezza delle sue tesi Goggi (docente di urbanistica e già assessore del Comune di Milano) illustrava anche le soluzioni alternative ad un inquinamento attribuibile solo in parte al traffico cittadino. Ma tant'è che la giunta di Sala ha voluto privilegiare la demagogia alla ragione.
Si può solo auspicare che le programmate prossime limitazioni vengano posticipate o, meglio ancora, mitigate.
Intanto non mi sembra che l'intensa campagna propagandistica per orientarci verso l'auto elettrica, o almeno ibrida, ci abbia detto come saranno smaltite le batterie al litio una volta che le vetture saranno rottamate. 
E veniamo a quest'altro sommario che troviamo a pag 8 di Via! Magazine -  ottobre 2019:
"Monopattini elettrici: un mezzo ad alto tasso di pericolosità e vietato dal Codice. Il Governo è intervenuto con poche regole, ma ben confuse. La moda dilaga, infatti scorrazzano liberamente sotto gli occhi degli agenti del traffico che ...lasciano fare."
Introduce l'articolo"Sarà pure una moda, ma pare incoscienza" a firma di Maurizio Gussoni, direttore responsabile della rivista.
Che dire? Ancora una volta l'Automobile Club Milano, lontana da benevoli accondiscendenze,  mette in campo tutta la propria competenza per un'autorevole analisi della situazione viabilistica che sfugge a quei politici che difettano nel cogliere e gestire la mobilità, vale a dire il primo realistico confronto che ognuno di noi ha aprendo l'uscio di casa. 
A loro un suggerimento: prestino occhio e riflessione a queste letture che fanno testo, ne trarrebbe maggiore vantaggio la collettività che hanno voluto amministrare. 

venerdì 25 ottobre 2019

Sempre crescente il numero dei nostri emigranti

La valigia, piena di speranze, sulla porta di casa
Sono ormai 5.288.281 unità i nostri connazionali che hanno preso la residenza all'estero, pari all'8,8% della popolazione in Italia.
Questo il dato ufficiale al 1° gennaio 2019 che ci fornisce oggi la Fondazione Migrantes nel suo Rapporto Italiani nel mondo giunto alla XIV edizione e scrupolosamente curato da Delfina Licata. 
Erano 5.114.469 esattamente un anno fa, vale a dire + 173.812. Una forte differenza, un notevole incremento rispetto al 1° gennaio 2017 che era stato di 140.527
Marcata la provenienza meridionale con il 48,9% dal Sud, 35,5% dal Nord (18% dal Nord Ovest e 17,5% dal Nord Est) e il 15,6% dal Centro. Negli ultimi anni primeggiano le migrazioni dalla Lombardia con 22.803 espatri, Veneto 13.329, Sicilia 12.127, Lazio 10.171 e Piemonte 9.702
Divisi per età contiamo 794.467 (15%) minori; fra i 18 e i 34 anni sono 1.178.717 (22,3%), tra i 35 e 49 anni 1.236.654 (23,4%) mentre 1.009.659 (19,1%) tra i 50 e 60 anni.
Gli over 65 sono 1.068.784 (20,3%)
Quasi la metà, vale a dire il 45,7% sono fra i 18 e i 49 anni,  una fascia d'età produttiva di vere e proprie eccellenze che cerca e trova all'estero una legittima aspirazione. 
la milanese Alba CORAINI, scienziata a Boston (USA)
Questi i numeri che confermano la costante crescita, ma sono fredde cifre dietro le quali solo le specifiche famiglie sanno quanto una partenza abbia rappresentato e una perdita di importanti risorse per il  nostro Paese che non ha saputo rispondere. Preoccupante quel 45,7% di Italiani  fra i 18 e i 49 anni: neolaureati e nostri connazionali che cercano all'estero quella realizzazione che non hanno trovato in patria.
Per concludere una piccola osservazione a chi scrive "si sono spostati all'estero", come se fosse traslocare da un quartiere all'altro. E' invece una piaga che, anno dopo anno, allarga i propri confini.
Una dolorosa realtà che ci accompagna da una quindicicina d'anni, basti pensare che nel 2014 gli emigranti italiani erano già 4.636.647 - vale a dire il 7,6% dei residenti in Italia. Se pensiamo che nel 2005 i residenti all'estero erano 3.106.251 e oggi 5.288.281 l'incremento di 2.182.030 unità in 15 anni deve farci riflettere. 



