13 marzo 2013
UN FIGLIO DI EMIGRATI ITALIANI DIVENTA PAPA
E' JORGE MARIO BERGOGLIO, ARCIVESCOVO DI
BUENOS AIRES
Il papà Mario, piemontese, era un funzionario delle ferrovie mentre la mamma, Regina Sivori, una casalinga di sangue genovese e piemontese.
Si dice sia un oppositore del lusso e degli sprechi, abbiamo qualche conferma: durante la permanenza a Roma ha preferito viaggiare sui mezzi pubblici, vivere in un modesto appartamentino e appena eleto papa ha voluto tornarci per ha pagare la camera.
Ha scelto come nome FRANCESCO
editoriale
Mentre il numero dei nostri Emigranti aumenta il d.l. sull'IMU si rivela
Un provvedimento sconcertante a carico dei nostri Emigranti
Un provvedimento sconcertante a carico dei nostri Emigranti
L'IMU COME "SECONDA CASA"
(e Flavio Tosi, sindaco di Verona, ringrazia per aver elogiato la sensibilità del suo Comune)
Uno degli elementi
che concretamente lega i nostri Emigranti alla terra, al paese d’origine, è la
casa. Un immobile magari già appartenuto ai genitori o fatto costruire a prezzo
di sacrifici non indifferenti, perché potesse essere il “rifugio di ritorno” in
un ipotetico domani. In realtà, anno dopo anno, si mettono sempre più le radici
nella nazione che li ha ospitati e si fa
crescere la famiglia: ubi bene, ubi patria. Ma la casa al paese d’origine resta
e ci si torna per qualche settimana in vacanza per tornare giovani e salutare i
parenti: sono gli iscritti all’AIRE. Pensavamo di avere relegato nel passato il
nostro fenomeno migratorio, la “valigia di speranze”, chiuderlo agli Anni ’60
con treni stracolmi di braccianti e manovali che spopolavano paesi, soprattutto
del Veneto e del Sud, per andare a lavorare in miniere, cantieri, fabbriche e
cucine all’estero. L’ Anagrafe Italiani
Residenti all’Estero nel 2012 ci rivela invece che siamo ormai definitivamente in
controtendenza riportando numeri crescenti: il 31 Dicembre 2010 risultavano
4.115.235 mentre all’inizio del 2012 erano già 4.208.977 (47,9% donne), vale a dire il
6,9% della popolazione residente in Italia. Il 54,8% degli Emigrati risiede in
Europa e il 39,7% nelle Americhe. I primi paesi di destinazione sono
l’Argentina (664.387 italiani emigrati), poi la Germania (639.283), la Svizzera (546.614), la Francia (366.170) e il
Brasile (298.370). Parliamo di Italiani che, pur trasferendo la residenza
all’estero, hanno mantenuto il passaporto d’origine e qui hanno anche i loro
diritti elettorali. (e Flavio Tosi, sindaco di Verona, ringrazia per aver elogiato la sensibilità del suo Comune)
Il fenomeno è ancora più degno di nota se constatiamo che nel decennio 2000-2010 sono state 404.952 (28.192 nel solo ultimo anno) le registrazioni delle provenienze dall’estero mentre 450.161 (39.545) le cancellazioni. In altri termini diminuisce il numero degli stranieri che hanno regolarizzato la loro presenza in Italia mentre cresce quello dei nostri emigranti.
Questo quadro della situazione era importante per capire quale incidenza abbia sulle loro tasche e sulle casse delle istituzioni italiane l’imu. Il d.l. 201/2011 riconosce al solo immobile di residenza abituale del contribuente la qualifica di “abitazione principale”: aliquota più bassa e detrazioni. Nell’art 4 comma 5F del d.legge 16/2012 registriamo un miglioramento: leggiamo che “"i comuni possono considerare direttamente adibita ad abitazione principale l'unità immobiliare posseduta a titolo di proprietà o di usufrutto da anziani o disabili che acquisiscono la residenza in istituti di ricovero o sanitari a seguito di ricovero permanente, a condizione che la stessa non risulti locata, nonché l'unità immobiliare posseduta dai cittadini italiani non residenti nel territorio dello Stato a titolo di proprietà o di usufrutto in Italia, a condizione che non risulti locata."
Si demanda la decisione alla discrezionalità delle singole amministrazioni comunali, dunque, come a dire: “e poi non lamentatevi se vi mancano i soldi”.
