martedì 12 gennaio 2016

Quegli Italiani che mancano al nostro Paese

Sono rientrato ieri dal Lussemburgo e mi sono immerso nella lettura delle varie notizie di cronaca italiana che mi aspettavano in agguato: l'espulsione della Sindaca di Quarto, frecciate tra i candidati PD alle Primarie di Milano, tremila candidati per tre posti di infermiere ad Alessandria, il ministro della Salute Beatrice Lorenzin invia ispettori a Pozzuoli e a Brescia, riottosi che non rinunciano allo zerovirgolazerouno di riduzione di un vitalizio o a privilegi di casta che li facciano diversi dall'inquilino della porta accanto...: che l'unica nota positiva sia stata il record di incassi per "Quo vado...", il film di Checco Zalone, poco ci manca.
Raggiungere il Granducato è come un'immersione di positività nell'organizzazione e quando ne parlo compiaciuto mi sento immancabilmente rispondere: "Eh, ma nel Nord Europa sono tutti più efficienti".
Nient'affatto! In "quel Nord" che sta tra Belgio, Francia e Germania c'è una ragguardevole componente italiana, siamo perfino nel governo: dalla fine dell' '800 è stato un costante arrivare di nostri connazionali, dapprima robuste braccia sorrette da grande volontà per lavorare in miniera o nei cantieri e poi, da una ventina d'anni, ecco giovani talenti che le aziende di proprietà lussemburghese, tedesca e francese hanno accaparrato per migliorare la propria funzionalità.
Sì, il valore aggiunto è italiano, solo che per questo Made in Italy non si organizzano mostre o convegni. Credo di avere interpellato esponenti di tutti i partiti politici italiani e non ne ho trovato uno disposto a spendere un impegno per valorizzare l'Italianità nel mondo; eppure, per quanto ho visto, non c'è un solo nostro Emigrante che non ce l'abbia messa tutta per farsi onore.
questa opera dell'artista francese Bruno Catalano si trova a Marsiglia, simboleggia il vuoto che si prova ad essere costretti a lasciare la propria terra

I nostri Italiani sono apprezzati, rappresentano la linfa vitale di grandi aziende estere, sono quel valore aggiunto che è andato ad arricchire altrui potenzialità.
Basta guardare il disordine organizzativo e burocratico che ci circonda e ci si rende conto di cosa  manca al nostro Paese: quelle risorse che, demotivate, ogni giorno riempiono la valigia e vanno oltre confine. Raggiungono località lontane da casa, dalle loro famiglie; impattano balbettando con la realtà di una lingua che credevano di avere imparato al meglio in Italia, con stili di vita talvolta opposti ai loro, eppure non si arrendono. A testa bassa, caparbiamente, cercano la loro affermazione facendosi giudicare ed apprezzare da stranieri e poi la sera, tra le quattro mura di un appartamento dall'affitto salato, cercano conforto ossrvando le foto dei loro cari lasciati in Italia.
"Eh, ma cosa vuole, sono cittadini del mondo!", mi sono sentito rispondere da una che doveva avere appena letto il depliant di un'agenzia di viaggi.
No, sono ormai popolo di quel mondo così sempre più diverso dal nostro dove abbondano dirigenti pubblici hanno stipendi ben superiori a quelli di efficienti manager privati e con assunzioni di respnsabilità che lascio immaginare.
Lo Stato italiano emani un bando di reclutamento, di rientro di  mille manager che oggi lavorano all'estero e li collochi in altrettante posizioni pubbliche senza legacci e intralci politici: un anno dopo vedremo i risultati, positivi risultati.

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