martedì 22 ottobre 2019

Torna la denominazione ALTO ADIGE

Dopo la figuraccia e il discredito ad ampio raggio sulla delibera discriminatoria con cui il consiglio provinciale di Bolzano aveva annullato le parole Alto Adige e Altoatesino (mio post del 18) ecco il marcia indietro: la giunta provinciale di Bolzano ha approvato un disegno di legge ad hoc con cui "Provincia di Bolzano" sarà sostituito con "Alto Adige"; in altri termini si ritorna allo status originale. 
Lo ha annunciato Arno Kompatscher, presidente della provincia autonoma di Bolzano.
Una figuraccia da parte della SVP e dei partiti che, con incongruenza, avevano voluto l'annientamento della terminologia italiana. Qualcuno di loro ha voluto minimizzare adducendo ad equivoci, errate interpretazioni, ecc..; un impacciato e balbettante marcia indietro. 
Come avevo scritto il 18 il solo partito italiano a votare contro alla delibera tirolese (o filo austrialoide) era stato Fratelli d'Italia, sugli altri solo uno muto sguardo di commiserazione per la loro deprecabile astensione. 
La denominazione Alto Adige non nacque nel 1923, come taluni vogliono fare credere, ma riprende quell'ampio dipartimento del Regno Napoleonico d'Italia (1810-1816) che, con capoluogo Trento, includendo Bolzano e numerosi comuni sia di lingua italiana che tedesca, si chiamava ALTO ADIGE.
E, per una doverosa riconoscenza storica, furono ben 60.000 i trentini arruolati  nel 1914 dall'impero austro-ungarico, in 11.400 caddero combattendo per Vienna.





sabato 19 ottobre 2019

Grillo contro il voto degli anziani

"Ci sono semplicemente troppi elettori anziani e il loro numero sta crescendo. Il loro voto non dovrebbe essere un privilegio perpetuo...", questo un brano dell'ultima affermazione di  Beppe Grillo che troviamo sul suo blog e che ci riportano testate come Il Corriere della Sera, il Messaggero, Il Sole 24 Ore, Repubblica, ecc.*
Premesso che se non dovessero  più votare, non dovrebbero neppure essere eletti (!),  questa ipotesi, seppur intesa come provocazione, è un'offesa a circa 13 milioni di Italiani e all'art 48 della Costituzione. 
Il voto non è un "privilegio", una concessione, ma un diritto sacrosanto conquistato dal nostro Paese, da coloro che oggi Grillo vorrebbe emarginare.
Non circoscriviamola ad una boutade da spettacolo, ma la dichiarazione di un leader politico, più esattamente del partito di maggioranza relativa che ha espresso il Presidente del Consiglio; e io temo che possa anche trovare terreno fertile tra quegli esaltati pronti a seguire qualsiasi "estemporaneità".
Ha dunque ben ragione Giorgia Meloni nell'appellarsi al Quirinale affinché il Capo dello Stato intervenga con risolutezza censurando e condannando una simile affermazione.

