mercoledì 2 ottobre 2024

Guerra in Libano: Unifil, la saggezza di Tajani e i bersaglieri del Governolo

Il conflitto in atto nel Sud Libano, da cui partono gli attacchi degli hezbollah contro i villaggi israeliani difesi dalla risposta delle truppe di Gersalemme, ha dato fiato a chi, dimentico del ruolo a cui è deputato, si preoccupa del contingente italiano inquadrato nella missione ONU Unifil. Tanto per chiarire: quei 1.200 nostri militari col casco blu (parte dei 10.500 militari provenienti da 46 diversi paesi) non si trovano in quel territorio per coercizione, sono una qualificata espressione di una libera scelta che non prevede il conteggio delle piante d'ulivo o di fichi d'India, ma per svolgere un'opera armata di dissuasione e di assistenza che è stata riconosciuta meritoria. Non ha quindi alcuna ragione l'insulsa preoccupazione per la loro permanenza e addirittura il rientro ipotizzato da incompetenti e perditempo: sono militari, non innocui bibliotecari, bidelli o cancellieri di tribunale. Molto appropriata ed esplicita la risposta che ha dato il ministro degli esteri e vicepresidente del consiglio Antonio Tajani: "Nessuna ipotesi di evacuazione del nostro contingente dal Libano." A proposito della presenza di militari italiani in Libano voglio ricordare con affetto quella svolta dal 2° battaglione Bersaglieri "Governolo" del 1982 che raccolse consensi e plausi a livello internazionale. Quei nostri fanti piumati respirarono l'odore del sangue, udirono il fragore delle esplosioni e vissero l'orrore dei combattimenti a Beirut portando onore all'Italia: nessuno si sognò di paventare anzitempo un loro rientro in patria. A quei ragazzi, seppure dopo 42 anni, ancora GRAZIE !!! Li immagino già pronti, sebbene sessantenni e magari nonni, pronti a tornare in azione: che fulgido esempio.

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