Lo sciopero adottato stamane a Milano da dipendenti dell'ATM ha messo in seria difficoltà ("disagio" è un eufemismo) migliaia di lavoratori trasformandoli in incolpevoli vittime di rivendicazioni che, pur avendo una loro giustificazione, sono sempre dannose quando si ripercuotono sulle spalle di gente che affida ai mezzi pubblici la propria economia quotidiana.
Il lavoro dei dipendenti
dell'ATM è sotto gli occhi di tutti, per cui lo rispetto; mi domando tuttavia se
con certe agitazioni ci si rende conto che esiste anche quello degli
altri.
E' mai possibile che non ci sia quella capacità dialettica, quell'incisività negoziale che porti a degli accordi senza coinvolgere negativamente l'utenza (leggasi meglio Clienti) che diviene la parte più vulnerabile?
C'è gente con un lavoro precario, che vive del quotidiano con salari irrisori che non possono certo coprire spese di taxi.
Rispetto il diritto allo sciopero, ma è fondamentale che questo rispetti altri lavoratori, altrimenti si creano situazioni conflittuali.
Mi è difficile solidarizzare
con lavoratori che per sostenere proprie rivendicazioni mettono in
difficoltà altri lavoratori.
Varrebbe la pena di ricordare quanto accadde nel dicembre
2003 quando decine di migliaia di studenti e lavoratori rimasero a piedi
o chiusi fuori dai cancelli della metropolitana. I gravi danni dei
singoli cittadini non sono stati indennizati da alcuno.
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