lunedì 14 marzo 2022
Caro carburanti: accise e speculazioni, ...che abbia ragione Cingolani?
E' sulla bocca di tutti la lamentela per il repentino aumento dei carburanti. Si giustificano quali conseguenze per la crisi bellica in Ucraina, ma non si tollerano più le accise, si alcune delle quali si fa anche dell'ironia. Singolarmente di tratta di tasse anche alquanto vetuste che però nessuno della "stanza dei bottoni" si sogna di definire obsolete; basti pensare alla prima, quella della Guerra d'Etiopia (1935-1936) e della crisi di Suez (1953). Hanno fatto seguito quelle per le ricostruzioni post calamità naturali come quella del Vajont (1963), l'alluvione di Firenze (1966) oltre a quelle in Toscana e Liguria del 2011. E poi i terremoti: Belice (1968), Friuli (1976), Irpinia (1980), L'Aquila (2009) e in Emilia (2012). Ci sono state accise anche per finanziare le missioni di pace dell'ONU: Libano (1982-1983) e Bosnia (1996). Interventi poi minori sfuggiti ai più, ma la più onerosa si deve al finanziamento del decreto "Salva Italia" del 2011 voluto dal governo Monti che ha inciso per € 0,082 al litro. Per il 2022 le accise ammontano a € 728,40 ogni 1000 litri di benzina e € 617,40 ogni 1000 litri di gasolio. Nessun governo ha finora messo mano a cancellazioni perchè si sommano allo specifico costo del carburante, il tutto è gravato di iva (22%), quindi ulteriore denaro nelle casse dell'Erario. Il tagliare le accise è ora un terreno fertile per qualche politico in perenne campagna elettorale che si impegna in quell'azione, non ci riuscirà e allora eccolo edulcorare il risultato come una loro rimodulazione. Ci sono poi delle palesi speculazioni, non si spiegherebbe altrimenti come in Italia continua ad aumentare il prezzo dei carbranti mentre nel Granducato del Lussemburgo, dove peraltro l'IVA (che lì si chiama TVA ed è solo del 17%) il prezzo è diminuito: otto giorni fa il gasolio costava € 172,40 al litro e oggi è € 1,695 al litro. Forse ha ragione il ministro Roberto Cingolani.
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