giovedì 29 marzo 2018

Però i grillini "populisti" rinunciano...

"In qualità di vicepresidente di Palazzo Madama ho scelto di rinunciare all'indennità di funzione pari a 3.112 euro al mese. Stiamo parlando di oltre 37.000 euro all'anno, 186.000 euro in una legislatura."
L'ha dichiarato Paola Taverna neoeletta vicepresidente del Senato della Repubblica che ha aggiunto: "Rinuncio inoltre agli altri benefit del tutto ingiustificati come le spese di rappresentanza, fino all'auto blu, perché per me già operare in Senato con questo grado di responsabilità  è un enorme onore e privilegio".
Onore alla Senatrice del M5s per questo atto alquanto significativo a cui affianchiamo quello di Roberto Fico che, appena eletto presidente della Camera, ha rinunciato all'indennità di funzione per tale carica (€ 4.668,45 mensili): una risposta non da poco per essere stati bollati di "populismo".
Fico riprende l'esempio della sua predecessora, Laura Boldrini, che il 21 marzo 2013 rinunciò a metà dell'indennità di funzione, all'uso dell'alloggio di servizio e al rimborso delle spese di viaggio e accessorie, così come ai rimborsi forfetari.
Iniziative lodevoli che dovrebbero essere prese ad esempio per chi dovrebbe intendere l'occupare cariche pubbliche come un servizio al Paese.
Detto ciò non ci si può astenere però dal considerare, rimanendo un questo ambito,  che ognuno dei due presidenti (Camera e Senato) ci sono i loro quattro vicepresidenti; ma quanto ci costa la politica.

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