lunedì 20 settembre 2021

La cambiale sull'auto elettrica

Finalmente in prima serata, grazie all'odierna puntata di PRESA DIRETTA dal titolo La Rivoluzione Elettrica condotta con scrupolo da Riccardo Iacona, si sono evidenziati i problemi a monte per l'approvvigionamento di energia alle auto elettriche, vale a dire le materie prime destinate alle batterie. Stiamo parlando principalmente di litio e cobalto (indispensabili anche per smartphone, pc portatili e fotocamere digitali) le cui miniere sono, in massima parte, in Cile, Congo e Mongolia. Invito a rivedere questa inchiesta; sono emerse sia le monopolizzazioni da parte di taluni Paesi e aziende, oltre alle disumane condizioni del lavoro estrattivo. Già nell'ottobre 2018 l'Osservatorio Diritti aveva dedicato un toccante servizio intitolato "Auto elettriche: il prezzo pagato dai bambini del cobalto": bambini minatori che rischiano la propria salute per pochi centesimi al giorno. Ma per questa "modernizzazione" (il virgolettato è d'obbligo) andiamo a leggerci l'articolo di Omar Abu Eideh, "Auto elettriche, una transizione difficile" pubblicato il 4 marzo 2021 da Il fatto quotidiano. E imponiamo l'auto elettrica perchè sia la panacea per "una mobilità sostenibile"? Che ipocrisia. Se poi cerchiamo soluzioni alternative, ovviamente in Europa, ecco sorgere le difficoltà di reperimento dei siti e, sebbene individuati ecco la risposta, "Gli scavi e la polvere? Un poco più in là, grazie". Come dar loro torto? Se non si prospetta una soluzione efficace a breve termine per l'approvvigionamento delle materie prime per le batterie, figuriamoci se ci sarà una soluzione al loro smaltimento. Ma quello delle scorie radioattive non era uno dei cavalli di battaglia degli antinucleare? Di fronte a questo impressionante imbuto che convoglierebbe le richieste su pochissimi produttori (azzardato immaginare che ci strozzerebbero con le loro condizioni di vendita?) incombe la scadenza del 2035, l'anno in cui, secondo una decisione dell'UE, non potranno più essere messe in vendita auto a benzina e gasolio. In altri termini, centinaia di ben retribuiti eurodeputati, dimostrando una discutibile conoscenza della materia, hanno firmato una cambiale senza sapere con che denari l'avrebbero pagata. Tra loro anche nostri parlamentari che si candidano promettendo di fare gli interessi dell'Italia (come?) e comunque preoccupandosi subito di fare premettere On.le sui propri biglietti da visita. Domando: hanno deciso sull'onda di emotività (che ingenui), ordini di scuderia o, e sarebbe gravissimo, seguendo indicazioni di altri interessi? Sulla fiducia propendo per le prime due ipotesi e mi attendo che, sulla via di Strasburgo (quella di Damasco è ora poco praticabile) si ravvedano e, dimostrando una coerente flessibilità, spostino ben più in là i paletti del traguardo (salto nel buio è troppo horror).

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