venerdì 13 luglio 2018

Reddito o Debito di cittadinanza?

Il reddito di cittadinanza, cavallo di battaglia del M5s in campagna elettorale, sta dominando la scena  per contrastare l'attenzione al problema degli sbarchi dei migranti sulle nostre coste e la conseguente popolarità riservata a Matteo Salvini.
Di Maio, dopo il repentino abbassamento da 5.000 a 4.000 euro delle pensioni  (tra due settimane le ridurrà ulteriormente?), insiste sull'adozione del reddito di cittadinanza che gli ha fruttato decine di migliaia di voti: una cambiale elettorale che deve pagare, ma che fa sempre più riflettere il resto del Paese.
Pensiamo innanzitutto ai tre milioni e mezzo di pensionati a cui, meno male, sta arrivando la quattordicesima per addolcire la loro modesta pensione mensile che, dopo decenni di lavoro, oscilla tra i 700 e 800 euro mensili. Come possono reagire quando verranno a sapere che basteranno 8 ore la settimana per godere fino a 780 euro grazie al "reddito di cittadinanza"?  Assistenzialismo puro che favorirà ulteriori entrate attraverso prestazioni in nero.
Che prospettive si offrono invece ai giovani costretti ad aprire una partita iva con il regime dei minimi per svolgere un onesto lavoro da "autonomi" perché quello da dipendente è sempre più remoto?
Credo che, oltre alle opposizioni, ci saranno anche molti parlamentari leghisti che, ben conoscendo il reale mondo del lavoro, avranno arricciato il naso nel dover appoggiare questo ddl del quale neppure si sa quanto costerà alle casse dello Stato, cioè all'intero Paese; basteranno "solo" 17 miliardi o ce ne vorranno addirittura 30?

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