Lo scorso 30 luglio il sedicenne figlio di Matteo Salvini, era ospitato a bordo di una moto d'acqua della Polizia di Stato per un giretto sul litorale di Milano Marittima.
Un fatto del tutto innocente al quale, però, tutta la stampa dedicava immediatamente attenzione
Da più parti, soprattutto da quelle politicamente avverse, se ne faceva una discutibile strumentalizzazione; sui social in molti, celati dietro un nickname, esprimevano opinioni e termini di basso profilo.
Pochi giorni fa si apprendeva che Ciro, il diciannovenne figlio di Beppe Grillo, insieme a tre coetanei liguri veniva invece indagato dalla Procura di Tempo Pausania per "stupro di gruppo" su una modella scandinava di vent'anni.
Qui la cronaca si preoccupava di agiungere che "la ragazza era stata consenziente"; inoltre Matteo Renzi si premurava di scrivere sul suo profilo un tweet: "Se il figlio di Beppe Grillo è colpevole o no lo decideranno i giudici, non i social. Saremo un Paese civile quando nessuno userà le famiglie per aggredire gli avversari politici. In attesa che imparino a farlo gli altri, diamo noi una dimostrazione di civiltà: garantisti sempre."
Condivisibile e lodevole, ma non ho visto identica iniziativa per il figlio (minorenne) di Salvini.
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