mercoledì 9 giugno 2021
Plastica: oggi no a piatti e bicchieri, ma domani?
A Grado, circa 35 anni fa, un pescatore mi mostrò la pianta del suo piede destro, c'era una lunga cicatrice: "E' il regalo di una bottiglietta di vetro coperta dalla sabbia, qui, su una nostra spiaggia".
Io commentai: "E dire che il vetro è l'unica alternativa alla platica che qualche mente eccelsa ritiene dannosa all'ambiente".
Riportai quell'episodio sulle pagine del mensile La Voce dei Vigili Urbani a cui collaboravo e ora mi torna alla mente leggendo le linee guida contenute nella direttiva UE 2019/904 domandandomi prima di tutto se qualche europarlamentare italiano l'avesse votata, e in caso affermativo sarebbe doveroso conoscerne il nome per valutare se ignorarlo al prossimo appuntamento euroelettorale.
Perchè?
Basterebbe il commento sconsolato, ma saggio, che mi diede quel pescatore: "Ah, la plastica è dannosa perchè indistruttibile? Quel pezzo di vetro era tale quella mattina e lo sarà anche tra cento anni".= Attenzione, detta direttiva si occupa di bicchieri, forchette e piatti in plastica, così, come di cannucce e palette, ma è il primo passo verso una più ampia preclusione agli articoli in plastica. Oltreutto la proibizione è all'immissione sul mercato comunitario, ma le tonnellate di plastica che abbiamo visto arenarsi su certe spiagge non erano su litorali italiani altrimenti non vanteremmo almemo duecento Bandiere blu.= Si incrementi invece il riuso e il riciclo degli imballaggi non dimenticando che da almeno trent'anni sono in commercio dei granulatori, mulini che triturano molti articoli in plastica: sono in esercizio presso tutte le industrie che stampano la plastica per riutilizzare le prove di stampo o gli articoli dalla forma difettosa.=
Ai nostri europarlamentari che avessero votato la suddetta direttiva ricordo che circa il 35% del prodotto europeo è made in Italy e nel 2017 fu il boom di quel settore (+7%) a spingere la nostra ripresa dell'esport. E non si creda che quegli imprenditori siano degli avvelenatori perchè dal 1947 ad oggi l'Italia ha operato al meglio per avvicinare sempre più le migliaia di specie di polimeri all'impiego quotidiano e domestico e non sarà certo una direttiva di poco esperti inquilini dell'Europarlamento di Strasburgo a fermarne lo sviluppo che, allo stato delle cose, al momento presenta una sola realtà: il taglio netto all'utilizzo della plastica monouso sarà pagato dalla perdita di migliaia di posti di lavoro. Grazie!
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