domenica 29 agosto 2021
Auto elettriche? Portano a crisi occupazionali
La politica, nella sua insistente propaganda (anche un tantino demagogica) a favore delle auto elettriche, ha lasciato irrisolti alcuni problemi come lo smaltimento delle batterie, e si guarda bene dal dirci sono comunque fonte di inquinamento (emissione di anidride carbonica per la generazione di elettricità) e ne presentano un altro non meno grave: la crisi occupazionale. Infatti la chiusura di stabilimenti (i.e. GKN Automotive per semiassi e componenti di trasmissione) sta avendo un impatto sociale a cui gli stessi politici non sanno dare ancora una risposta. Infatti un'auto elettrica ha un quinto dei componenti mobili interni rispetto ad un'auto a combustione solida. Come ci aggiorna IlSole24Ore in una sua ricerca pubblicata lo scorso 23 luglio, questo potrebbe costare il posto di lavoro a due terzi dei 600mila addetti che, solo in Italia, sono impiegati nella componentistica. Attualmente l'industria automobilistica italiana vanta una grande esperienza nei motori a combustione; la riconversione verso l'elettronico trasforma "il cuore tecnologico del motore da meccanico a elettronico; di conseguenza il mercato si orienta automaticamente verso l'Asia che da vent'anni ha il predominio assoluto nell'elettronica di consumo". Tenuto anche conto che l'evoluzione dei motori diesel ha dato lusinghieri risultati nell'abbattimento degli inquinanti, dall'adozione del filtro antiparticolato all'iniezione dell'AdBlue per pulire i gas di scarico, sorge spontanea una domanda: non sarà il caso che al governo il Mise e il Mef riflettano su questo importante aspetto sociale ed economico prima di rifinanziare gli incentivi per l'acquisto di auto elettriche?
giovedì 26 agosto 2021
22 agosto 1914, la Caporetto francese
Meno di tre settimane dopo la dichiarazione di guerra della Germania alla Francia le due armate passano all'offensiva e, nel calore dell'estate, centinaia di migliaia di soldati si schierano dalla frontiera svizzera al Brabante belga. Dalla Sambre ai Vosgi le armate francesi si preparano alla battaglia. La Germania, adottando il piano strategico di Alfred von Schlieffen, penetra nel territorio belga malgrado la neutralità dichiarata da questa nazione: ha inizio la Battaglia delle frontiere che, in Vallonia, coinvolgerà Anloy, Longlier, Maissin, Bellefontaine, Ethe, Tintigny e, in particolare, Rossignol. Proprio in questo sobborgo di Tintigny avrà luogo uno scontro particolarmente oneroso per le truppe francesi. E' entrato nelle pagine più dolorose della Grande Guerra perchè vi fu l'annientamento della 3e Division d'Infanterie Coloniale, i marsouins. E' sabato 22 agosto 1914, una data che alcuni giornalisti francesi hanno efficacemente definito le jour le plus sanglant de l'histoire de France oppure le jour le plus meurtrier de l'histoire de France. In quel solo giorno periranono infatti 27.000 soldati francesi, più ancora di quelli caduti in tutta la guerra d'Algeria (1954-1962), un dato che rappresenta un'ombra nella Storia militare francese. E' l'alba quando a Rossignol, poco dopo aver attraversato il fiume Semois (foto), mentre si dirigono a Nord verso Neufchateau, i soldati della 3a divisione di fanteria coloniale francese, inconfondibile nell'appariscente divisa con kepi, giubba blu e pantaloni rossi, si imbattono in alcuni ulani, i cavalieri tedeschi. Li considerano un'unità isolata e, baionetta in canna, proseguono la loro marcia addentrandosi nella foresta di Chiny. Purtroppo per loro sono accolti dal fitto fuoco delle mitragliatrici tedesche e il RIC, Régiment d'Infanterie Coloniale è annientato, 2.800 suoi soldati perdono la vita e 9.100 vengono feriti; il comandante, il generale Raffenel, perderà il lume della ragione. L'offensiva tedesca ha la meglio in tutta l'area vicina causando migliaia di caduti francesi: Betrix (1.600) Ethe (2.200), Baranzy (1.800), Maissin (1.200), Virton (1.600), Neufchateau (2.200). Nelle foto qui sopra il cimitero militare L'Orée de la foret a Rossignol, dove sono sepolti i corpi di 7.875 soldati francesi (di cui 2.379 sconosciuti); altri 874 nel vicini cimitero del Plateau, nella foresta di Chiny. sulle loro tombe, accanto al nome e alla data 22 aout 1914, hanno scritto Mort pour la France. Sì, sarà pur caduto per la Francia, ma migliaia di chilometri lontano dalla sua terra. I francesi avranno la meglio solo nello scontro presso il villagio di Bellefontaine, dove comunque cadranno 550 suoi soldati. Nella foto qui sotto il suo cimitero militare dove si vedono, in primo piano, alcune tombe di soldati germanici (croci in pietra) e sullo sfondo quelle francesi. Nulla potrà alla disfatta generale e alla ritirata della 2a Armata. Il riscatto, grazie al contributo del Corpo di spedizione britannico del generale John French, ci sarà una ventina di giorni dopo sulla Marna; una vittoria che metterà in ombra il sacrificio di quei 27.000 uomini che, peraltro in un solo giorno, saranno vittime, prima ancora che del piombo nemico, della "Doctrine très meurtrière de l' Offensive à outrance". In Francia quasi nessuno se lo ricorda e, per pudore, se ne parla poco. Quanto accaduto invece nel 1917 a Caporetto, nella cui battaglia perdemmo 11.600 soldati, è purtroppo ormai anche una metafora per indicare una sconfitta; che dire allora di quel 22 agosto 1914 nella Storia di Francia? (© tutte le foto e testo sono proprietà riservata di Gianmaria Italia ©) cliccare sulle foto per ingrandirle.
