giovedì 29 giugno 2017

RAI: perchè Fazio sì e Giletti no?

La risposta potrebbe essere retorica: due generi diversi di conduzione .
Mia obiezione: diversi perchè la trasmissione affidata loro è differente.
Altra eventuale risposta: perchè Fabio e Massimo hanno un appeal differente.
Quale se il pubblico giudica sulla base di quanto gli viene proposto, vede e ascolta?
Il mio titolo ha voluto essere provocatorio perchè subito si potrebbe associare il nome del conduttore savonese al suo elevato compenso che lo porrebbe al vertice fra quello delle tv pubbliche in Europa, ma se ne è già dibattuto in varie sedi e non tocca certamente a me opinare, ma non posso tacere una considerazione. Certamente le polemiche seguite a quanto gli verrà elargito non ha giocato a favore della sua popolarità e potrebbe allontanare più di un telespettatore dai suoi programmi con un calo di audience che sarà ogni giorno valutato dai pubblicitari.
Il CdA Rai ha deciso così, ma alla fine il "CdA" siamo noi che, oltre ad essere obbligati al canone, siamo  anche destinatari dei messaggi pubblicitari.
Stiamo a vedere.
Ha sorpreso i più apprendere che la RAI, dopo 13 anni, abbia cancellato dal palinsesto L'Arena, una trasmissione di successo condotta professionalmente da Giletti. Forse Massimo ha dato fastidio a qualcuno, ma il "qualcuno" che potere ha su un'emittente pubblica il cui canone è pagato da tutti noi? Certo avrà preso degli spilli per le punte mentre altri suoi colleghi non lo fanno.
Fazio non manca di ospitare autori che presentano i propri libri; non sono il solo ad averlo constatato: leggo su Blogo che la trasmissione di Fazio "si conferma come il più efficace strumento di promozione per l'editoria nazionale". Sarà così anche in seguito? Alimentare la Cultura è lodevole, ma a che prezzo?
Auguro a Fazio di incrementare la propria popolarità e proporci trasmissioni di successo, così da giustificare il suo appannaggio; vada però a Giletti l'augurio di tornare presto sui teleschermi, anche se su altra emittente, lo seguirò.


lunedì 26 giugno 2017

Da giornalisti la patente a parole sbagliate

Tir e onorevole sono spesso, troppo spesso, usati in modo errato.
Ho già scritto e spiegato che TIR non identifica alcun autoveicolo ma solo una condizione di trasporto di merce che viaggia su strada in regime internazionale. Tuttavia, fin quando definiamo TIR un qualsiasi camion, solo perchè grosso, potrebbe anche passare, ben diverso è quando un giornalista si rivolge o cita un deputato (perchè non a un senatore?) parlamentare chiamandolo "Onorevole Tizio Caio" allora l'errore è palese e l'osservazione ci sta tutta.
Così facendo gli assegnamo un titolo che non ha se non quello di cortesia, di ammirazione che potremmo, in pari misura, riservare a qualsiasi persona degna di onorabilità. Ben diverso è quando il giornalista, e anche nei sottotitoli di presentazione di un oratore, lo si identifica con, per esempèio, "diamo ora la parola all'onorevole Tizio Caio".
Sbagliato! E' un errore perchè non è mai stata sancito tale titolo, per cui lo si presenti come il deputato Tizio Caio del partiro Alfa piuttosto che Beta, e via dicendo.
Una domanda all'ordine dei Giornalosti: ma quando i colleghi studiano la materia e poi sostengono l'esame per conseguire la qualifica di professionisti glielo spiegate e lo chiedete?

venerdì 2 giugno 2017

RAI: 2 giugno, ma perchè anche 2 voci?

La sempre suggestiva parata militare sulla Via dei Fori Imperiali è stata commentata anche quest'anno da due giornalisti RAI, Simona Sala e Filippo Gaudenzi. Certo entrambi professionali e competenti, ma chi decide il casting si è mai posto all'ascolto? Non si accorge del sovrapporsi di voci, delle frequenti incursioni di una e l'altra  quasi a correggersi, a perfezionare il perfettibile, ma distraendo da quell'ora di intensa attenzione che si vorrebbe dedicare allo spettacolo delle nostre ragazze, dei nostri ragazzi in divisa, al Tricolore.
Succede così, ahimè, da tanti anni anche nelle telecronache delle partite dimenticando che lo spettatore sugli spalti pensa a guardare, osservare senza porgere l'orecchio a chi gli dice chi e e cosa stanno facendo in campo, neanche gli mancasse la vista.
Caro direttore Mario Orfeo, magari lei avrà certo degli obblighi o comunque delle direttive, ma la prossima volta può decidere diversamente? Magari separando la cronaca in due momenti distinti affinchè entrambi abbiano modo di commentare, ma non di duettare. Grazie.