Che io ricordi il più importante caso in cui una parte del testo di una canzone è stato cambiato fu quello di My guy che divenne My God nello straordinario film Sister Act.
A percorrerne le tracce ci ha pensato una maestra di scuola elementare, primaria pardon, nel comune di Zoppola: per non urtare la sensibilità (penso presunta suscettibilità) di* islamici la parola Gesù nella canzoncina Minuetto di Natale l'ha cambiato in Perù.
Secondo me il più "illetterato" degli Italiani avrebbe deciso: "se non voglio parlare di Gesù a che serve scegliere una canzone che parla di Natale?"
Così non è stato in quella scuola e, da quanto leggo, la dirigente scolastica si sarebbe limitata ad una ammonizione verbale all'insegnate che si è scusata promettendo che non lo farà più.
Che ne pensa la ministra Fedeli?
Lei e tutta la scala gerarchica dell'Istruzione italiana si sono mai chiesti: "che potrebbero allora dire gli Ebrei che si vedono il Crocefisso in ogni luogo pubblico?"
Non mi risulta che si siano mai scandalizzati o abbiamo manifestato intolleranza o solo suscettibilità; oltretutto la Comunità ebraica ha partecipato alla nostra Rivoluzione risorgimentale...
Non aggiungo altro se no mi irrito ancor di più, però auspico che il provveditore agli studi prenda provvedimenti un po' più tangibili dell'ammonizione verbale, se no possiamo chiudere baracca e burattini.
* ho scritto di e non degli perché non credo proprio che tutti gli islamici si possano sentire offesi per una caso come questo.
domenica 31 dicembre 2017
domenica 24 dicembre 2017
Lo Sport nel Cinema raccontato da Donatella ITALIA
Dall'atletica al rugby, dal calcio al nuoto come dal golf al lacrosse, piuttosto che dall'hockey all'equitazione o dalla boxe al motorismo, sono bel 27 le discipline che hanno dato lo spunto per questa vasta produzione cinematografica esplorata da Donatella Italia per scegliere 56 titoli e scriverne le recensioni. La Prof.sa Natalina Ceraso Levati (presidente, tra l'altro, della Divisione Calcio Femminile della FIGC dal 1997 al 2009) ha così definito questa opera: "Censire 27 discipline sportive non è facile né scontato; è indice di una duttilità mentale ragguardevole e, soprattutto, di una immensa passione che mai si esaurirà ma troverà sempre nel proprio animo, nuova linfa"
Questo il senso di SPORT MOVIES my COLLECTION, il libro di 272 pagine in cui sono state raccolte queste recensioni tra cui non poteva mancare quella del primo film a carattere sportivo della Storia cinematografica.
Senz'altro, dunque, un repertorio alquanto vasto e di assoluto interesse per appassionati di Cinema e di Sport introdotto dal contributo di esperti come Natalina Ceraso Levati, Claudio Barbaro, Pietro Mazzo ed Enrico Radaelli.
Per informazioni sull'opera scrivere all'autrice donatellaitalia@gmail.com
Donatella Italia e Gianni Maddaloni (foto proprietà riservata) |
Donatella Italia intervista Gianni Maddaloni, a cui è ispirato L'Oro di Scampia (foto proprietà riservata) |
sabato 16 dicembre 2017
Che pensioni vuole tagliare Di Maio?
Clamorosa gaffe o è il piano dei parlamentari M5s?
La voglia di tagliare le pensioni torna d'attualità dopo la sconcertante dichiarazione di Di Maio: "dobbiamo tagliarle a chi prende 2.300 euro di pensione", lasciando intendere e sbagliando in pieno, che si tratti di "pensione d'oro". Che forse il Movimento 5 stelle abbia inavvertitamente mostrato il suo vero volto? Sarebbe un suicidio politico.
Conclusione a cui l'esponente di M5s arriva dopo che gli è stato detto che occorre recuperare fondi per 12 miliardi.
Idea assurda perché "prendere" significa che è dal netto che il pensionato si trova accreditato e quindi non certo il lordo; Di Maio e tutti coloro che parlano di pensioni debbono usare chiarezza: dal lordo o dal netto? Nel primo caso si sappia che la differenza tra lordo e netto se la intasca già lo Stato, l'erario alla fonte, prima di arrivare nel nostro portafogli.
E comunque non si sia generici, si abbia il coraggio di precisare l'entità del taglio, quanto? 2 o 500 euro? E poi ha dimenticato che quella pensione - non certo d'oro - è già oggetto di "tagli" perché da qualche anno ne è stata sterilizzata la pur legittima indicizzazione.