domenica 22 agosto 2021
Omaggio a Gabriele Stefanoni
Ciao Gabriele, credo te ne sarai accorto, ma da otto anni, da quando te ne andasti nella notte tra il 22 e il 23 agosto del 2013, Monza non è più la stessa. Non più perchè i luoghi e le città sono creati e vissuti dalle persone, e quando manca una Persona come te siamo tutti un po' disorientati. Ho già detto e scritto che il tuo Paradiso è stato il giorno in cui tu, amante dei lanci dal cielo, hai deciso di raggiungere il Cielo, ma senza un ritorno e questo, pur sapendoti nel luogo che più meritavi, ci ha lasciato un vuoto immenso. Come in un grande puzzle eri una tessera indispensabile: una figura essenziale tra i Paracadutisti dell'ANPdI di Monza, nel Panathlon, fra gli Amici dell'Autodromo e i Cavalieri del Santo Sepolcro, in quel Club Classe 43 che avevi fondato, così come allo Sporting Club (socio fondatore) o nel mondo della comunicazione dove eri ambito da tutti i giornalisti perchè tu sapevi. Manchi a tutti noi, i tuoi tanti amici a cui, da quel 23 agosto, si è spenta una luce. Ci conforta sapere che brilla ancora in Loredana, Elena e Eliana, la tua famiglia che, pur tra i mille impegni, hai sempre messo in primo piano. Bastava fare il tuo nome e tutti ti conoscevano. Ricordo ancora quel giorno di otto anni fa quando corse sulla bocca di tutti la triste notizia: "E' morto Gabriele". Ma nell'incredulità servì precisare: "Stefanoni, il paracadutista, il cavaliere" perchè quel titolo di Cavaliere della Repubblica, che tanto meritasti, hai saputo esprimerlo in modo esemplare in ogni tua azione professionale e sociale. Così come l'amore per la Patria e i valori dell'Amicizia che hai sempre dispensato a piene mani elargendo ben più di quanto avevi ricevuto. E il ricordarti, il rimpiangere ancora la tua partenza, caro Gabriele, dimostra che il tuo posto in Paradiso era prenotato da tempo.
(foto proprietà riservata ©)
lunedì 16 agosto 2021
Tragedia Afghanistan: what a shame
Ci sono due modi per tradurre dall'inglese la frase "What a shame": che peccato, oppure, che vergogna, per sintetizzare quanto possiamo pensare dopo il disimpego occidentale in Afghanistan e la caduta di Kabul. A chi mi legge la scelta dopo aver letto la storia dei vent'anni di guerra "per mettere ordine" in Afghanistan. In tutto quel periodo la coalizione NATO, a guida USA, ha perso 3.232 militari di cui 2.178 statunitensi (più 19.650 feriti) e 53 italiani (più 651 feriti). Dovevano, tra l'altro, addestrare le forze armate afghane; purtroppo molti di questi soldati hanno deposto le armi appena visti arrivare i talebani. Ci si domanda se il disimpegno, il "tutti a casa" non sia un'offesa per tutti quei caduti. Ma un altro aspetto, estremamente significativo e crudele, è il terrore che sta ora dilagando tra le donne; in vent'anni, una generazione, hanno coltivato la speranza della loro emancipazione, del raggiungimento di alcune libertà, diritti fino allora sconosciuti. Premi come il Nobel hanno, a parere mio, la funzione di gratificare quanto svolto, ma anche incoraggiare azioni future; c'è ora da chiedersi se qualcuno non si sente oggi in dovere di riflettere su quel Premio ottenuto nel 2009 "per il suo straordinario impegno per rafforzare la diplomazia internazionale e la collaborazione tra i popoli". E che dire del comportamento di quello che era allora suo vice? Non si può sempre dare la colpa a chi c'era prima; se c'è uno che ha ereditato un percorso avviato prededentemente è stato proprio Trump...
