mercoledì 2 marzo 2016

Refezione scolastica: un diritto, ma a spese di chi?

Su vari giornali e nel corso di una odierna trasmissione televisiva si è fatto del clamore sulla decisione del Sindaco di Corsico di non fare somministrare il pasto a quei bambini i cui genitori erano inadempienti nel pagamento della relativa retta. La questione aveva riguardato un’ottantina di alunni. Non esito a ritenere che ci sia stata dell’informazione fuorviante perché pongo un esempio: se un controllore mi trova sull’autobus senza biglietto, ovviamente mi multa e nessun giornalista ne parla e non si organizzano dibattiti. Dove è la differenza?
Sebbene l’episodio di Corsico (come già accaduto, in passato in altre località) abbia destato clamore, qualche mio collega  ha comunque precisato nel proprio articolo sia che i bambini non sono rimasti a digiuno e che l’esposizione finanziaria del Comune per il mancato introito era arrivato a 1.227.000 euro. Oggi, grazie all’assolvimento dell’obbligo da parte di alcune famiglie, sono scesi ad una trentina i bambini i cui genitori non hanno pagato.
E’ stato anche scritto che questi alunni hanno potuto mangiare in altro locale “per evitare la contaminazione”: niente di più logico ed è informazione malevola descrivere il provvedimento come un’ apartheid . Infatti, regole alla mano, chi fornisce ufficialmente i pasti non può essere chiamato in causa per conseguenze derivanti da cibo proveniente da altre fonti.  Ci siamo dimenticati quando alle feste delle scuole si possono portare solo torte industriali confezionate?
No, non mi associo alla colpevole demagogia di chi sbandiera il diritto ad avere tutto gratis: lo considero una pretesa perché qualcuno finisce comunque per pagare anche per loro.

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