Di Maio sa che con quella pensione decine di migliaia di pensionati mantengono i loro figli?
Di fronte alla pronta replica di Renzi, che la definisce una follia, ecco che il Movimento 5 stelle rettifica: "Quando parliamo di pensioni d'oro ci riferiamo a quelle sopra i 5 mila euro nette".
Certo una gran bella differenza!
La repentina correzione non deve essere stata una più realistica valutazione di quell'elemento chimico dal latino aurum, quanto la presa di coscienza che l'affermazione di Di Maio - che va scartata assolutamente da lui e da chiunque abbia uguali propositi - potrebbe essere pagata con decine di migliaia di voti in meno alle prossime elezioni, gettando alle ortiche le sue ambizioni a prossimo candidato premier.
Mi sa che i penstastellati debbano ora guardare in faccia la realtà, capire cosa significa la pensione e come vivono i pensionati; vadano con la memoria alle affermazioni di qualche nostro politico secondo il quale con l'indennità parlamentare fa fatica a mandare avanti la famiglia (!!!). Dopo aver ben riflettuto mettano su carta bollata i loro intenti altrimenti inanelleranno altre figuracce che portano acqua al mulino degli avversari politici.
Credo che quando si tocca questo argomento occorra essere ponderati e documentati; suggerisco come riferimento ciò che aveva proposto due anni fa Giorgia Meloni: "si riconteggino le pensioni prendendo in considerazione solo quelle oltre i 5.000 euro lordi mensili".
La voglia di tagliare le pensioni torna d'attualità dopo la sconcertante dichiarazione di Di Maio: "dobbiamo tagliarle a chi prende 2.300 euro di pensione", lasciando intendere e sbagliando in pieno, che si tratti di "pensione d'oro". Che forse il Movimento 5 stelle abbia inavvertitamente mostrato il suo vero volto? Sarebbe un suicidio politico.
Conclusione a cui l'esponente di M5s arriva dopo che gli è stato detto che occorre recuperare fondi per 12 miliardi.
Idea assurda perché "prendere" significa che è dal netto che il pensionato si trova accreditato e quindi non certo il lordo; Di Maio e tutti coloro che parlano di pensioni debbono usare chiarezza: dal lordo o dal netto? Nel primo caso si sappia che la differenza tra lordo e netto se la intasca già lo Stato, l'erario alla fonte, prima di arrivare nel nostro portafogli.
E comunque non si sia generici, si abbia il coraggio di precisare l'entità del taglio, quanto? 2 o 500 euro? E poi ha dimenticato che quella pensione - non certo d'oro - è già oggetto di "tagli" perché da qualche anno ne è stata sterilizzata la pur legittima indicizzazione.
Di Maio sa che con quella pensione decine di migliaia di pensionati mantengono i loro figli?
Di fronte alla pronta replica di Renzi, che la definisce una follia, ecco che il Movimento 5 stelle rettifica: "Quando parliamo di pensioni d'oro ci riferiamo a quelle sopra i 5 mila euro nette".
Certo una gran bella differenza!
La repentina correzione non deve essere stata una più realistica valutazione di quell'elemento chimico dal latino aurum, quanto la presa di coscienza che l'affermazione di Di Maio - che va scartata assolutamente da lui e da chiunque abbia uguali propositi - potrebbe essere pagata con decine di migliaia di voti in meno alle prossime elezioni, gettando alle ortiche le sue ambizioni a prossimo candidato premier.
Mi sa che i penstastellati debbano ora guardare in faccia la realtà, capire cosa significa la pensione e come vivono i pensionati; vadano con la memoria alle affermazioni di qualche nostro politico secondo il quale con l'indennità parlamentare fa fatica a mandare avanti la famiglia (!!!). Dopo aver ben riflettuto mettano su carta bollata i loro intenti altrimenti inanelleranno altre figuracce che portano acqua al mulino degli avversari politici.
Credo che quando si tocca questo argomento occorra essere ponderati e documentati; suggerisco come riferimento ciò che aveva proposto due anni fa Giorgia Meloni: "si riconteggino le pensioni prendendo in considerazione solo quelle oltre i 5.000 euro lordi mensili".
venerdì 15 dicembre 2017
Borseggiata non può volare
E' successo il 6 dicembre all'aeroporto della Malpensa.
Una signora deve partire per la Sicilia su un volo in partenza nel tardo pomeriggio; purtroppo poco prima è stata derubata: le era stata sottratta la borsetta dove c'erano tutti i suoi beni, inclusi documenti e denaro.