sabato 14 agosto 2021
Kabul, "Abbandonate subito il paese"
15 agosto 2021 = Stasera decollerà da Kabul il volo militare italiano per rimpatriare i nostri connazionali che sono ancora in Afghanistan. Da quanto si apprende, la sicurezza dell'aeroporto è garantita da truppe turche e afghane. La capitale sta per essere raggiunta dai talebani; una capitolazione che era già scritta dopo che il presidente Biden, in base all'accordo negoziale firmato con i talebani a Doha nel 2020, aveva dichiarato definitivo il disimpegno dei soldati USA, una decisione avviata da Barack Obama nel 2012 e che si era concretizzata sotto Donald Trump quando dispose il rientro di 2500 militari. Finirà l'11 settembre, dopo vent'anni (20° anniversario degli attacchi terroristici subiti dagli USA), l'operazione NATO Enduring Freedom che aveva, di fatto, cancellato il regime dei talebani. Questi, ora, ne hanno approfittato e, in poche settimane, hanno preso possesso di aree sempre più vaste del paese. Purtroppo il repentino acuirsi della situazione ha messo in evidenza l'errato temporeggiare delle cancellerie diplomatiche dei vari paesi occidentali. C'è da chiedersi ora, nell'affanno del "tutti a casa", cosa succederà alle migliaia di afghani, loro collaboratori in tutti questi anni. Sembrano riaffacciarsi le immagini del terrore per i vietnamiiti che nell'aprile 1975 fuggirono da Saigon. Intanto Lord David Richards (ex capo di stato maggiore britannico), secondo quanto riferisce IlSole24Ore, avrebbe dichiarato: "Il ritiro USA è stata una decisione tragica. L'Occidente se ne pentirà. Ci pentiremo di questo errore". Affermarlo almeno un paio d'anni fa non sarebbe stato meglio?
giovedì 12 agosto 2021
La vigile, non la vigilessa. Un errore anche dall'informazione nazionale
Del doloroso epilogo sulla sorte di Laura Ziliani, la donna di cui non si avevano notizie da tre mesi, si sono occupati tutti gli organi d'informazione, locali e nazionali. Purtroppo, per quanto ho constatato, di lei si parla come della vigilessa: un errore di gramamtica davvero grave che diventa imperdonabile leggendo quanto scrive Corriere.it: "è dell'ex vigilessa i corpo ritrovato a Temù" perchè proprio lo stesso dizionario del Corriere della Sera ammonisce Non si dice vigilessa. Nel dubbio, basterebbe consultare online anche il vocabolario Treccani che sulla declinazioe al femminile di vigile ci dice: Per il pesonale di sesso femminile si usa in genere vigile preceduto dall'articolo femminile (la vigile che sorveglia l'uscita dalla scuola, una vigile inflessibile), ma con sfumatura più o meno iron. o scherz., talvolta spreg., vigilessa! Direi ch non è proprio il caso della sventurata vigile Laura Ziliani che meriterebbe un briciolo di attenzione, se non di migliore conoscenza della lingua italiana.=
martedì 10 agosto 2021
Jacobs e il figlio "dimenticato"
Dopo le straordinarie prestazioni alle Olimpiadi di Tokyo i cronisti si sbizzarriscono nel cercare qualsiasi argomento pur di parlare di lui, di Marcell Jacobs, soprattutto per come è fuori dalla pista. C'entra poco con il risultato sportivo, ma comprensibile; tuttavia sarebbe opportuno che detti colleghi dimostrassero un poco di professionalità in più andandosi ad informare quando parlano della vita privata "dell'uomo più veloce del mondo". Mi riferisco ai suoi figli: Marcell ne ha avuti 3 e il primo, Jeremy (lo rilevo oggi su Corriere.it e fanpage.it) è ignorato quando scrivono "ad accogliere l'atleta a Fiumicino i colleghi della polizia e la famiglia con i suoi bambini". I "suoi bambini" che appaiono nei filmati sono solo 2, il secondo e il terzo avuti con la signora Nicole. Se vogliamo occuparci del privato facciamolo con completezza di informazioni, altrimenti elogiamo (e lo merita tantissimo) l'atleta, ma poi fermiamoci davanti al suo uscio di casa.=
domenica 8 agosto 2021
Olimpiadi, dagli atleti con le stellette allo ius soli sportivo.
