giovedì 16 ottobre 2025
L'errato indottrinamento pro-Pal
Con gioia ho finalmente visto garrire una bandiera d'Italia. Merito la partita di calcio a Udine tra Italia e Israele. Le telecamere hanno ripreso due enormi Tricolore sventolare sugli spalti del Friuli. Passati un paio di giorni le vie e le piazze non sono più invase da cortei pro Palestina, ma si sono tramutate in slogan come quelli espressi da studenti e filopalestinesi durante un convegno nel liceo Virgilio, a Milano. Sconcertano sia la pochezza di argomenti sul M.O., che invece meriterebbero di essere eviscerati e confrontati, che la scarsa conoscenza della storia di quella terra. Un termine quale Sionismo è stato più volte citato a sproposito perchè si vuole ignorare che esso trova invece la sua nascita nel XIX secolo quando, nell'inasprirsi dell'antisemitismo, con gli Ebrei che, dispersi nel mondo, cercavano di ritrovarsi una patria comune. E quale poteva essere se non quella dei loro padri? Ai molti presenti in quel liceo (dove studiai quando era una scuola media) era purtroppo insito un livore antisemita, forse inconscio ma ormai radicato da slogan e "indottrinamenti" che i frequenti fenomeni di piazza stanno inculcando. Mentre è sconcertante, quanto preoccupante il nascente negazionismo dell'attacco terroristico del 7 ottobre 2023 e le atrocità commesse ai danni di gente pacifica. Spiace, perchè l'evento ha rivelato anche una voglia di conoscere, di sapere che, purtroppo, la massa vociante ha cercato di emarginare. La scuola, soprattutto in età adolescenziale, dovrebbe trasmetere conoscenza, sapere: quel sapere utile alla formazione della dirigenza futura. Rammarica che questa ondata anti israeliana, sorda e cieca alle rivelazioni di quanto gli armigeri Hamas hanno e stanno combinando a Gaza, non trovi spazio nel ragionamento a cui l'intelligenza dei nostri studenti dovrebbe ricorrere. Spiace altresì che questi giovani (e non solo) che hanno infiammato per giorni le piazze, e ora in locali pubblici, abbiamo una ridotta, quando non distorta, conoscenza della Storia. A loro, così votati alla protesta, sfugge che nel 66 d.C. gli Ebrei insorsero contro i dominatori romani per l'eccessiva pressione fiscale attuata dal governatore Gessio Floro. Roma inviò allora delle legioni per soffocare la legittima ribellione locale. Atto finale fu la distruzione di Gerusalemme ad opera del generale Tito: era il 70 d.C. e durò 4 mesi. Distrutto il tempio e saccheggiata la città, agli Ebrei non restò che la via dell'esodo. Può bastare questo per provare quanto, nel rispetto della popolazioe palestinese ivi residente, sia stato legittimo l'anelito di un ritorno degli Ebrei alla loro terra? (foto da wikipedia il Muro di cinta di Gerusalemme)
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