domenica 8 settembre 2013

COLPO SECCO recensione del film

A 36 anni dalla sua uscita in Italia rendo volentieri omaggio al film Colpo Secco (Slap shot), di George Roy Hill, e al suo straordinario interprete Paul Newman pubblicando la recensione di quel film sull’hockey scritta da  Donatella Italia

L’hockey non è certamente un non-contact sport, ma forse non tutti sanno che anni fa era caratterizzato da scontri molto violenti, soprattutto nelle serie minori.
Colpo secco, pellicola del 1977 diretta da George Roy Hill in cui ritroviamo Paul Newman, ci racconta proprio questo mondo.
La squadra dei Chiefs di Charlestown naviga in cattive acque e il suo allenatore-giocatore Rennie Dunlop (il grande Paul Newman) decide di approfittare dell’arrivo nel gruppo degli Hanson, tre giovani  quanto intemperanti gemelli, per catalizzare l’attenzione sul team. I tre, che potremmo definire “teste calde”, hanno uno stile di gioco particolarmente aggressivo e Dunlop decide di sfruttare questa loro caratteristica, arrivando addirittura a farne dei personaggi.
Il gioco aggressivo e violento della squadra infiamma gli animi dei tifosi che, prima, seguivano le gesta dei loro giocatori con poco entusiasmo,  e crea attenzione e affluenza alle partite. A opporsi a questa filosofia di gioco troviamo l’altra figura di spicco dei Chiefs, Ned Braden. Fa da contraltare a Dunlop;  Ned è infatti un ragazzo di buona famiglia che preferisce continuare il gioco pulito e corretto appreso nei campus universitari piuttosto che cercare la vittoria con una scazzottata. Però, a tormentarlo, oltre alla piega presa dalla squadra, i crescenti problemi di alcolismo della moglie, infelice nonostante il marito la ami alla follia.
La crisi economica investe Charlestown e i membri dei Chiefs, pur catalizzando su di sé tutte le emozioni e le aspettative della città, iniziano a temere per il loro futuro. Dunlop, artefice della nuova linea di condotta della squadra, decide di mettere in giro la voce di un’imminente vendita dei Chiefs: in questo modo riesce a rinverdire l’interesse del pubblico cittadino, e non solo, per il team. Ma in realtà non c’è nessun compratore e la vera proprietaria della squadra, una signora di mezza età di nome Anita, ha tutte le intenzioni di lasciar naufragare i Chiefs in quanto poco redditizi.
Si arriva all’ultima partita di campionato: Chiefs contro i Syracuse Bulldogs, il cui allenatore – sapendo della fama di giocatori violenti dei suoi avversari – schiera una squadra che potremmo definire di picchiatori. Quando il primo dischetto viene lanciato in aria e si sancisce l’inizio della partita, non devono passare troppi minuti che sul ghiaccio si scateni una vera e propria rissa. Nel trambusto Ned Braden intravede la propria moglie sugli spalti e, nell’estremo tentativo di ricordarle il suo amore e salvare così il proprio matrimonio, improvvisa uno strip-tease. Lo spettacolo scatena l’ilarità degli altri giocatori che smettono di picchiarsi e iniziano a inneggiare all’uomo; solo il capitano dei Syracuse, Tim McCracken, protesta e viene cacciato dall’arbitro. Quella che era nata come una grande zuffa finisce così in una divertente parata di giocatori di hockey sulla pista, capitanati da Braden vestito ormai solo della …conchiglia.
Colpo Secco non è il classico film sportivo dove il protagonista è un eroe,  spesso incompreso, che lotta per emergere e veder riconosciuto il proprio talento. Non è neanche un film sui valori dello sport: spirito di squadra, impegno, coraggio. Ma è la fotografia di un tipo di gioco, fortunatamente passato, che ha caratterizzato il mondo dell’hockey per lungo tempo. Ed è anche una piccola denuncia della spettacolarizzazione di questo modo malato di vedere lo sport: la televisione che descrive e spesso fa da sottofondo agli scontri sul campo, i commentatori che addirittura intervistano i giocatori chiedendo loro quali sono i colpi migliori da assestare sugli avversari. In tutto questo le due figure principali, Dunlop e Braden, non ne escono cresciute o migliori: il primo resta un guascone con la faccia d’angelo e il secondo porta in campo il tanto vituperato entertainment del gioco per cercare di salvare il proprio matrimonio.
Perché allora guardare questo film? Per la caratterizzazioni dei personaggi: non solo Dunlop – Newman ma anche i tre squinternati fratelli Hanson o il bravo ragazzo Braden (che ha la faccia pulita di Michael Ontkean). Caratteri diversi ma tratteggiati con cura, tanto da essere assimilati dagli attori: lo stesso Newman, solitamente educato e di temperamento mite, riconobbe di aver assimilato il linguaggio scurrile di Dunlop anche nella vita privata. Il secondo pregio è, come detto, di fotografare una realtà sportiva che non c’è più ma che è esistita, caratterizzando profondamente il mondo della tifoseria degli anni passati, con un racconto non pesante o eccessivamente documentaristico, ma cercando di mantenere una leggerezza di toni.
Una leggerezza di toni che non verrà dimenticata dal mondo del cinema; a questo primo Colpo Secco (titolo originale Slap Shot) seguiranno infatti Slap Shot 2 e Slap Shot 3, ma senza la freschezza del lungometraggio del 1977. Ma, dopotutto, dietro la macchina da presa del primo Colpo Secco troviamo George Roy Hill a cui dobbiamo un capolavoro come La Stangata, premio Oscar nel 1974: come dire, la classe non è acqua, anche quando si parla di cattivi ragazzi.

Donatella Italia (© proprietà riservata)

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