"Se si devono trovare risorse è bene cercarle nelle pensioni sopra i tremila euro, una cifra alta e più che sufficiente per vivere, soprattutto in un Paese dove la sanità è pubblica ed è per tutti. La solidarietà non si taglia e per fare giustizia in periodi difficili si chiede a chi ha di più di contribuire". L'ha dichiarato Enrico Rossi, presidente PD della Regione Toscana; l'abbiamo sentito una settimana fa a Omnibus (fieramente contrastato dal giornalista Carlo Panella) e ce lo riporta l'agenzia ANSA.
Questa affermazione contiene almeno due contraddizioni e un'affermazione che rivela solo l'arroganza di taluni politici: vi facciamo i conti in tasca ma voi non permettetevi di farli a noi.
La prima delle contraddizioni è che Renzi, presidente del consiglio e segretario del PD (partito in cui milita il suo conterraneo Rossi) ha più volte dichiarato ed anche recentemente ribadito, che non sono previsti tagli alle pensioni.
La seconda è che la sede principale dove risanare i conti pubblici è tagliare senza esitazione in quella spesa pubblica che si chiama anche "compensi ai politici" perchè, per quanto ci è dato sapere, presidenti, assessori e consiglieri regionali hanno emolumenti ben più ricchi delle pensioni che Rossi addita come "alte". Do atto a Rossi di avere ridotto detti costi in Toscana ma, visto che il provvedimento proposto è a carattere nazionale, mi è logico chiedergli: se 3000 euro mensili (lordi o netti non è dato saperlo, come succede spesso in questi casi) sono una cifra alta, come definirebbe i compensi a cui ho appena fatto riferimento?
Rossi, malgrado la carica, è poco informato in materia perchè le pensioni da 3000 euro (anche solo lorde) stanno già contribuendo alla finanza pubblica perchè bloccate da tre anni; non avrebbero diritto di protestare anche loro come i dipendenti della PA?
Concludendo rivolgo quindi al presidente Rossi due inviti e un monito:
- si legga le quotidiane cronache di disservizi e sprechi nella sanità e nella pubblica amministrazione (malagestione di denaro pubblico) prima di ipotizzare anche solo lontanamente il mettere le mani nelle tasche dei pensionati
- abbia l'accortezza e il rispetto di non fare i conti in tasca dei pensionati della cui condotta di vita ed esigenze non ha la minima idea.
La pensione (sperando sempre di arrivare a prenderla)è il risultato di contributi previdenziali versati in una vita di lavoro mentre gli stipendi dei politici arrivano direttamente dalle tasche dei contribuenti. Ci rifletta Presidente, ci rifletta. Grazie.
RISPOSTA Il 15 settembre presidente Rossi mi ha così risposto: "Ho sempre parlato di importi netti. Il welfare italiano ha ben altre falle che l'ennesimo taglio alla sanità che è stata falcidiata in questi anni. Le pensioni superiori ai 3.000 euro netti mensili e costruite con il metodo retributivo e non contributivo. Esse riguardano meno di 1 milione di pensionati. Tra di loro ce ne sono alcuni (33.000) che costano alla previdenza ben 3,3 miliardi di euro, i pensionati d'oro che percepiscono oltre 6.000 euro netti al mese. I numeri sono importanti. Si pensi in proporzione che 800.000 pensionati sociali italiani costano solo 4,1 miliardi di euro. Questa è una situazione di intollerabile ingiustizia e diseguaglianza. (ecc...)
Da nessuna parte ho rilevato la precisazione "importi netti"; abbiamo tuttavia avuto un'opinione esplicita come esplicita e tangibile l'affermazione dell'intollerabile ingiustizia e diseguaglianza quando pensiamo ai vitalizi che si sono assegnati politici a vari livelli, consiglieri regionali in primis
“Se si devono trovare
risorse è bene cercarle nelle pensioni sopra tremila euro, una cifra
alta e più che sufficiente per vivere, soprattutto in un Paese dove la
sanità è pubblica e per tutti. La solidarietà non si taglia e per fare
giustizia in periodi difficili si chiede a chi ha di più di
contribuire”,
Leggi questo articolo su: http://www.gonews.it/2014/09/11/tagli-alla-sanita-il-presidente-rossi-si-trovino-le-risorse-nelle-pensioni-sopra-tremila-euro/
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