Attraverso il decreto "semplificazioni" si sta varando una mini variazione al Codice della strada.
Tre i capitoli principali: installazione di autovelox anche nei centri urbani, autorizzare anche i netturbini a rilevare le infrazioni, ma soprattutto istituire nelle città strade dove sarà permesso ai ciclisti di andare contromano.
Nell'assoluta certezza che ci sono moltissimi ciclisti che rispettano i semafori e non invadono arbitrariamente i marciapiedi, mi domando a cosa serva poi fissare loro il limite di velocità a 30 km/h quando gli agenti della Polizia locale non fermano ciclisti che attraversano col rosso o pedalano sulle strisce pedonali. Non si dimentichi che la bicicletta è un veicolo a tutti gli effetti: punto 1 lettera C dell'art 47 del Codice della strada.
Giustificazione? "Se quando li fermo cadono è capace che la colpa è mia."
Se c'è un utente vulnerabile sulla strada è solo il pedone; chiediamogli cosa ne pensa quando un ciclista gli sfreccia davanti o, già successo, investe chi esce da un portone o da un negozio.
Qualcuno sussurra, anche a voce alta, che sono vincolati da "disposizioni che arrivano dall'alto". Allora io rispondo che è solo un disdicevole gioco politico. Non si può pensare diversamente se guardiamo le corsie riservate ai ciclisti a Milano in una strada così trafficata e commerciale come corso Buenos Aires. Non bastano i gruppi di ciclisti che, sempre a Milano, da un paio d'anni si fanno beffa della Polizia locale percorrendo contromano molte vie del centro?
Allora, cari esperti estensori di queste variazioni, mettete in bella evidenza i vostri volti e i vostri nomi perché al primo incidente grave, diretta conseguenza di queste "concessioni", sapremo chi ringraziare.
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