venerdì 18 ottobre 2019

La provincia di Bolzano sempre meno italiana

Secondo il consiglio provinciale di Bolzano le diciture Alto Adige e Altoatesina spariscono dal burocratese locale e vengono sostituite dalle tedesche Provinz Bozen - Sudtirol
La proposta era partita dai 2 consiglieri del Sud Tiroler Freiheit appoggiata dai 15 della SVP e dai 2 della Freiheitlichen
Una decisione presa nella seduta dell'11 ottobre che rispecchierebbe "l'attuazione del diritto dell'Unione Europea e il costante adeguamento allo stesso dell'ordinamento giuridico della Provincia"; a me sembra invece  più di retroguardia e invito gli Alto Atesini a valutare bene quanti benefici hanno ottenuto "sotto" l'Italia, mentre i nostri connazionali rimasti in Istria e Dalmazia....
Alla fine, una volta posto in votazione, il dlp 30/19 ha ottenuto  24 sì, 1 no (Fratelli d'Italia) e 5 astensioni.
Se quei 24 voti potrebbero avere una spiegazione etnica, davvero non capisco il mettere la testa sotto la sabbia dei consiglieri PD, M5s e Lega Alto Adige perché rappresentanti di partiti assolutamente italiani: la loro astensione è deplorevole.
Pensate che, durante la seduta, si era perfino dibattuto se scrivere Provincia in minuscolo; ma come? loro così austrianofili hanno dimenticato che, in tedesco, i sostantivi hanno l'iniziale maiuscola? Ebbene, quell'emendamento è passato con 16 sì, 9 no ed un'astensione, per cui leggeremo provincia e non più Provincia.
Ammirevole l'immediata risposta di ASI Associazioni Sportive Sociali Italiane: il suo comitato di Bolzano ha mutato la denominazione in ASI Alto Adige. Questo vuole dire avere la schiena diritta!

domenica 13 ottobre 2019

Addio ERMINIO

Erminio Ferranti, probabilmente il più celebre fotoreporter di Monza, ci ha lasciati qualche giorno fa a 80 anni ponendo fine ad una malattia che, negli ultimi tempi, lo aveva maggiormente tormentato.
Era chiamato l'Ammiraglio perché, come ricorda bene il giornalista Marco Pirola su Nuova Brianza, ebbe in dono il cappello di ammiraglio dal comandante di una portaerei USA a Nizza. 
Non è semplice scrivere di qualche persona, soprattutto se ti è  amica, che viene a mancare; posso solo dire di lui quanto racconterei a chiunque, cominciando da quella celebre foto che amava donare a pochi eletti autografandola: un cielo buio solcato da un fulmine e in primo piano una fase del GP di F1 del 2008 a Monza vinto dal giovanissimo Sebastian Vettel che inaugurava così la sue serie di successi.
Erminio fu generoso amico di molti; mi donò anche altre foto, come una serie straordinaria della cerimonia inaugurale dei Giochi Special Olympics che presentai in autodromo nel giugno 2010 (chi mai se la ricorda?). 
Erminio FERRANTI poco prima della cerimonia Special Olympis (foto di Nuccia Ferranti)
Mi coinvolse in un episodio che ricordo ancora con simpatia. Sul circuito, dove sono sono stato speaker per 21 anni per conto dell'USSMB, doveva transitare una gara ciclistica; Erminio mi diede le chiavi della sua auto, dopo aver alzato il portellone posteriore si sdraiò nel bagagliaio e mi disse: "Sali e guida davanti al gruppo mentre io li fotografo".
Non nascondo che per me fu una serie di emozioni: guidare sull'asfalto del mitico autodromo, tenermi a debita distanza dai ciclisti (con i commissari di gara che imprecavano) e stare attento che Erminio non cadesse!
Fu un'esperienza unica e alla fine mi elogiò.