Fino a trent'anni fa esisteva il Parto di Varsavia (URSS, Bulgaria, Cecoslovacchia, DDR, Polonia, Romania e Ungheria) e, per chi se lo ricorda, in occasione delle Olimpiadi sui loro atleti si muoveva la critica che il loro "dilettantismo" non fosse del tutto puro perchè erano inquadrati nelle rispettive Forze Armate. In passato abbiamo avuto ecceziomi che ci hanno dato riaulttai straordinari, come i fratelli Piero e Raimondo D'Inzeo e Alberto Tomba, per fare degli esempi. Proprio per questo, mentre a Tokyo si spegne il bracere del fuoco olimpico, varrebbe la pena di fare qualche riflessione su un particolare che riguarda gran parte degli atleti che hanno contribuito al nostro lusinghiero medagliere olimpico ed altri successi internazionali: hanno le stellette. Su 384 atleti della nostra ultima delegazione (197 uomini 187 donne) 129 erano nelle Forze armate (47 dell'Esercito, 14 in Marina, 30 in Aeronautica e 38 nei Carabinieri). Inoltre ecco la Polizia (Fiamme Oro), la Guardia di Finanza (Fiamme Gialle) e la Polizia Penitenziaria (Fiamme Azzurre). Infatti Marcell Jacobs e Eseosa Desalu sono rispettivamente nella Polizia e nella Guardia di Finanza. Sono nella Guardia di Finanza anche Antonella Palmisano, Valentina Rodini, Ruggero Tita, Lorenzo Patta, Filippo Tortu, Daniele Garozzo, Luigi Samele, Enrico Berrè, Matteo Lodo e Giuseppe Vicino. Sono carabinieri Vito Dell'Aquila (oro nel taekwondo) e Arianna Errigo (bronzo a squadre nel fioretto). Altri esempi: fanno parte del Gruppo sportivo Esercito Odette Giuffrida (judo) e Mirko Zanni (sollevamento pesi), oltre alla tuffatrice Noemi Batki (nata a Budapest da genitori ungheresi). Sono invece nel gruppo sportivo della Polizia Penitenziaria il ciclista Francesco Lamon (oro a squadre), Giorgia Bordignon (argento nel sollevamento pesi) e Aldo Montano (argento nella sciabola a squadre). La ragione è la più semplice: permette ad un atleta (molto) promettente di praticare il suo sport avendo tempo e avvalendosi di strutture adeguate beneficiando di uno stipendio da dipedente pubblico; francamente, senza questa soluzione (escamotage?) sarebbe pressochè impossibile raggiungere gli attuali livelli di qualità e competitività. Alle stellette si accede mediante concorso bandito periodicamente presentando i (rilevanti) risultati conseguiti, almeno a livello nazionale, certificati dal Coni. Per le motivazioni che inducono all'arruolamento di un atleta mi lascia perplesso che risulti tuttora fra le Fiamme Azzurre una plurititolata campionessa, la grande pattinatrice Carolina Kostner che ammiriamo testimonial di numerose aziende. Non è invece "in divisa" Abraham Conyedo, applaudita medaglia di bronzo nella lotta libera? Nato a Cuba non ha proprio niente di italiano se non la cittadinanza conferitagli nel dicembre 2019 su proposta dell'allora mministra degli Interni Luciana Lamorgese "per meriti speciali sportivi". A proposito di nazionalizzati ricordo che a Tokyo erano 46 gli atleti azzurri nati all'estero, ognuno con il suo vissuto personale. Sono particolarmente grato a tutti gli atleti che, conquistato il podio, mi hanno permesso di ammirare il Tricolore salire sul pennone, talvolta il più alto. Non posso però non ritenere errato, o almeno stucchevole, vantarci per avere conquistato più medaglie di Los Angeles (1932) e Roma (1960); i cronisti dimenticano qualche elemento essenziale: alla X Olimpiade di Los Angeles partecipammo con 102 atleti vincendo 36 medaglie (12 oro, 12 argento e 12 bronzo), a XVII di Roma erano 275 che ne conquistarono 36 (13,10 e 13); oltretutto a Tokyo i nostri 384 erano impegnati anche in discipline nuove. i.e. softball, skateboard e la vela Nacra (catamarano).= Intanto Giovanni Malagò, presidente del CONI, dopo avere dichiarato che gli azzurri di Tokyo hanno i natali in tutti e i cinque continenti, insiste perchè siano allargate le maglie dello ius soli sportivo per consentire ad un maggior numero di giovani di origine straniera il tesseramento in un club sportivo italiano.= La sua ambizione di arricchire il medagliere del CONI potrebbe però creare, di riflesso, un precedente di complicata gestione.=
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