domenica 6 novembre 2016

REFERENDUM, Berlusconi si appella agli Italiani all’estero, ma…

…tardivamente perché sembra che i nostri connazionali, oltre ad una crescente disaffezione verso i politici, abbiano cambiato completamente indirizzo nel loro voto.
Le conferme le abbiamo dalle ultime elezioni europee: nel  2014 dei nostri Emigrati andò a votare il 58,7%  contro il 66.3%  del 2009.  Le scelte di voto cambiarono radicalmente: nel 2009 tutto lo schieramento di centrodestra aveva ottenuto 37.408 voti (il solo PDL ebbe 29.331 voti) mentre  nel 2014 al centrodestra andarono solo 15.697 voti di cui 9.033 a Forza Italia. Opposto l’esito per il PD che nel 2009 ebbe 19.021 voti contro i 30.370 del 2014 (Renzi segretario).
Oltretutto, con la vittoria del Sì al referendum, non so quanto  possa influire la “perdita” di rappresentanza perché sono solo 6 (su 315) i senatori eletti nella circoscrizione estero.
Se il presidente Berlusconi viene a sapere quanto vado a narrare credo che si inquieterà non poco.
In occasione delle ultime elezioni amministrative (lo scorso giugno) ho colto una certa superficialità da parte di candidati del centrodestra nei confronti degli Italiani all’estero. A Milano venne fatto appello allo schieramento pro Stefano Parisi (Mariastella Gelmini in primis) perché si prendesse a cuore la situazione degli iscritti all’AIRE (che pure avevano diritto al voto), ma l’argomento venne sottovalutato, non udii una sola frase in quella direzione. Non si tenne conto che solo Milano ha circa 100mila emigranti che hanno lasciato a casa famigliari ed amici che avrebbero visto con simpatia un partito o un candidato sindaco sensibile a quel grande tema che è l’emigrazione italiana.  
Volete sapere come andò a finire?  Al ballottaggio Beppe Sala vinse con 264.481 voti contro i 247.052 andati a Stefano Parisi: uno scarto di soli 17.429 voti. E Silvio Berlusconi si può irritare.


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