Addio Erminio, ti siamo grati in tanti, soprattutto la Storia dello Sport di Monza

giovedì 10 ottobre 2019

Curdi, diaspora e irriconoscenza

Quando il 7 ottobre le truppe USA  lasciarono le posizioni di stanza nel Nord della Siria in molti, anche a Washington, espressero il timore che la Turchia ne avrebbe approfittato per invadere il territorio curdo.
Era un'ovvia constatazione perché i convogli armati di Ankara avevano già da tempo i motori accesi ed si apprestavano a mettersi in marcia.. Si sparavano i primi colpi d'artiglieria e seguivano i bombardamenti aerei a cui la diplomazia mondiale rispondeva con ulteriori "efficaci" preoccupate dichiarazioni e messaggi di circostanza; questo mentre i curdi  cominciavano a contare i propri morti e fuggivano e  a decine di migliaia fuggivano andando a creare nuovi campi di profughi.
Altro che terroristi; questa offensiva porta dolore, si stanno uccidendo dei civili, uomini, donne, bambini.
Pressato dalle evidenze Trump ha dichiarato di non avere ritirato le proprie truppe, ma di avere "solo delocalizzato in altre basi un centinaio di truppe speciali". E allora come mai è bastato questo limitato trasferimento per lasciare il campo libero ai carri armati turchi? 
C'è qualche inquietante somiglianza con altri tristi momenti storici dove le truppe poste a vigilare si voltarono dall'altra parte mentre dietro le loro spalle avvenivano i massacri, ricordiamo Srebrenica (luglio 1985) e Sabra el Shatila (settembre 1982)
Il Kurtistan ha una sua etnia, un suo popolo di circa 25 milioni distribuito in Turchia, Iran, Iraq e, in misura minore, Siria. Una diaspora di cui è primariamente colpevole il Trattato di Sèvres (1923) che li ignorò; nel ridisegnare i confini mediorientali non tenne conto della loro realtà, calpestando cosè gli artt 62-64 con cui si garantiva ai Curdi la possibilità di ottenere l'indipendenza all'interno di uno Stato con un perimetro definito dalla Società delle Nazioni, ma quando mai? Era doveroso assegnare uno Stato ad un popolo, non un popolo ad uno Stato, ...che comunque non arrivò mai.
Eppure i curdi hanno più volte fatto sentire la loro voce rivendicando, come altri, uno spazio, di terra; se lo aspettarono già nel 1991 dopo aver collaborato con gli USA nella Guerra del Golfo, ma furono delusi.
Oggi, dopo essersi impegnati schierando sul campo uomini e donne per combattere il Daesh, si sentono traditi, e tutto il mondo se ne rende conto.
Questo stato di cose, lo leggiamo su l'ANSA, sta permettendo a miliziani affiliati all'ISIS di tornare ad attaccare i curdi siriani...
Si rischia il genocidio di un popolo.
E' tempo che gli USA, così attenti nel loro ruolo di gendarmi della pace, tornino sui loro passi e le voci delle massime potenze impongano il ritiro delle truppe di Ankara, ne va della vita di migliaia di innocenti.


martedì 1 ottobre 2019

Stipendi di Stato? Ha ragione Brambilla

Ho appena sentito una affermazione dell'imprenditore Gian Luca Brambilla su Tagadà-La7.
Lui, imprenditore monzese tuttodunpezzo, ha appena dichiarato che occorre tagliare gli stipendi statali di certi personaggi che non sto a ripetere perché io ne dimenticherei alcuni ...o tanti
La mia opinione, guardando quanto guadagnano i nostri giovani laureati in Italia (e domandiamoci perché i talenti espatriano), è che la loro retribuzione vada commisurata al valore dell'individuo, ma anche a quanta concorrenza può esserci sul mercato per analoga capacità e competenza.
Mi e vi domando quindi: 
certi strapagati boiardi di Stato valgono davvero le centinaia di migliaia di euro del loro emolumento annuo, sia per le specifiche capacità che per il peso sulla concorrenza?
Io credo che non siano insostituibili e comunque fuori dall'ordinamento del nostro Paese non troverebbero analoga retribuzione.
Quindi, dato che il loro stipendio proviene dai contributi, cioè da quanto pagano gli Italiani, invito ad essere misurati, parsimoniosi, senza eccedere; rispetto le loro capacità ma si può vivere decorosamente anche con 100/120mila euro all'anno, c'è chi manda avanti una famiglia con la metà.

