giovedì 10 settembre 2015

TOGLIERE L'IMU A SPESE DI?

Più o meno apertamente esultammo tutti quando Silvio Berlusconi dispose che la prima casa, quella di residenza, sarebbe stata esentata dell'ICI. Quando poi i comuni cominciarono a lamentare le minori entrate "se erogo servizi devo avere le risorse" allora ecco levarsi le voci dei detrattori di quel provvedimento e così si tornò a gravare di IMU (ex ICI) la prima casa e aumentare, in certi casi più che raddoppiare, quella per la seconda (altri fabbricati). Si arrivò perfino a farla pagare (come "altri fabbricati") ai nostri emigranti per la casa che avevano lasciato sfitta  in Italia senza che nessuno insorgesse contro questa ingordigia chiedendo quali servizi comunali potevano mai essere erogati ad una casa vuota. Ho più volte detto e qui lo confermo che fare cassa sulla pelle dei nostri emigranti è inqualificabile.
Da un paio di mesi il presidente Renzi va ripetendo che dal 1916 verranno eliminate tutte le imposte sulla prima casa. E l'ha ribadito a chiare lettere pochi giorni fa: "Io lo giudico un fatto di giustizia non pagare le tasse sulla prima casa dopo che magari uno per trent'anni ha pagato un mutuo. Dobbiamo dare un messaggio di tranquillità, ora possiamo finalmente ripartire".
Ben venga, ma non era stato il PD a sostenere che era doveroso farla pagare a tutti gli immobili?
Adesso nessuno del suo partito contesta Renzi perché è presumibile (non siamo in pochi a sospettarlo) che si finirà per appesantire gli oneri sulla seconda casa.
Le conseguenze del forte aggravio che queste ultime già subiscono e davanti agli occhi di tutti: paesi, cittadine dove si cerca di sbarazzarsi di un bene che aveva, mediante gli oneri d'urbanizzazione e le spese correnti dei proprietari, portato fiumi di denaro alle casse comunali. Adesso quei centri di villeggiatura mostrano serie interminabili di cartelli con la scritta VENDESI, sia per immobili di recente costruzione, ma vuoti, e appartamenti che i privati tentano di vendere. Che desolazione! Ma ce ne è un'altra: quella delle amministrazioni comunali che, piagnucolose, lamentando le minori entrate e alambiccano per ottenere nuove entrate salvo non avere il coraggio di ridurre le proprie spese. Qualche esempio? Si contino quanti piccoli comuni hanno accettato di fondersi. Si continuano così a pagare le spese di funzionamento per scuole primarie frequentate da 10-14 alunni in una sola scuola: mi tornano alla memoria le monoclassi dei piccoli borghi di montagna negli anni '50.
I sindaci si aggrappano agli steccati dei loro orticelli e le autorità centrali preferiscono autorizzare aumenti di tasse locali piuttosto che usare il bisturi: "un medico pietoso fa la piaga cancrenosa", ricorda un vecchio adagio.

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