Considero sconcertante accanirsi
con sovratasse su anziani e disabili costretti a trasferire la loro residenza
in ricoveri, e bene hanno fatto quei comuni che ne hanno derubricato ad
“abitazione principale” le loro case.
Resta la palese
contraddizione verso gli Emigrati.
Mi rendo conto
che ci sono esigenze di cassa, ma penalizzare dei nostri connazionali che hanno
dovuto cercare all'estero un futuro decoroso, portando peraltro onore
all'Italia, è quantomeno sorprendente per almeno due ragioni.
La prima è di ordine morale:
i nostri sindaci sanno cos'ha rappresentato per i nostri genitori, i nostri
nonni (e ora i nostri figli) riporre in una valigia mille speranze e lasciare
il proprio paese, gli affetti più cari?
La seconda è di ordine pratico: come si fa a considerare "altri fabbricati" (vale a dire seconda casa) quella è poi l'unica che l'emigrante lascia in Italia, la usa per un brevissimo periodo e ne paga le tasse locali (tarsu, ecc.) per l'intero anno? Alcuni studiosi dell'argomento ritengono possano ravvisarsi profili di incostituzionalità e violazioni dei Trattati UE. In ogni caso condivido chi la definisce una discriminazione.
La seconda è di ordine pratico: come si fa a considerare "altri fabbricati" (vale a dire seconda casa) quella è poi l'unica che l'emigrante lascia in Italia, la usa per un brevissimo periodo e ne paga le tasse locali (tarsu, ecc.) per l'intero anno? Alcuni studiosi dell'argomento ritengono possano ravvisarsi profili di incostituzionalità e violazioni dei Trattati UE. In ogni caso condivido chi la definisce una discriminazione.
Conforta tuttavia rilevare che, con lodevole sensibilità verso
l’emigrazione, tra i primi ad approvare
l’assimilazione siano stati i comuni di
Verona, Vicenza, Asti, Rovereto e, a seguire centinaia d’altri tra cui, è
significativo, capoluoghi di regione come: Ancona, Bari, Genova, L’Aquila, Torino, Trieste, Venezia.
Una sensibilità mancata invece a Roma e Milano (ai cui amministratori pubblici ho espresso le mie riserve) e a molti comuni che pure hanno visto partire centinaia di loro figli nell’emigrazione verso il Nord Italia e all'estero.
Una sensibilità mancata invece a Roma e Milano (ai cui amministratori pubblici ho espresso le mie riserve) e a molti comuni che pure hanno visto partire centinaia di loro figli nell’emigrazione verso il Nord Italia e all'estero.
Alcuni assessori mi hanno
scritto che intendono rivedere, nel prossimo bilancio, la tassazione rivolgendo
uno sguardo benevolo verso gli Emigrati: l’auspicio è che l’intento sia
unanime:
"Si consideri direttamente adibita ad abitazione principale l'unità immobiliare posseduta dai cittadini italiani non residenti nel territorio dello Stato, a titolo di proprietà o di usufrutto in Italia, a condizione che non risulti locata"
"Si consideri direttamente adibita ad abitazione principale l'unità immobiliare posseduta dai cittadini italiani non residenti nel territorio dello Stato, a titolo di proprietà o di usufrutto in Italia, a condizione che non risulti locata"
Gianmaria Italia
Un ringraziamento a www.teleinsubria.net e www.brianzanews.it per avere pubblicato, peraltro con lodevole risalto, questo articolo. Siamo certi che colpirà nel segno.
Voglio altresì segnalare la nota di ringraziamento scrittami il 23 febbraio da Flavio Tosi, sindaco di Verona:
"Gentile Gianmaria,
ho
letto con interesse la Vostra mail e condivido pienamente la Vostra
preoccupazione circa il doveroso rispetto nei confronti dei nostri
emigrati. Nel ringraziare per la stima, fiducia ed i suggerimenti, invio
il mio saluto più cordiale.
Flavio Tosi"
Flavio Tosi"
NOTA: i primi due comuni italiani col maggior numero di cittadini che hanno la residenza all'estero sono ROMA (266.652 pari al 9,7% della popolazione residente) e MILANO (58.107 pari al 4,4%).
Malgrado ciò entrambi hanno preferito "fare cassa" NON agevolando i nostri connazionali sui cui immobili hanno invece applicato l'IMU ordinaria
Nessun commento:
Posta un commento