6.816 lavoratori Alitalia, contro 3.206, hanno risposto NO alla proposta di riassetto aziendale che prevedeva un esubero di 980 unità e la riduzione dei salari dell'8%
L'intento, che forse non avrebbe dato eternità alla compagnia, ma che avrebbe certo posto le maestranze in una posizione di forza nelle successive negoziazioni: "abbiamo accettato e ora mostrate le carte". Invece c'è ora lo spauracchio che ci rimettano il posto 10mila dipendenti diretti e i 30mila dell'indotto
Nel referendum è dunque prevalso il rifiuto al piano e la compagnia verrà commissariata passando al Governo la matassa di lana caprina; facile supporre che la Etihad Airways si ritirerà cedendo la propria quota ad un'altra e, ancora più facile immaginare che, nel frattempo, i costi aziendali proseguiranno incrementando il passivo.
Qualcuno avrebbe affermato: "ci pensi lo Stato a recuperare il miliardo per salvare Alitalia".
Premesso che non basterebbe un miliardo di euro se non si interviene su vari punti di spesa e sul riassetto realistico della compagnia, è bene ricordare che lo Stato siamo noi, quell'ognuno di noi che nove anni fa aveva già messo mano al portafoglio (4 miliardi di euro) per mantenere in vita una balena spiaggiata mentre l'acqua andava definitivamente in bassa marea. Oltretutto, secondo i calcoli Mediobanca, dal 1974 al 2014 "la compagnia è costata agli italiani 7,4 miliardi di euro".
Non furono di insegnamento le chiusura della Sabena (2001) e l'anno dopo della Swissair, noi dovevamo difendere la trincea Alitalia, anche a sprezzo del denaro pubblico, ...il nostro.
A chi formula già provvedimenti per recuperare risorse attraverso prelievi dalle tasche degli Italiani la risposta è una sola: abbiamo già dato.
Ricordo a quei 6.816 che nessun provvedimento di aiuto venne riservato alle piccole imprese famigliari, nel commercio come nell'artigianato, che hanno dovuto chiudere; a loro lo Stato non ha pensato.
p.s. questo articolo è stato ripreso e pubblicato, su mia autorizzazione, da www.teleinsubria.net
martedì 25 aprile 2017
giovedì 20 aprile 2017
L'UNIONE EUROPEA si mobiliti per DEL GRANDE
La "ferma" (doveva essere altrimenti?) presa di posizione del nostro Ministro degli Esteri è il minimo sindacale per avviare il rilascio di Gabriele Del Grande bloccato dalla Polizia turca. E' indispensabile che l'intera UE dimostri il suo esistere con un'azione unanime e incisiva nel sostenere il nostro Governo affinché si ottenga il sollecito rilascio del nostro connazionale.
24 aprile, Gabriele è stato rilasciato; la formula ufficiale sarebbe stata di "espulsione dalla Turchia", ma poco importa: è tornato libero e sono soddisfatto
24 aprile, Gabriele è stato rilasciato; la formula ufficiale sarebbe stata di "espulsione dalla Turchia", ma poco importa: è tornato libero e sono soddisfatto
sabato 15 aprile 2017
Pensioni e aspettative di vita
L'Istat, nell'Annuario statistico, ci ha informato che, accanto al continuo calo delle nascite: dagli 8,3 nati per 1000 abitanti si è passati l'anno scorso a 8 (malgrado il contributo degli immigrati che, comunque, non generano molti figli), l'aspettativa di vita è diminuita passando dall'età di 80,3 a 80,1
Il numero dei decessi nel 2015 ha raggiunto quota 647.571, è cresciuto di 49.207 unità rispetto all'anno precedente
Da tempo vado sostenendo che l'aspettativa di vita non corrisponde a quei parametri semplicisti che ci stanno propinando e la spiegazione è alquanto semplice: gli attuali ottantenni e novantenni hanno superato indenni (o quasi) molte difficoltà quali malattie infantili e denutrizione infantile grazie alla loro forte fibra, non è lo stesso per coloro che sono nati dopo gli Annì'50 che hanno potuto godere di migliori tutele sanitarie e nutrizionali permettano di allungare la proria vita fisica, sì ma fino a quando? Non si dimentichi che hanno beneficiato di "aiuti esterni" mentre i loro genitori e i fratelli maggiori hanno fatto tutto da soli, con le proprie forze di base.
Considero pertanto semplicistico e alquanto di comodo alzare l'età pensionistica (che serve ad aiutare i bilanci statali) mentre a 50, anni un lavoratore è fuori dal mercato.
E poi a che serve fissare un limite di vita fisico quanto quella mentale, neurologica comincia a zoppicare prima? Vuoi vedere che hanno ragione quelle società di autonoleggio che applicano un extra costo per conducenti di età superiore ai 70 anni?
Il numero dei decessi nel 2015 ha raggiunto quota 647.571, è cresciuto di 49.207 unità rispetto all'anno precedente
Da tempo vado sostenendo che l'aspettativa di vita non corrisponde a quei parametri semplicisti che ci stanno propinando e la spiegazione è alquanto semplice: gli attuali ottantenni e novantenni hanno superato indenni (o quasi) molte difficoltà quali malattie infantili e denutrizione infantile grazie alla loro forte fibra, non è lo stesso per coloro che sono nati dopo gli Annì'50 che hanno potuto godere di migliori tutele sanitarie e nutrizionali permettano di allungare la proria vita fisica, sì ma fino a quando? Non si dimentichi che hanno beneficiato di "aiuti esterni" mentre i loro genitori e i fratelli maggiori hanno fatto tutto da soli, con le proprie forze di base.
