"Se non hanno più pane che mangino brioche", affermò Maria Antonietta d'Asburgo-Lorena quando la informarono che la gente non aveva più pane.
Sulla stessa linea di paragone potremmo mettere la nostra vice ministra Laura Castelli che, ospite di Tg2 Post, ha affermato: "Se una persona decide di non andare più a sedersi al ristorante, bisogna aiutare l'imprenditore a fare un'altra attività".
Spunto generoso, ma allora quale, di grazia?
Sembra l'accompagnare un cieco nell'attraversare la strada con l'illusione di fargli riprendere la vista...
Se questo è il pensiero di chi sta al governo e dovrebbe amministrare il Paese, penso che ad irritarsi non dovrebbero essere solo i ristoratori, ma tutta le gente di buonsenso.
La signora Castelli, come buona parte dei nostri politici, ha rivelato una dubbia conoscenza del mondo economico, soprattutto quello imprenditoriale che, a differenza di quello parlamentare, dalla sera alla mattina non si ritrova la certezza di un lucroso stipendio proveniente dal denaro pubblico, se lo deve guadagnare giorno per giorno.
I ristoratori, e così tutti gli altri imprenditori, devono costruirsi il presente e il futuro ogni mattina quando alzano la saracinesca della bottega, varcano la porta del laboratorio o aprono il cancello della fabbrica nella speranza che la giornata sia proficua, e certo non aspettando tranquilli e sereni un immancabile (pingue) stipendio.
Allora spieghiamolo a certi signori che qualsiasi seria attività imprenditoriale prevede una specifica esperienza, investimenti, responsabilità e una quotidiana attenzione all'evolversi della società. E' un mondo economico che non chiede oboli, ma solo rispetto e un alleggerimento di balzelli burocratici, imposte e tasse che piovono sulla testa anche quando davanti ai loro locali non si ferma neppure l'annusare di un cane.
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