martedì 29 marzo 2022

Calcio, da vili fischiare gli inni nazionali

Nel momento in cui gran parte del mondo si indigna o si commuove per l'Ucraina che subisce una sanguinosa aggressione, c'è chi, nell'anonimato di uno stadio, fischia gli inni nazionali. L'hanno fatto in tanti al Barbera di Palermo a danno dei giocatori ospiti prima della partita Italia-Macedonia del Nord e oggi molti turchi a Konya, contro l'Inno di Mameli prima di Turchia-Italia. Indelebile, tuttavia, quella nostra macchia prima della Finale mondiale Germania-Argentina a Roma (8 luglio 1990) quando, dimenticando i milioni di loro connazionali emigrati in Argentina, molti spettatori italiani si distinsero riprovevolmente fischiando l'Himno Nacional; meno male che nel suo testo troviamo questa frase: "E i liberi del mondo rispondono: Al gran popolo argentino, Salve!". Negli stadi pullulano veri e propri imbecilli che vanno sì ad incitare dei giocatori, ma ignorano che giocano per La Nazionale, debbono lealmente vincere per sè stessi e per un Paese, e quello stesso Paese è nell'inno che cantano con fierezza prima della gara. Se appena conoscessimo un paio di strofe coglieremmo il senso patrio di un popolo; ecco un brano di quello della Macedonia del Nord: "...Non piangere cara madre Macedonia, Alza la testa orgogliosamente in alto, Vecchi, giovani, uomini e donne si alzino in piedi!...". E come noi legittimamente pretendiamo sia rispettata la nostra nazione, si abbia la dignità di rispettare anche quella degli altri che è rappresentata dal suo inno, dalla sua bandiera. Non ho il titolo per proporlo, ma auspico che UEFA e FIFA autorizzino lo speaker dello stadio a fare sospendere l'esecuzione di un inno quando il pubblico lo fischia, è una vigliaccata che non può passare sotto silenzio: una Nazione è anche in quelle note, e non va offesa.

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