giovedì 20 dicembre 2012

Abbiamo proprio vissuto al di sopra delle nostre possibilità?



(Editoriale)

“DALLI ALL’UNTORE!”

Alla maniera di quanto descritto dal Manzoni verrebbe proprio voglia di "conoscere" quel tizio che un brutto mattino si è svegliato con l’idea di dichiarare: “Abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità”.
Probabilmente viveva da tempo represso in casa sua e, non potendo accusare qualche suo congiunto di eccessivo sperpero, decise di gridarlo ai quattro venti ma avendo cura di farlo  lontano dalla propria dimora, alla maniera di Fantozzi a cui Filini aveva martellato il dito nel piantare i picchetti al campeggio.
Così  l’“Abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità” arrivò anche alle mie orecchie e commentai: “E saranno cavoli vostri, non mi riguarda”.
Francamente io e tutta la cerchia delle persone che conosco tira la cinghia da mò. Vent’anni fa abbiamo applaudito e affollato la prima grande catena di negozi discount, riscaldiamo il  pane che avanza o lo grattuggiamo per gustose impannate, abbiamo allungato la vita della nostra autovettura (non pochi amici hanno già soffiato dieci candeline della loro macchinina), non rivoltiamo il paltò solo perché il sarto potrebbe costare più di un cappotto nuovo, conseguentemente ci teniamo quello che abbiamo. Mi scusino i tour operator se non li vado a trovare neppure per prendere qualche pieghevole con tutte quelle belle fotografie colorate di invitanti posti lontani.
Comunque quella frase, sebbene grave, immotivata e irresponsabile, piacque a tal punto a certi opinion maker da diffondersi come la peste e così ci sentimmo rei di tutto il deficit nazionale.
Purtroppo non teneva conto di essere un’ offesa a decine di migliaia di famiglie con seri problemi di economia domestica, generava un’errata quanto fuorviante fotografia del nostro stato sociale e avallava tutte le manovre per l’incremento di tasse e imposte.
Deve essere stata opera dello stesso “untore” che ha messo in giro la demonizzazione del Consumismo.
E meno male che invece c’è , sebbene in costante calo perchè l'acquisto di beni è una variabile in discesa per il crescere delle imposte che con vario nome ci affibiano ogni giorno (il federalismo fiscale è una delle cause). 
Questa parola ha l’età dell’uomo; vale la pena di ricordare che consumo è fratello minore di acquisto, quindi di vendita: tutti  figli diretti di produzione che, a sua volta, ha per fratelli lavoratori e stipendi. Volete che proseguo con l’albero genealogico?
Però se per consumismo  il tizio intende dire qualcosa che si consuma lo informo che sono un buon cliente del calzolaio mentre, grazie all’ampia fronte e a una miracolosa macchinetta elettrica, non varco la soglia di un parrucchiere da cinque anni.
Come vede, caro “untore”, vivo al di sotto delle mie possibilità e, giocoforza, mi si è abbassata anche la statura.

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