giovedì 2 settembre 2021
Strage di VERGAROLLA, interrompere un silenzio di 75 anni
Era il pomeriggio di domenica 18 agosto 1946 a Vergarolla, la spiaggia di Pola, quando accadde una tragedia di immani proporzioni. Centinaia le persone presenti perchè era in programma una gara natatoria, la Coppa Scarioni organizzata dalla storica società sportiva Pietas Julia. Sull'arenile erano da tempo accatastate 28 mine antisbarco, ordigni comunque inoffensivi perchè privi di detonatore. Il particolare era noto da tempo, tanto che i bagnanti vi stendevano sopra i loro indumenti e gli asciugamani. C'era un'aria di spensieratezza, si viveva un significativo momento di distrazione dai grevi pensieri per la temuta annessione alla Jugoslavia. Alle 14,15 la tranquillità venne interrotta da una esplosione tanto potente che fu avvertita a chilometri di distanza. Nove tonnellate di esplosivo che dilaniarono i corpi e causarono più di cento vittime, tra cui molti bambini, e non meno di duecento i feriti. Immediata la generale esecrazione; i britannici, che avevano la sovrintendenza del territorio, diedero incarico ad una Corte militare d'inchiesta per stabilire cause e colpevoli. Si fermarono alla prima parte confermando almeno che gli ordigni erano notoriamente inoffensi, ma restò senza esito la ricerca di mandanti ed esecutori del vigliacco e truce attentato: chi aveva innescato le mine? Per gli Italiani d'Istria (90% dei residenti) quello apparve come un minaccioso segnale da parte delle autorità titine che si erano già macchiate di violenze sulla popolazione, per indurli ad abbandonare il territorio. Come ho detto, ed è noto, da allora non si arrivò mai ad individuare i colpevoli di quella strage, anche perchè una sottolineata giustificazione dovuta a situazioni geopolitiche, non incoraggiavano alcuna specifica indagine delle sofferenze patite dai nostri connazionali in quel confine orientale italiano. D'altronde solo dopo 60 anni, grazie al presidente Cossiga, si abbattè il muro di omertà sulle foibe. Eppure lo Stato avviò subito inchieste per attentati che, pur nella loro tragicità, avevano avuto un numero inferiore di vittime, vale a dire la strage alla stazione di Bologna (1980), di piazza Fontana a Milano (1969), di piazza della Loggia a Brescia (1974) e dello stesso anno quella sul treno Italicus. Ora, dopo 75 anni, si deve fare luce, e senza più reticenze, anche su quanto avvenne a Vergarolla; lo si deve alle famiglie delle vittime, a coloro che hanno patito sulle loro carni straziate, alla Comunità giuliano dalmata, all'Italia.
Si accinge a compiere un atto ufficiale il senatore Claudio Barbaro che ha annunciato la presentazione di un'interrogazione per l'istituzione di una commissione d'inchiesta "affinchè venga promossa una definitiva raccolta di evidenze, documentazioni e testimonianze capaci di fare emergere, finalmente, la verità". L'iniziativa non è un episodio isolato, rientra in quell'attenzione che Barbaro, quale presidente dell'ASI, Associazioni Sportive e Sociali Italiane, ha rivolto alle vicende che hanno interessato nel secondo Dopoguerra il territorio giuliano dalmata. E' infatti merito dell'ASI l'istituzione nel 2014 della Corsa del Ricordo per commemorare l'esodo di quelle popolazioni e le vittime delle foibe, si disputa a Roma e Trieste coinvolgendo atleti di livello nazionale. Proprio oggi Barbaro ha ufficializzato questo nuovo obiettivo nel corso di una tavola rotonda che, condotta da Valentina Fasolato e trasmessa da Adnkronos, ha visto gli interventi della storica Maria Ballatin, della presidente dell'Associazione Dalmata Carla Isabella Cace, del campione olimpico ed europeo di marcia Abdon Pamich, del presidente di ASI Lazio Roberto Cipolletti, del regista Alessandro Quadretti e di un testimone, Giuseppe Berdini, che in quel tragico 18 agosto perse entrambi i genitori. (nella foto al centro il sen. Claudio Barbaro)
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