giovedì 26 settembre 2024

Addio a Luca Savadori, morto "a soli 32 anni". Certi giornalisti non cambiano mai.

Grande folla ha raggiunto stamane la chiesa di Santa Maria delle Grazie, a Milano, per l'ultimo saluto a Luca Salvadori, pilota di motociclismo morto in Germania durante una gara su strada. In un articolo ho letto la precisazione "di soli 32 anni": una frase che più offensiva non poteva essere. Chi se ne importa se gli fosse capitato a 55 anni? Peccato, non è un caso isolato che ho già rimarcato e faccio appello all'Ordine dei Giornalisti perchè ricordi che la professione è fatta anche di sensibilità, di etica. Un'etica che invece ebbe la testata Moto.it che, a firma Maurizio Tanca, così scrisse in occasione della morte di Giulio Mauri, avvenuta sabato 30 giugno 2012 sul circuito di Vallelunga: "Scomparso a soli 66 anni il più noto giornalista italiano del settore trial." Ebbene, non si ha un'età limite per morire, per cui anche a 66 anni la morte è sempre prematura per tutti.

giovedì 12 settembre 2024

Ambientalisti a due facce

E'ormai noto che la Norvegia sia al primo posto nell'acquisto di auto elettriche la cui immatricolazione ha raggiunto il 90%. Un risultato che si dovrebbe tradurre in una graduale riduzione di CO2, il diossido di carbonio, nelle città. E' frequente che Oslo sia additata quale ammirevole esempio da imitare. Lo si sente in vari convegni dove si insiste sulla limitazione della circolazione delle auto a benzina o gasolio. Se prima c'era un'educazione all'uso di combustioni alternative meno inquinanti, negli ultimi anni la politica ha adottato mezzi coercitivi come la creazione di sempre più ampie green zone dove si accede solo a pagamento (come se il fare cassa purificasse l'aria). Si sconvolge la viabilità sottraendo sempre più spazio alle automobili (ne risentono poi anche quelle elettriche) per fare spazio a piste ciclabili, però deserte per varie ore al giorno. Un esempio di questa linea d'azione è Milano i cui esponenti ambientalisti citano e lodano Oslo: loro bravi mentre noi untori. Sfugge però un dato: la capitale norvegese ha 650.000 abitanti mentre il capoluogo lombardo il doppio; se poi si aggiungono i rispettivi interland scopriano che quasi la metà, il versante sud occidentale di Oslo, dà sul mare mentre l'area metropolitana milanese è circondata da cittadine e conta circa 3.300.000 abitanti, oltretutto è attraversata da arterie autostradali che la fanno tra le più trafficate d'Europa. Ma veniamo all'altra faccia dell'ambientalismo norvegese. Ce lo rivela un interessante articolo a firma Thomas Fischermann e Ricarda Richter pubblicato dal settimanale Die Zeit diretto dall'italo-tedesco Giovanni di Lorenzo. I giornalisti scrivono che, sebbene la Norvegia insista nel ricorso all'energia eolica, impegna alacremente le sue piattaforme marine, alquanto lontane dalla costa, incrementando le trivellazioni offshore per l'estrazione di petrolio e gas che poi vende a chi ne abbisogna. La Germania importa il 43% del loro gas naturale. Il risultato è un'impennata dei profitti: pecunia non olet? Sempre in questo loro articolo, "Verde ma non troppo" che troviamo sul n. 1578 di Internazionale, leggiamo "l'industria norvegese del petrolio e del gas può aprire nuovi giacimenti grazie agli enormi sgravi fiscali e agli incentivi agli investimenti di cui gode." E, per finire, ecco cosa dichiara il professor Sangesland dell'università di Trondheim: "Credo che la gente si stia rendendo conto che petrolio e gas saranno indispensabili ancora per decenni."

lunedì 9 settembre 2024

L'esemplare dedica di Jannik Sinner

Dopo l'applauditissimo successo di Sinner all'US Open di New York, il campione di San Candido ha avuto un toccante pensiero per la zia, alquanto malata "Non so per quanto l'avrò nella mia vita". Certo, l'avrebbe potuto affermare chiunque, ma quell'affettuosa dedica alla sua famiglia dimostra la solidità morale ed emotiva di Jannik. Posso additarla quale esempio a certi celebrati "tronisti", inconscienti di quanto sia effimera la loro popolarità?

sabato 7 settembre 2024

Oltraggio alla Marmolada

Che anche cime leggendarie come l'Everest siano state inquinate da rifiuti lasciati dalle decine di scalatori d'ogni provenienza che si sono cimentati sui suoi dorsali è cosa nota e riprovevole. Non avrei però immaginato che anche la Marmolada, il Ghiacciaio d'Italia, fosse stato inquinato da escursioni della domenica irrispettosi, ingrati della bellezza che offre da sempre la massima cima delle nostre Dolomiti. Da applaudire quindi l'iniziativa di Legambiente e dai volontari di varie associazioni ambientalistiche che in questi giorni ne hanno percorso i sentieri per raccogliere la spazzatura (fazzoletti, bottiglie, lattine e posate in plastica) abbandonati da questi maleducati, sedicenti amanti della montagna. Solo, e qui viene la mia costernazione, in tale raccolta, i volontari hanno anche trovato cimeli della Grande Guerra. Sì, perchè non è noto ai più, è proprio qui che c'è un Museo della Prima Guerra Mondiale, il Marmolada Grande Guerra 3000 metri che è il più alto d'Europa. Una palese testimonianza della presenza di centinaia di soldati che, dal 1915 al 1918, hanno qui sofferto e combattuto per la propria Patria. Ebbene, questi operatori ecologici del 2024 hanno raccolto e messo insieme alla pattumiera di maleducati anche resti del quotidiano sopravvivere delle truppe alpine dei due eserciti: i nostri Alpini, gli Schutzen e i Kaiserjager. Ciò che il ghiacciaio aveva custodito e tutelato per oltre un secolo nella sacralità della Montagna, è stato rivelato dal disgelo e messo in sacchi dell'immondizia da qualche ostinato ecologista che avrebbe dovuto, invece, lasciare dove era accompagnandolo magari con una affettuosa carezza. La Regina delle Dolomiti, dilaniata dalle bombe, non doveva essere oltraggiata da chi l'ha umiliata con sporcizie varie e da chi ne ha rivelato dolorose antiche ferite. Adesso è tornato a nevicare e la bianca coltre avrebbe nuovamente coperto quelle reliquie. No Signori miei, pur nella lodevole iniziativa ambientalista, non considero un totale successo questa "operazione di pulizia": benvenuta sì, ma meritava una qualificata selezione e mirata formazione.