Fà subito la denuncia alla Polizia aeroportuale e con quella si reca al gate per l'imbarco.
"Documenti?"
"Non ne ho, mi li hanno rubati con tutto il resto, ecco la denuncia"
L'operatrice al desk fà un paio di telefonate ma la risposta non ammette speranze.
"No, mi spiace, ma senza documenti d'identità lei non può partire"; eppure il suo nome è nella lista d'imbarco.
In soccorso della donna ormai in lacrime, un'insegnante che sta tornando in Sicilia per trascorrere qualche giorno in famiglia, si muove subito una collega, anche lei in partenza che, conoscendola, si offre come garante.
Niente da fare; il problema è ancora più serio perché la derubata è rimasta senza soldi; si avvia allora una spontanea gara di solidarietà tra gli altri passeggeri per fornirle almeno quanto può servire per tornare al domicilio lombardo.
L'aereo parte senza la passeggera, in angoscia, che resta a terra.
Non è mio compito formulare ipotesi su quali provvedimenti sarebbero stati adottati se al suo posto ci fosse stato un qualcun altro/altra, certo sono alquanto perplesso: possibile che con una denuncia scritta della Polizia e la disponibilità di una garante, la possibilità di riscontri soggettivi un/una cittadino/a italiano non può prendere il volo, peraltro nazionale, che ha regolarmente pagato?
Avrete notato che non ho citato l'aeroporto di destinazione, l'ora del decollo, il numero del volo, la sua sigla e quindi il nome della compagnia affinché non si interpretasse questo mio post come un atto d'accusa verso chiunque, anche perché è verosimile che l'operatrice al desk (essendo della SEA) si sarebbe comportata così anche per voli di altre compagnie.
Resta comunque insoluto il problema alquanto serio che ha vissuto quella persona che, oltretutto, era appena stata vittima di un furto.
Se tra i miei lettori scaturissero proposte per una soluzione sarò ben lieto di pubblicarle, grazie
Una signora deve partire per la Sicilia su un volo in partenza nel tardo pomeriggio; purtroppo poco prima è stata derubata: le era stata sottratta la borsetta dove c'erano tutti i suoi beni, inclusi documenti e denaro.
Fà subito la denuncia alla Polizia aeroportuale e con quella si reca al gate per l'imbarco.
"Documenti?"
"Non ne ho, mi li hanno rubati con tutto il resto, ecco la denuncia"
L'operatrice al desk fà un paio di telefonate ma la risposta non ammette speranze.
"No, mi spiace, ma senza documenti d'identità lei non può partire"; eppure il suo nome è nella lista d'imbarco.
In soccorso della donna ormai in lacrime, un'insegnante che sta tornando in Sicilia per trascorrere qualche giorno in famiglia, si muove subito una collega, anche lei in partenza che, conoscendola, si offre come garante.
Niente da fare; il problema è ancora più serio perché la derubata è rimasta senza soldi; si avvia allora una spontanea gara di solidarietà tra gli altri passeggeri per fornirle almeno quanto può servire per tornare al domicilio lombardo.
L'aereo parte senza la passeggera, in angoscia, che resta a terra.
Non è mio compito formulare ipotesi su quali provvedimenti sarebbero stati adottati se al suo posto ci fosse stato un qualcun altro/altra, certo sono alquanto perplesso: possibile che con una denuncia scritta della Polizia e la disponibilità di una garante, la possibilità di riscontri soggettivi un/una cittadino/a italiano non può prendere il volo, peraltro nazionale, che ha regolarmente pagato?
Avrete notato che non ho citato l'aeroporto di destinazione, l'ora del decollo, il numero del volo, la sua sigla e quindi il nome della compagnia affinché non si interpretasse questo mio post come un atto d'accusa verso chiunque, anche perché è verosimile che l'operatrice al desk (essendo della SEA) si sarebbe comportata così anche per voli di altre compagnie.
Resta comunque insoluto il problema alquanto serio che ha vissuto quella persona che, oltretutto, era appena stata vittima di un furto.
Se tra i miei lettori scaturissero proposte per una soluzione sarò ben lieto di pubblicarle, grazie
giovedì 14 dicembre 2017
Bentornato PAOLO!
Dopo 139 giorni Paolo Nespoli è tornato sulla Terra; è atterrato stamane nella steppa del Kazakhstan.
Il suo viaggio nella navetta Soyuz era iniziato il 28 luglio in compagnia dell'americano Randy Bresnik e del russo Sergei Ryazansky.
