A 36 anni dalla sua
uscita in Italia rendo volentieri omaggio al film
Colpo Secco (Slap shot), di George Roy Hill, e al suo straordinario interprete Paul
Newman pubblicando la recensione di quel film sull’hockey scritta da Donatella Italia
L’hockey non è certamente un non-contact sport, ma forse non tutti sanno che anni fa era
caratterizzato da scontri molto violenti, soprattutto nelle serie minori.
Colpo secco,
pellicola del 1977 diretta da George Roy Hill in cui ritroviamo Paul Newman, ci
racconta proprio questo mondo.
La squadra dei Chiefs di Charlestown naviga in cattive acque
e il suo allenatore-giocatore Rennie Dunlop (il grande Paul Newman) decide di approfittare
dell’arrivo nel gruppo degli Hanson, tre giovani quanto intemperanti gemelli, per catalizzare
l’attenzione sul team. I tre, che potremmo definire “teste calde”, hanno uno
stile di gioco particolarmente aggressivo e Dunlop decide di sfruttare questa
loro caratteristica, arrivando addirittura a farne dei personaggi.
Il gioco aggressivo e violento della squadra infiamma gli
animi dei tifosi che, prima, seguivano le gesta dei loro giocatori con poco
entusiasmo, e crea attenzione e
affluenza alle partite. A opporsi a questa filosofia di gioco troviamo l’altra
figura di spicco dei Chiefs, Ned Braden. Fa da contraltare a Dunlop; Ned è infatti un ragazzo di buona famiglia
che preferisce continuare il gioco pulito e corretto appreso nei campus
universitari piuttosto che cercare la vittoria con una scazzottata. Però, a
tormentarlo, oltre alla piega presa dalla squadra, i crescenti problemi di
alcolismo della moglie, infelice nonostante il marito la ami alla follia.
La crisi economica investe Charlestown e i membri dei
Chiefs, pur catalizzando su di sé tutte le emozioni e le aspettative della
città, iniziano a temere per il loro futuro. Dunlop, artefice della nuova linea
di condotta della squadra, decide di mettere in giro la voce di un’imminente
vendita dei Chiefs: in questo modo riesce a rinverdire l’interesse del pubblico
cittadino, e non solo, per il team. Ma in realtà non c’è nessun compratore e la
vera proprietaria della squadra, una signora di mezza età di nome Anita, ha
tutte le intenzioni di lasciar naufragare i Chiefs in quanto poco redditizi.
Si arriva all’ultima partita di campionato: Chiefs contro i
Syracuse Bulldogs, il cui allenatore – sapendo della fama di giocatori violenti
dei suoi avversari – schiera una squadra che potremmo definire di picchiatori.
Quando il primo dischetto viene lanciato in aria e si sancisce l’inizio della
partita, non devono passare troppi minuti che sul ghiaccio si scateni una vera
e propria rissa. Nel trambusto Ned Braden intravede la propria moglie sugli
spalti e, nell’estremo tentativo di ricordarle il suo amore e salvare così il
proprio matrimonio, improvvisa uno strip-tease. Lo spettacolo scatena l’ilarità
degli altri giocatori che smettono di picchiarsi e iniziano a inneggiare
all’uomo; solo il capitano dei Syracuse, Tim McCracken, protesta e viene
cacciato dall’arbitro. Quella che era nata come una grande zuffa finisce così
in una divertente parata di giocatori di hockey sulla pista, capitanati da
Braden vestito ormai solo della …conchiglia.
Colpo Secco non è
il classico film sportivo dove il protagonista è un eroe, spesso incompreso, che lotta per emergere e
veder riconosciuto il proprio talento. Non è neanche un film sui valori dello
sport: spirito di squadra, impegno, coraggio. Ma è la fotografia di un tipo di
gioco, fortunatamente passato, che ha caratterizzato il mondo dell’hockey per
lungo tempo. Ed è anche una piccola denuncia della spettacolarizzazione di
questo modo malato di vedere lo sport: la televisione che descrive e spesso fa
da sottofondo agli scontri sul campo, i commentatori che addirittura
intervistano i giocatori chiedendo loro quali sono i colpi migliori da
assestare sugli avversari. In tutto questo le due figure principali, Dunlop e
Braden, non ne escono cresciute o migliori: il primo resta un guascone con la
faccia d’angelo e il secondo porta in campo il tanto vituperato entertainment
del gioco per cercare di salvare il proprio matrimonio.
Perché allora guardare questo film? Per la caratterizzazioni
dei personaggi: non solo Dunlop – Newman ma anche i tre squinternati fratelli
Hanson o il bravo ragazzo Braden (che ha la faccia pulita di Michael Ontkean).
Caratteri diversi ma tratteggiati con cura, tanto da essere assimilati dagli
attori: lo stesso Newman, solitamente educato e di temperamento mite, riconobbe
di aver assimilato il linguaggio scurrile di Dunlop anche nella vita privata. Il
secondo pregio è, come detto, di fotografare una realtà sportiva che non c’è
più ma che è esistita, caratterizzando profondamente il mondo della tifoseria degli
anni passati, con un racconto non pesante o eccessivamente documentaristico, ma
cercando di mantenere una leggerezza di toni.
Una leggerezza di toni che non verrà dimenticata dal mondo
del cinema; a questo primo Colpo Secco
(titolo originale Slap Shot)
seguiranno infatti Slap Shot 2 e Slap Shot 3, ma senza la freschezza del
lungometraggio del 1977. Ma, dopotutto, dietro la macchina da presa del primo Colpo Secco troviamo George Roy Hill a
cui dobbiamo un capolavoro come La
Stangata, premio Oscar nel 1974: come dire, la classe non è acqua, anche
quando si parla di cattivi ragazzi.
Donatella Italia (© proprietà riservata)
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