Quella "Liberazione" rimossa

Esperia, Vallecorsa, Castro dei Volsci, Pastena, Pontecorvo, Sant'Angelo, San Giorgio a Liri, Pignataro Interamma, Ceccano; ma anche Lenola, Patrica, Pofi, Isoletta, Vallemaio, Campodimele, Spigno Saturnia, Supino e Morolo sono tranquilli paesi del Frosinate tra i Monti Aurunci e la Valle del Liri: feriti, profanati per avere pagato un altissimo tributo alla Seconda Guerra mondiale per i bombardamenti angloamericani, lutti e distruzione alla ricerca di bersagli militari tedeschi, ma che colpirono centinaia di civili. 
Salendo a Milano come non citare i Piccoli Martiri di Gorla?*
Questo prima, e poi le scorrerie dei goumier, circa 12000 soldati marocchini, avanguardia delle truppe coloniali francesi agli ordini del generale Alphonse Juin, capo del CEF, l'esercito costituito dal governo in esilio del movimento Francia libera.
un goumier (da wikipedia)
Le brutalità, le violenze che questi uomini in djellaba di lana marrone striata di bianco hanno perpetrato sulla gente inerme sono sconosciute ai più.
A Vallecorsa, dove neppure le suore dell'ordine del Preziosissimo Sangue furono risparmiate dalle violenze sessuali, ci furono mariti che cercarono di opporsi a queste violenze su moglie e figlie, ma furono freddati da colpi di mitra.
Lo scrive Gigi Di Fiore nella sua Controstoria della Liberazione (saggi BUR) dove possiamo anche leggere: "Più genericamente, quando parlavano delle donne che incontravano nel corso delle loro marce, i militari marocchini le chiamavano qahba. Puttane, per definizione. E allora non c'era nulla di male, dopo i combattimenti, a considerarle prede facili di cui disporre. Ritenevano fosse un loro diritto".
Oltre allo choc, all'assoluta mancanza di rispetto umano, si devono aggiungere le conseguenze per le malattie veneree come, sifilide o endometrite blenorragica, tanto per citarne alcune trasmesse alle innocenti vittime.
Sì, nessuno tace queste efferatezze, ma sono state confinate in una parola, Marocchinate, che assimileremmo più ad un assortimento di articoli esotici da bancarella, oppure ad una ragazzata piuttosto che ad una macchia di efferatezze in gran parte impunite.
Possiamo ringraziare Alberto Moravia nel suo La Ciociara che Vittorio De Sica e Cesare Zavattini hanno trasferito in un film straordinariamente diretto dallo stesso De Sica e magistralmente interpretato da Sofia Loren a cui andò un meritatissimo Oscar.

Oltre al  Controstoria della Liberazione, scritto da Gigi Di Fiore, meritano una lettura libri che "fanno testo" come La colpa dei vincitori (Piemme editore) della francese Eliane Patriarca, oppure un'altra penna francese, Frédéric Jacques Temple nel suo Les Eaux Mortes 
C'è poi Napoli '44 scritto da Norman Lewis (ediz. Adelphi) che The Saturday Review ha definito "uno dei dieci libri da conservare sulla Seconda Guerra Mondiale". Tra le sue pagine troviamo queste righe: "Tutte le donne di Patrica, Pofi, Isoletta, Supino e Murolo sono state violentate. A Lenola il 21 maggio stuprarono cinquanta donne, e siccome non ce n'erano abbastanza per tutti, violentarono anche i bambini e i vecchi..."  
Vi risparmio il seguito della narrazione.

20 ottobre 1944 ore 11,24 del mattino, periferia Est  di Milano, Scuola Francesco Crispi: morirono 184 bambini, 14 insegnanti, la direttrice della scuola, 4 bidelli e un'assistente sanitaria