Lunedì 28 gennaio Conferenza dell’ISPI in Assolombarda
UN MONDO A RISCHIO BABELE
di Gianmaria Italia
L’ISPI, l’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale,
ha promosso, in collaborazione con Assolombarda, Fondazione Corriere della Sera
e Promos-Camera di Commercio di Milano, un incontro per dibattere sulle
tendenze politiche ed economiche che sembrano caratterizzare lo scenario
internazionale in questo anno appena iniziato.
Alla base dei lavori, aperti dal presidente di Assolombarda
Alberto Meomartini e da Giancarlo Aragona, presidente ISPI, il dossier “2013: il mondo che verrà”.
Sono intervenuti Bruno Ermolli, Paolo Magri, Franco
Bruni, Sergio Romano, Federico Fubini,
Romeo Orlandi e David Bevilacqua.
I grandi attori internazionali appaiono in questo contesto
storico alle prese con crisi, seppure di natura molto diversa. Gli Stati Uniti
escono sconfitti da due guerre, Iraq e Afghanistan, e sembrano costretti a ridimensionarsi
e riorientarsi. Potendo contare su risorse relativamente limitate, il presidente
Obama, nel recente discorso di reinsediamento, ha posto l’accento sull’esigenza
di valorizzare il mercato interno e avvalersi dell’autosufficienza energetica.
Sul nostro versante l’Europa cerca di frenare le forze
disgreganti, mentre anche la Cina
è alle prese con una crisi che è sia politica sia morale a causa delle vicende
legate alla corruzione.
Sergio Romano l’ha definita: “un mostro mitologico con testa
comunista e ventre capitalista. Ha un’architettura di potere di sapienza
confuciana dietro la quale si cela però un piccolo mondo familistico e corrotto,
popolato da principini viziati, donne ambiziose, arrivisti e avventurieri,
mentre alla base della piramide vive una
moltitudine di contadini sempre più arrabbiati e ribelli”.
Economia e politica estera si intrecciano.
La Cina,
non a caso, ha dei contenziosi aperti con tutti i suoi vicini marittimi, le sue
pretese territoriali sono alquanto estese. Dall’anno scorso Pechino e Manila si
scambiano accuse pesanti riguardo lo scoglio di Scarburough, che entrambi i
paesi reclamano.
Sono sul tappeto rivendicazione territoriale per le isole Diaoyutai (occupate dal Giappone
e rivendicate da Cina e Taiwan), per le isole Spratly,
su cui ci sono ambizioni anche di Brunei, Filippine Malaysia, Taiwan e Vietnam.
Da questi ultimi due arrivano anche pretese per l’isola di Woody occupata dalla Cina.
A ciò si aggiunge l’annosa crisi del sistema mondiale e
delle istituzioni internazionali, in particolare dell’ONU e della giustizia
internazionale, per non parlare del mondo arabo e della sua complessa
transizione.
Il Dossier dell’ISPI sottolinea anche che la maggior parte
degli attori internazionali sembra deresponsabilizzarsi: in particolare la
politica estera diviene quasi una proiezione esterna della politica interna,
poco meditata se non a fini puramente interni e propagandistici mentre,
paradossalmente, l’agenda internazionale viene dettata sempre di più da crisi
locali o regionali.
La mancanza di leadership a livello globale sommata all’introversione crescente degli attori internazionali danno vita allo scenario di un “mondo a rischio Babele”.
Ma il futuro, che è già oggi, deve misurarsi con le nuove tecnologie; nella Babele c’è anche il nostro Paese e David Bevilacqua (vicepresidente della Cisco Systems), ha messo il dito sulla sconcertante posizione dell’Italia: penultima fra i paesi dell’UE nell’information technology. Ritiene che il rilancio dell’economia passi attraverso la digitalizzazione, invece si riscontra che solo cinque italiani su dieci hanno accesso a internet. Forte della sua esperienza quasi trentennale negli USA, Bevilacqua auspica una maggior fiducia nei nostri giovani, nell’esigenza di permettere loro di costruirsi esperienze all’estero.
La mancanza di leadership a livello globale sommata all’introversione crescente degli attori internazionali danno vita allo scenario di un “mondo a rischio Babele”.
Ma il futuro, che è già oggi, deve misurarsi con le nuove tecnologie; nella Babele c’è anche il nostro Paese e David Bevilacqua (vicepresidente della Cisco Systems), ha messo il dito sulla sconcertante posizione dell’Italia: penultima fra i paesi dell’UE nell’information technology. Ritiene che il rilancio dell’economia passi attraverso la digitalizzazione, invece si riscontra che solo cinque italiani su dieci hanno accesso a internet. Forte della sua esperienza quasi trentennale negli USA, Bevilacqua auspica una maggior fiducia nei nostri giovani, nell’esigenza di permettere loro di costruirsi esperienze all’estero.
Nelle foto: Alberto Meomartini, Sergio Romano e David
Bevilacqua
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