lunedì 9 novembre 2020

Quegli Italiani a cui non sappiamo offrire un futuro migliore

C'è una "regione" di Italiani che non conosce cali demografici, infatti oggi conta esattamente 5.486.081 abitanti, ma non è tra i nostri confini. E' infatti il numero dei nostri connazionali che risiedono all'estero; il 1° gennaio di quest'anno si sono aggiunti 257.812 ai 5.288.281 registrati il 1° gennaio 2019. La diffferenza aritmetica è data solo dalle cancellazioni intervenute nell'anno. Di queste nuove residenze il 50,8% è per espatrio e il 35,5% per Italiani nati all'estero. Lo rivela il Rapporto Italiani nel mondo, un'opera magnificamente curata da Delfina Licata per la Fondazione Migrantes*, organo pastorale della CEI; un volume di 585 pagine affiancato dalla sintesi che ne conta 31. Un vero e proprio capolavoro editoriale che potremmo definire la Bibbia per chiunque voglia capire cosa è oggi la nostra Emigrazione. Oltre a minuziose informazioni statistiche ci sono anche decine di articoli scritti da 57 autori e io ho avuto l'onore di essere invitato a farne parte con una ricerca sul flusso migratorio lombardo, in particolare dal territorio lariano. Il R.I.M. ci rivela quanto sia stato alto il numero degli espatri nel 2019: 130.936 (58.512 donne e 72.424 uomini) di questi 59.051, vale a dire il 44%, provenienti da Lombardia, Veneto, Sicilia e Lazio; una cifra superiore a quella del 2018 (128.583), del 2017 (128.193) e del 2016 (124.076). Dove sono andati? Si sono distribuiti in 186 Paesi, ma il 73% ha scelto l'Europa mentre il 4% negli USA, il 3,5% in Argentina mentre il 2,1% ha scelto l'Australia. Fa riflettere quanto siano marcate le fasce d'età: è residente all'estero il 22,3% è fra i 18 e i 34 anni, mentre il 23,3% è fra i 35 e i 49 anni. Questa edizione del Rapporto è la 15a, un traguardo molto importante perchè ci permette un raffronto molto dettagliato di come sia aumentato il numero dei nostri emigranti e si sia evoluto il loro livello di istruzione. Nel 2006 il 68,4% aveva solo la licenza elementare o non aveva dichiarato quale titolo di studio avesse conseguito; alla fine del 2018 il 29,4% erano laureati e il 29,5% diplomati, il 41,1% un titolo inferiore. Se consideriamo che in Italia il numero dei laureati è inferiore a quello dei diplomati (rispettivamente 19,6% e 62,2%) possiamo ben comprendere che i nostri atenei mettono sul mercato un valore aggiunto. Non voglio però fare una distinzione tra titoli di studio perchè comunque poco meno del 60% degli emigrati ha un livello medio-alto; connazionali che perdiamo a vantaggio della crescita economica di altre nazioni dove vengono offerte prospettive di realizzazione che l'Italia non ha. Chi fosse interessato può richiedere il volume a migrantes.it
* Alla Fondazione Migrantes, tramite Delfina Licata, nel 2017 l'ASI, Associazioni Sportive e Sociali Italiane, conferì il Premio Italiani nel Mondo.

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