martedì 29 ottobre 2013

PENSIONI: ma lorde o nette? Omissioni volute?

Nelle ultime settimane l'argomento PENSIONI trova sempre più ospitalità nei talk show e, purtroppo, nei provvedimenti governativi. Il comune denominatore è: "sono onerose, non commisurate ai reali versamenti".
Intanto, come ho già ricordato nel mio post dell'8 ottobre (I benefattori dello Stato) sono state sterilizzate le pensioni sei volte sopra il minimo mensile che è € 495 lordi; vale a dire non beneficeranno della rivalutazione conseguente all' aumentato costo della vita. (Bel colpo del ministro Enrico Giovannini che invece, quand'era presidente dell'Istat, non fu in grado di stabilire quanto guadagnavano i nostri europarlamentari!)
Questa cifra, tuttavia, molti commentatori non  la conoscono e così sentiamo e leggiamo "pensioni sopra i 3mila euro". 
Sbagliato: sono 2.972,58 euro lordi  (e il netto è pari a 2mila) che un giornalista definì assurdamente "d'oro" (ma uno lì vicino che glielo contestasse non c'era?). 
Si sia chiari ed epliciti una volta per tutte: da che importo una pensione è definibile d'oro?
Se, per taluni, lo sono quelle da 3000 lorde allora quelle da oltre 90mila le definiamo di diamante flawless?
Non facciamoci ridere dalla nostra stessa coscienza!
Tornando alla sterilizzazione delle pensioni di latta ecco  che una moltiplicazione la sappiamo fare tutti ecco che non raggiungiamo tale importo (€ 481 x 6 = 2886) sempre LORDI, pari a circa 2000 netti: sono i pensionati che fanno la spesa facendo girare l'economia, che aiutano i figli,  però qualcuno impone  loro restrizioni. I dati più recenti sul calo dei consumi dicono che la spesa mensile per famiglia risulta pari a 2.078 euro, altro che pensione d'oro!!! Certo, è facile prendersela con i pensionati: non possono scioperare, ribellarsi (stiamo però attenti perchè in Grecia erano in prima linea nelle proteste).
Ho appena ascoltato su La7 un giornalista e un economista (consulente di Renzi) parlare della necessità di ridimensionare le pensioni derivate da versamenti retributivi e di "un contributo di solidarietà"  dovuto da parte di chi ha pensioni superiori a (quanto? non è detto e qui mi insospettisco). Prima l'economista ha detto  3.500 euro poi si è corretto in 5.000 (si deve essere ricordato che il suo politico di riferimento aveva affermato in pubblico che bisognava tagliare le pensioni oltre i 5mila). Comunque non è stato detto se lordi o netti. La vaghezza regna sovrana. Domandiamoci se è reticenza o incompetenza.
Allora  un po' di chiarezza è dovuta, evitiamo omissioni:
1) si sente dire "pensione di ENNE euro..."; attenzione che parlano sempre di importo lordo mentre il pensionato percepisce il netto (quello con cui fa la spesa, paga luce, gas, affitto, imposte, tasse, ecc...);
2) la differenza tra lordo e netto va all'erario, in addizionali irpef, quindi lo stato già si tiene un bel gruzzolo: che pretende ancora?
3) vogliono fare un aritmetico conto tra contributi versati e pensioni erogate? Bene, comincino dalle casse dell'INPS che ha tesaurizzato e fatto fruttare per sè i nostri contributi. Adesso li restituisca, "come da contratto". 
4) a partire dala Riforma Dini (legge 335/1995) che aveva introdotto il metodo contributivo, si è avviato un costante innalzamento dell'età per accedere alla pensione (ne farò un esempio più avanti) quindi, purtroppo, molti contribuenti non arrivano a percepire la pensione perchè passano a miglior vita (e magari non c'è neppure la reversibilità). Domando: chi se li intasca quei soldi che spettavano al poveretto? Perchè non se ne tiene conto?
5) Contributi figurativi. Se ne parla proprio poco ma sono una zavorra che pesa nel bilancio generale: chi ha versato per loro? E che dire del decreto "salva Italia" voluto da Monti che portò all'INPS i disavanzi dell'INPDAP? Bel "salvataggio"!E i prepensionamenti susseguitisi negli anni? Olivetti, Ferrovie dello Stato, Alitalia e altre aziende da quali casse (leggasi pure tasche) sono stati attinti i denari per i loro dipendenti? Pagano sempre gli altri.
Per favore, si parli con cognizione di causa evitando (forse volute) omissioni.

Ecco l'esempio di cui accennavo poc'anzi: stabilito che bisogna, comunque, avere versato contributi per 20 anni, dal 1° gennaio 2014 l'età minima per le lavoratrici dipendenti il poter avere l'assegno di vecchiaia salirà da 62 anni e 3 mesi a 63 anni e 9 mesi. Lunga vita!
Per la cronaca: sono andato in pensione dopo 45 anni di lavoro e contributi reali.

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