Dopo l'affermazione del ministro Di Maio (9 agosto u.s.) secondo il quale oggigiorno le merci viaggiano prevalentemente come file e non sulle autostrade, mi sono impegnato ad osservare con maggiore attenzione le intenzioni del M5s in fatto di Economia; sì, quella con l'iniziale maiuscola, quella che interessa l'intero nostro Paese.
Il risultato è che almeno un paio di punti mi paiono sconcertanti, cominciamo dal reddito di cittadinanza.
Interesserebbe una platea di 1.375.000 famiglie e, dato che "giammai, non sarà assistenzialismo ma un incoraggiamento ad accettare un impiego" debbo interpretarla come una scommessa del Movimento 5 stelle sul fatto che ci siano più di un milione di proposte che attendono solo di essere accettate. Mi è tornata alla mente la tanto derisa promessa di Silvio Berlusconi: "1 milione di posti di lavoro".
Non è forse lo stesso? Ma con la differenza che il Cavaliere stimolava le aziende mentre qui si coinvolgono degli uffici pubblici a cercare e fornire indirizzi, opportunità.
Secondo punto: che indirizzi, che opportunità di lavoro se l'Istat ha ufficialmente dichiarato che l'Italia è in una fase di recessione? La si chiami pure "tecnica", ma pur semplice recessione è: i risultati del quarto trimestre del 2018 segnano una contrazione dello 0,2% e gli ordinativi nell'industria sono diminuiti del 2% su base annua. Tra l'altro fu lo stesso presidente del Consiglio Conte a dichiarare: "mi aspetto un'ulteriore contrazione del Pil".
E il reddito di cittadinanza venne approvato dal Consiglio dei ministri il 17 gennaio, solo due settimane prima che l'Istat rendesse pubblici i propri risultati.
Ministro Di Maio, non è il caso di rivedere le stime dei costi che questo sussidio (il cui importo fa irritare decine di migliaia di pensionati) avrà sui bilanci dello Stato?
Come se non bastasse ecco un altro duro colpo pentastellato alla nostra Economia: fermare la TAV.
Interrompere questa opera non è come alzare una paletta verso un automobilista, significa bloccare l'attività di decine di aziende coinvolte direttamente e indirettamente in un progetto internazionale, significa togliere lavoro, quindi reddito, a migliaia di Italiani.
Nel linguaggio del quotidiano si traduce in ulteriore disoccupazione, quella disoccupazione di cui non ci si preoccupa dicendo NO anche alle trivellazioni in Adriatico mentre lo fanno davanti ai nostri occhi i croati, ovviamente guadagnandoci.
Sono grato per questa lezione di Economia.
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