domenica 17 aprile 2022

Milano Municipio 7 - consiglieri chiedono la rimozione del Crocifisso. E' opportuno?

"Ritengo da sempre che la politica sia servizio al cittadino e che per raggiungere risultati che diano aiuto e soddisfazione a tutte le persone che risiedono o svolgono attività nel nostro municipio sia necessario coniugare competenza, concretezza e capacità di ascolto e collaborazone". E'un brano che ho tratto della presentazione ufficiale di Silvia Fossati che, dopo le Elezioni amministrative dello scorso ottobre a Milano, venne eletta presidente del Municipio 7 (un vasto territorio che comprende Baggio, Quarto Cagnino, De Angeli, Forze Armate, San Siro). Una posizione sancita da un rimarchevole risultato. Quella sua introduzione è nel sito ufficile del Comune dove, inoltre, si legge che è laureata in fisica ed è un'apprezzata manager: simboli di concretezza. Quella stessa concretezza citata proprio in quel brano e che ho sempre auspicato nei manager delle istituzioni pubbliche. La vorrei intendere anche come una linea guida per l'attività del suo Municipio. Per questo sono sorpreso nel leggere che taluni esponenti della Sinistra che governa quella parte di Milano presentino una mozione per rimuovere il Crocifisso esposto nella loro aula consiliare. Signori Consiglieri, e per rispettosa conoscenza Signora Presidente, ma vi pare che, a parte la tragica situazione mondiale che stiamo vivendo, togliere quel Crocifisso sia espressione di concretezza, di risposta alle esigenze dei cittadini del vostro (e mio) territorio? Vedete, per 12 (dodici) anni (1980-1992) io sono stato consigliere e capogruppo di un partito laico dell'allora Consiglio di Zona 18 (92.000 abitanti); di quell'istituzione fui anche vicepresidente nell'ultimo biennio. Eravamo nella stessa aula dove voi oggi discutete e deliberate. Tutti noi eravamo accomunati dall'onere-onore di consiglieri eletti da gente che ci aveva affidato il compito di prenderci a cuore loro esigenze reali, problemi che ognuno affrontava ogni volta che usciva di casa: viabilità, mezzi pubblici (il Piano zonale dei trasporti del 1984 porta la mia firma), lavori pubblici, sanità, scuola, cultura, sport e vi posso dire che, per fare degli esempi, nessun consigliere del PCI, di Rifondazione Comunista o altri si era mai posto l'obiettivo di rimuovere il Crocifisso dai locali pubblici. Solo per informazione di chi mi legge: si sappia che, allora, noi consiglieri di zona percepivamo un solo compenso: un gettone di presenza di 20.000 lire (pari oggi a 10 euro) per ogni seduta di consiglio. Sedute che sovente erano affollate, ben partecipate dai cittadini perchè sapevano che interpretavamo le loro attese. Sommessamente chiedo: questa mozione rispecchia proprio la concreta volontà di oltre 170.000 persone che ogni giorno si confrontano con quelle realtà primarie che si chiamano famiglia, salute, affitto, mutuo, bollette da pagare, rette scolatiche e quant'altro per fare crescere i figli? Quando non doversi anche preoccupare di un vacillante posto di lavoro.

lunedì 11 aprile 2022

"L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli"

Dopo il 24 febbraio, quando il mondo si rese conto che i 130.000 soldati russi, accampati con i propri mezzi militari al confine dell'Ukraina, non si erano limitati a delle innocue manovre militari ma stavano invadendo quello stato indipendente e sovrano seminandovi terrore e morte, ecco che, accanto alle esecrazioni, si sono fatti notare gli sbandieratori dell'iride con la scritta PACE (e mi sta benissimo) e quelli che hanno ritenuto opportuno ricordarci l'art. 11 della nostra Costituzione. Buona cosa anche questa, solo che si sono sempre limitati alle primissime parole L'Italia ripudia la guerra fermandosi lì dove non c'è alcuna punteggiatura, e per chi non conosce per intero il testo pensa che il nostro Paese, aiutando Kiev, sia guerrafondaio. Nient'affatto e visto che ora anche l'ANPI si allinea con un manifesto, che peraltro sta sollevando più di una polemica, io mi limito a ricordare che sarebbe opportuno proseguire la frase per fare capire meglio da che parte stiamo: L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà di altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali;..." Non polemizzo ma constato, così come constato che l'illustratore del manifesto ANPI ha messo alle finestre delle bandiere che hanno poco a che spartire con il nostro Tricolore, sembrano più quelle dell'Ungheria...salvo che non si voglia ricordare la Rivolta ungherese dell'ottobre 1956 contro i carri armati sovietici .... Spunto per Indro Montanelli che nel 1960 scrisse un testo teatrale dal titolo I sogni muoioni all'alba, lavoro che venne poi trasformato in film.

domenica 10 aprile 2022

Gli italiani accolgono i profughi ukraini, ma non furono sempre così benevoli

Gli oltre 3 milioni di ukraini che stanno fuggendo dal loro paese dopo la cruenta invasione russa dimostrano quanta generosità si stia esprimendo nelle nazioni confinanti e altrove che li accoglie. L'Italia non è da meno e finora a circa 70 mila è stata offerta loro ospitalità, talvolta c'è quasi un'ammirevole competizione nel proporsi nell'accoglienza. Azione assolutamente ammirevole. Quello che è sfuggito ai più è che solo due mesi fa, il 19 febbraio, si celebrava il Giorno del Ricordo. Una triste ricorrenza per quasi 400mila nostri connazionali che furono costretti, quando non sotto la minaccia delle armi titine, certo con un futuro di oppressione sotto lo stivale jugoslavo, a lasciare le loro case, i loro beni in Istria e Dalmazia. Non trovarono però la stessa benevolenza dagli altri italiani, anzi. Ancora adesso quei profughi ricordano con mestizia le ostilità degli italiani residenti che vedevano nei nuovi arrivati dei concorrenti nel posti di lavoro. Per non parlare dell'ignobile gazzarra inscenata da sindacalisti e comunisti nella stazione di Bologna che il 18 febbraio 1947 si opposero alla sosta del treno che trasportava centinaia di esuli istriani sbarcati il giorno prima ad Ancona. I più facinorosi impedirono alle Dame di San Vincezo di avvicinarsi ai profughi e, addirittura, gettarono a terra e sui binari pane e latte, un minimo bene per rifocillarsi che era stato predisposto dalla Pontificia Opera di Assistenza e dalla Croce Rossa Italiana. Una macchia che resterà indelebile nella memoria storica e, spero, un rimorso nella coscienza di quei mascalzoni: non a caso quel convoglio viene ricordato come il Treno della vergogna. E' bene che oggi si sia prodighi di accoglienza verso questa gente sventurata che fugge da una nazione dove l'esercito russo sta perpetrando violenze di ogni genere, ma si abbia sempre uno sguardo benevolo verso chi fugge dalla sopraffazione straniera.