Epidemia che è stata fronteggiata dall'alacre e lodevole lavoro di sanitari in vari centri ospedalieri: Spallanzani, Sacco, Codogno, primi fra tutti.
A nulla valse la dichiarazione della Dottoressa Gismondo, direttore di Macrobiologia clinica dell'ospedale Sacco di Milano, che gettò acqua sul fuoco degli allarmismi ingiustificati definendo il coronavirus un livello più alto di influenza, perché sempre di influenza si trattava, non certo di una pandemia.
Ed esaminato lo stato clinico di quasi tutte le vittime ecco rivelato che era stato il loro pregresso ad aggravare la situazione rendendola letale.
Non fu sufficiente.
Ogni giorno tutti i tg nazionali aprivano i loro notiziari con il numero dei contagi e, purtroppo, dei decessi: in pochi giorni agli occhi di tutti fu presentata una situazione da bollettino di guerra. Si appesantì la situazione inviando cronisti davanti agli ospedali e ai confini del Lodigiano, organizzando talk show con ogni sorta di esperti, pseudo tali, poi, esaurita la lista, esponenti della Cultura e opinionisti di cui, giustamente, non se ne può fare a meno. Occasione ghiotta anche per contestare il parere di colleghi: che piatto ghiotto per fare audience.
Ognuno è libero di esprimere quello che pensa, ma quando si tratta di salute in un momento in cui ogni colpo di tosse o starnuto può farci gridare "Dalli all'untore" di manzoniana memoria, la sobrietà sarebbe stata d'obbligo.
Il disordine fu tale che neppure i tempi per lavarci le mani dalle impurità trovarono un accordo: dapprima "abbondante acqua e sapone per venti minuti", poi al minuto tondo tondo dello spot con Michele Mirabella promosso dal Ministero della salute.
Ci si misero anche i politici che non vennero mai meno ad ogni inquadratura di telecamera, ad inviti nei vari dibattiti, perfino nei programmi d'intrattenimento, compreso il collegamento di Domenica in col Presidente del consiglio.
Le conseguenze si lessero sulla stampa di mezzo mondo ...e nelle quotazioni di Borsa.
Piangiamo chi ci ha lasciato, confortiamone i famigliari, ma reagiamo costruttivamente.
Prima qualche mugugno poi ecco le esplicite dichiarazioni di Confcommercio e Confindustria.
Infatti, repentinamente, ecco che ieri mattina tutti decisero che occorreva dissipare le nubi, fare autocritica scaricandosi tuttavia anche un poco di colpe, un tentativo di autoassolversi.
Intanto, però, i buoi erano già scappati dalla stalla.
E che si sia andati un po' fuori dalle righe l'ho riscontrato proprio stamane in piazza Duomo, qui a Milano, dove, tra i piccioni, non ci saranno state più di 200 persone, ma anche fotografi e quattro troupe televisive: tre italiane ed una francese.
Con la troupe di AFP tv |
Non ho mancato ovviamente di dirlo al microfono di AFP tv, l'agenzia di France Press che mi ha intervistato in Galleria, a due passi da piazza della Scala: "è desolante constatare che la minaccia di questo virus tenga lontana la gente dal cuore della città, di questa Milano che è uno dei motori dell'Europa", la mia sintesi.
Chiudo ringraziando il Presidente Mattarella che stamane, ricevendo una delegazione Telethon, ha lodato l'impegno di sanitari e ricercatori ammonendo da "paure irrazionali ed immotivate".
L'auspicio è che il messaggio giunga alle orecchie e alla riflessione di molti e non ci si dimentichi di gratificare adeguatamente i tre incrollabili infermieri del reparto Medicina dell'ospedale di Codogno.