Considero pertanto semplicistico e alquanto di comodo alzare l'età pensionistica (che serve ad aiutare i bilanci statali) mentre a 50, anni un lavoratore è fuori dal mercato.
E poi a che serve fissare un limite di vita fisico quanto quella mentale, neurologica comincia a zoppicare prima? Vuoi vedere che hanno ragione quelle società di autonoleggio che applicano un extra costo per conducenti di età superiore ai 70 anni?
mercoledì 12 aprile 2017
da Dortmund una lezione di Civismo e Sport
Ieri, l'attacco terroristico al pullman che stava conducendo i giocatori del Borussia Dortmund verso lo stadio per disputare la gara di andata dei quarti di finale di Champions League contro il Monaco, ha causato il posticipo della stessa a oggi pomeriggio.
Appena la notizia ha raggiunto lo stadio i tifosi della squadra monegasca hanno intonato il grido "Dortmund Dortmund" sorprendendo piacevolmente quelli tedeschi che hanno risposto con grandi unanimi applausi.
Non paghi di ciò, dato che per il posticipo della gara i tifosi si sarebbero dovuti trattenere per la notte a Dortmund, molti redeschi hanno offerto ospitalità ai sostenitori del Monaco: è bastato un ashtag #bedforawayfans e la catena di solidarietà è dilagata
La notizia e le numerose testimonianze stanno commuovendo ed esaltando quei valori di Civismo e Sportività che talvolta crediamo smarriti
Appena la notizia ha raggiunto lo stadio i tifosi della squadra monegasca hanno intonato il grido "Dortmund Dortmund" sorprendendo piacevolmente quelli tedeschi che hanno risposto con grandi unanimi applausi.
Non paghi di ciò, dato che per il posticipo della gara i tifosi si sarebbero dovuti trattenere per la notte a Dortmund, molti redeschi hanno offerto ospitalità ai sostenitori del Monaco: è bastato un ashtag #bedforawayfans e la catena di solidarietà è dilagata
La notizia e le numerose testimonianze stanno commuovendo ed esaltando quei valori di Civismo e Sportività che talvolta crediamo smarriti
mercoledì 5 aprile 2017
GENO AURIEMMA, perché non c'è solo Ranieri
“Geno Auriemma wins
AP Coach of the Year for the ninth time”, ha titolato The Washington Post per
annunciare il prestigioso riconoscimento riservato dall’Associated Press a
questo allenatore che ha concluso la stagione con lo straordinario record di 111 vittorie
consecutive. Sì, possiamo fieramente
affermare che anche nel basket abbiamo il nostro Claudio Ranieri e si chiama Luigi "Geno" Auriemma.
Il basket non è
stato il primo amore per il giovane Geno; emigrato dall’Italia negli States
fece conoscenza con il softball fino alle scuole superiori, ma durante il
secondo anno il basket gettò un seme grazie all’allenatore Buddy Gardler. Fu un
seme proficuo che ne ispirò l’emulazione; passato alla West Chester State
University iniziò la carriera di coach proseguita, come vice, presso la Virginia
Cavalier, università fondata da Thomas Jefferson. Il trasferimento all’attuale
squadra, la UConn women’s basketball team, avvenne nel 1985 e da allora è stata
una continua raccolta di successi di squadra e personali, non si dimentichi,
infatti, che “Geno” Auriemma dal 2010 è diventato allenatore della Nazionale
femminile portandola ai massimi successi: oro alle Olimpiadi di Londra (2012) e
Rio (2016) e titolo mondiale in Rep.
Ceca (2010) e in Turchia (2014).
Grazie al
riconoscimento dell’Associated Press “Geno” Auriemma si è trovato così a
festeggiare in modo davvero lusinghiero il suo 63° compleanno, è nato infatti il
23 marzo 1954 a Montella, in provincia di Avellino. Sì, un Italiano che a sette
anni lasciava con la famiglia il suo paese per la Pennsylvania. E quell’origine
così provinciale, ma italiana, Geno la ricorda nella sua biografia, con affetto
e malcelata nostalgia, come fa la maggior parte dei nostri connazionali che
vivono all’estero, quell’estero che hanno raggiunto decenni orsono con
l’anelito di un futuro, una vita migliore. Possiamo immaginarlo mentre,
bambino, aiutava i genitori a fare le valigie e la sua l’avrà riempita di
speranze che ora trova colma di certezze
Geno è marito, padre
e nonno felice, sposato da 36 anni con Kathy che conobbe nel 1972, ha tre figli
(Jenna, Alyssa and Michael) e la gioia
di due nipoti. Ama la sua famiglia e nulla dei pur straordinari successi viola
la loro privacy, le pareti e i mobili di casa non espongono trofei ma ricordi
di famiglia, con elegante sobrietà.
(foto tratte da Geno Auriemma Biography)
(foto tratte da Geno Auriemma Biography)
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