Visto il nome della missione (VITA) non si può che considerarla ben augurante, un'altra splendida esperienza infatti per l'astronauta milanese e un punto in più per l'Agenzia Spaziale Italiana.
Il suo viaggio nella navetta Soyuz era iniziato il 28 luglio in compagnia dell'americano Randy Bresnik e del russo Sergei Ryazansky.
Visto il nome della missione (VITA) non si può che considerarla ben augurante, un'altra splendida esperienza infatti per l'astronauta milanese e un punto in più per l'Agenzia Spaziale Italiana.
martedì 12 dicembre 2017
Milano ignora Giovanni Guareschi
O meglio, continua ad ignorare il sensibile quanto acuto ed estremamente "vero" Giovannino Guareschi.
Non c'è infatti una sola strada intitolata al giornalista, umorista e caricaturista parmense che, come scrittore, è in assoluto l'autore italiano più tradotto; per trovarne qualcuna occorre andare nel sui hinterland: Opera, Vimodrone..., ma Milano no.
E proprio oggi che la celeberrima Brescello è sommersa dalle acque, e a migliaia sarà venuta in mente quell'esondazione del Po che unì sinistri e destri, Peppone e Don Camillo (Il ritorno di Don Camillo), il Comune di Milano ha preferito intitolare due opere di Citylife (una via ad Anna Maria Ortese e una galleria ad Anna Castelli Ferrieri) a due persone certo validissime, ma se una strada deve essere un "monumento" a perenne memoria. come continuare a dimenticare Guareschi? Speriamo se lo ricordino l'anno prossimo, nel 2018, quando ricorrerà il 50° dalla morte (22 luglio 1968).
Se per la politica non sarà così allora forse vuole dire che per Giovannino Guareschi basta la memoria e l'affetto della gente. Ma sì, forse è meglio, così il suo nome inciso su targhe in marmo non sarà imbrattato da qualche writer.
Non c'è infatti una sola strada intitolata al giornalista, umorista e caricaturista parmense che, come scrittore, è in assoluto l'autore italiano più tradotto; per trovarne qualcuna occorre andare nel sui hinterland: Opera, Vimodrone..., ma Milano no.
E proprio oggi che la celeberrima Brescello è sommersa dalle acque, e a migliaia sarà venuta in mente quell'esondazione del Po che unì sinistri e destri, Peppone e Don Camillo (Il ritorno di Don Camillo), il Comune di Milano ha preferito intitolare due opere di Citylife (una via ad Anna Maria Ortese e una galleria ad Anna Castelli Ferrieri) a due persone certo validissime, ma se una strada deve essere un "monumento" a perenne memoria. come continuare a dimenticare Guareschi? Speriamo se lo ricordino l'anno prossimo, nel 2018, quando ricorrerà il 50° dalla morte (22 luglio 1968).
Se per la politica non sarà così allora forse vuole dire che per Giovannino Guareschi basta la memoria e l'affetto della gente. Ma sì, forse è meglio, così il suo nome inciso su targhe in marmo non sarà imbrattato da qualche writer.
giovedì 7 dicembre 2017
ANTONIO CARRARO, ASSUNZIONI DI VALORE
Quanto mai sconcertante, come ho già
scritto e detto, l’eco alle 70 offerte di lavoro dell’Azienda (iniziale
maiuscola d’obbligo) padovana.
Molte testate si sono fermate al
fatto che nessuno aveva ancora risposto senza sottolineare, invece, il valore espresso
da questa iniziativa: offriva lavoro qualificato!
Offriva la possibilità di aprire gli
occhi, l’orizzonte su cosa è il mondo industriale, sulla concretezza e, ancor più importante, la Carraro, con quei nuovi
posti di lavoro, dimostrava e dimostra la propria vitalità credendo nel
proprio futuro imprenditoriale in Italia e scommettendo sulla creazione e valorizzazione
di nuove risorse, per giovani come per coloro che, pur con esperienza, si trova oggi senza lavoro.
E' forse poco? Suvvia, è un’iniziativa che vale il miglior spot pubblicitario.
No, certa nostra stampa più o meno
importante, non l’ha capito e quindi non l’ha esaltata preferendo titolare lo “scandalo”
delle (momentanee) non risposte. Lasciamo stare poi chi ha voluto cercare (presumo
senza trovarli) contorti dubbi e dietrologie: venivano offerti 70 (settanta)
nuovi posti di lavoro a tempo indeterminato, basta e chiuso. Cos’altro ci si
doveva aspettare da Campodarsego?
