Ieri, in Lussemburgo, si è tenuta una consultazione referendaria su tre temi; quello di maggiore interesse riguardava l'estensione del diritto di voto (elezioni generali) agli stranieri ivi residenti da più di dieci anni.
Una premessa è d'obbligo: nel Granducato puoi ottenere la cittadinanza (il passaporto) dopo almeno sette anni consecutivi di residenza e dimostrare di conoscere bene la lingua lussemburghese a livello B1 per la comprensione e A2 per l'espressione.
Con il passaporto lo straniero può votare alle sole elezioni amministrative; perciò è stato indetto questo referendum che ha visto una schiacciante risposta negativa: il 78,02% dei voti validi. Tra l'altro anche le altre due proposte sono state respinte.
Se consideriamo che è di origine straniera il 46% della popolazione residente, la quale ammonta a circa 560.000 persone, è facile immaginare che una parte consistente di voti contrari provenga da ...stranieri.
Una barriera a tutela del proprio orto? Ci si è dimenticati cosa voleva dire farsi accettare dalla popolazione locale venti, trent'anni fa? Oppure ci si è resi conto che i nuovi immigrati non si integrano, non trasformano in "casa propria" la terra che li ha accolti?
Se ci guardiamo attorno a cosa avviene qui in Italia, forse abbiamo una risposta.
E' attribuita a Cicerone l'affermazione Ubi bene, ibi patria; purtroppo il latino mica tutti lo capiscono.
p.s. per dovere di cronaca gli altri due quesiti riguardavano:
a) abbassamento da 18 a 16 anni l'età per le elezioni legislative
b) limitare a 10 anni la permanenza di un politico al governo
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