D’altronde le aziende, come i
giornali, sono fatte da persone, c’è chi agisce nel giusto e chi tentenna ad
arrivarci
martedì 5 dicembre 2017
Si offrono 70 posti di lavoro e nessuno risponde?
L'Antonio Carraro, una rinomata
azienda padovana specializzata nella produzione di trattori, cerca 70 lavoratori da inserire a vari
livelli; la sua Titolare precisa che il contratto di assunzione è a tempo
indeterminato e lo stipendio è di € 1590 al mese (non mi è noto se per qualsiasi ruolo).
Una proposta
che alletterebbe chiunque è alla ricerca di un lavoro, ma i titoli di giornale
che mi passano sotto gli occhi mi sconcertano: “Nessuno risponde all’offerta”.
L’azienda è
corretta perché, seppur lordi, 1590 euro li toglie dal proprio bilancio, ma occorre
considerare che al lavoratore arriva il netto con cui, se arriva da lontano,
deve pagarsi viaggio da pendolare o l’affitto. Potrebbe
essere questo un motivo di tentennamento
nel rispondere? Forse.
La notizia è
di tre giorni fa e ricordo anche un servizio televisivo dove, dopo la
presentazione d’effetto ecco una doverosa correzione …in corsa: l’intervista a
tre persone che escono dall’azienda dopo aver consegnato il proprio curriculum,
quindi il “nessuno risponde” è da ridiscutere se non cancellare.
Non mi fermo
e vado anche a leggere i vari commenti
riportati da vari social e i dubbi dei lettori si sprecano perché tutti
noi abbiamo visto le migliaia di nostro giovani che attraversano l’Italia per
partecipare, senza una minima illusione, a concorsi. Ai più saranno ben noti i
miseri salari a cui i nostri giovani si adattano pur di avere un lavoro onesto
e sperare in tempi migliori. Abbiamo occhi e orecchie tappati quando ci sono
state le inchieste sulle paghe ai ragazzi impiegati nei call-center? E gli italiani espulsi dai cantieri edili per
la concorrenza dei manovali dell’Est Europa?
C’è chi
paventa anche il luogo comune dei giovani che preferiscono fare il medico o
l’avvocato. Ma chi l’ha detto? Non lo si esclude, ma sono informati che si fa pratica per anni negli
ospedali o negli studi legali in cambio di una stretta di mano? Certo che se guru dell’Economia ospitati in questo o quel talk show ci vengono a dire che le
professioni del futuro non passano davanti ad un tornio od una fresa saranno pochini quelli che vanno ai corsi di formazione professionale, e
comunque quelli bravi che ne escono non restano sulla porta a lungo.
Ecco, è su
questo punto che soffermo la riflessione:
se quella manodopera fosse stata disponibile in zona la Antonio Carraro avrebbe coperto i ruoli nel giro di poche settimane, e invece non è stato così. Che non ci sia stata la sperata pubblicizzazione? Non so e comunque è la
stessa azienda a rendersene conto, tanto che ha organizzato un open day per il
16 dicembre per presentare se stessa e le funzioni richieste. Io credo che ci
sarà la folla.
Quello che mi lascia attonito è che da una buona parte dell’informazione il messaggio che è passato
ai lettori è che non ci sono giovani e meno giovani disposti a fare l’operaio.
Cosa non vera perché la Carraro cerca anche ingegneri, periti meccanici
disegnatori, impiegati, non solo operai, mestiere che comunque nessuno snobba.
Io la vita del settore metalmeccanico la conosco bene, so quanti giovani vi si
avvicinano per mettere a frutto gli studi professionali o comunque per cominciare a lavorare, e non
sono certo schifati.
I titoli
erano di tre giorni fa e ora, dopo che cominciano ad emergere notizie meno
“scandalistiche”, come quella che pubblica oggi Il Mattino di Padova (e doverosamente
gliene rendo merito): “ad oggi le domande d’assunzione sono già 3000” Tremila scrivono i Colleghi padovani mentre il Gazzettino smorza: "Arrivano mille curricula in 48 ore";
ciononostante, c’è ancora qualche sito che ancora oggi mette nel titolo che l’azienda
“non trova nessuno”. Certo che la prima sensazione è di discredito sulla nostra
classe di lavoratori a cui verrebbe la puzza sotto il naso fare il
metalmeccanico. Qui prodest?
No, non mi
sta bene questo “fare informazione” e l’Ordine dei Giornalisti dovrebbe
intervenire.
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